Mancano poche ore e il prodigio si ripeterà di nuovo: come da tradizione in molte zone d’Europa (ivi comprese alcune province dell’Italia settentrionale), san Nicola tornerà sulla terra per portare regali ai bimbi buoni.
Il che, beninteso, non è necessariamente un bene, soprattutto se non si è troppo sicuri di esser stati effettivamente buoni durante l’anno. A differenza di Babbo Natale, che si limita tutt’al più a manifestare la sua disapprovazione lasciando a bocca asciutta i bambini troppo discoli, l’energico san Nicola ricorre a metodi creativi di forte impatto, per dare una lezione a quei bimbetti che si sono comportati veramente male. Nel folklore della tradizione alpina, il vescovo di Myra gestisce la sua distribuzione di doni facendosi accompagnare dal minaccioso Krampus: un energumeno dai tratti mostruosi, se non addirittura demoniaci, che provvede a sgridare i bambini cattivi, dando loro un assaggio di ciò che succede a chi scientemente decide di vivere conducendo una vita malvagia.
Non sorprendentemente, in anni recenti questo strano personaggio ha sollecitato la fantasia di molti sceneggiatori che lavorano per l’industria horror, diventando protagonista di alcuni film che l’hanno reso sinistramente celebre in tuto il mondo. Ma (al di là del ritratto necessariamente fantasioso che ne è stato fatto dall’industria cinematografica) chi è veramente il Krampus, nel folklore alpino? E soprattutto: perché san Nicola si porta dietro questo brutto ceffo, permettendogli di terrorizzare impunemente dei bimbetti?
Domande che meritano una risposta; e noi proveremo a offrirla.
Il vero Krampus non è un diavolo: anzi, è un mostro al servizio del Vangelo
Al Ridenour, folklorista americano che ha dedicato al Krampus uno studio ricco di testimonianze iconografiche, spiega innanzi tutto che non è corretto parlare di questo mostro “al singolare”. Vale a dire: di Krampus ce n’è più d’uno. Anticamente, ogni vallata alpina aveva il suo personale mostriciattolo pre-natalizio, che veniva declinato in maniera sempre diversa assumendo caratteristiche specifiche che variavano da zona a zona. Se oggi, influenzati dall’industria cinematografica, tendiamo a immaginare il Krampus come un vero e proprio “demone del Natale”, nel folklore alpino era piuttosto raro che le leggende dipingessero san Nicola nell’atto di andarsene a spasso in compagnia del diavolo. Quando questo capitava, il demonio era in catene e comunque messo nelle condizioni di non nuocere; nella maggior parte dei casi, il “vero” Krampus del folklore aveva l’aspetto di mostro selvaggio appena uscito dai boschi in cui dimorava. Insomma: più che un diavolo, una specie di Yeti in versione alpina; spaventoso certamente sì, ma non luciferino.
Contrariamente a quanto potremmo immaginare, il Krampus era un personaggio molto reale, da quelle parti: nel pomeriggio del 5 dicembre, passeggiava davvero lungo le vie del borgo. Fin dall’età tardomedievale, sono attestati festeggiamenti cittadini in onore di san Nicola durante i quali due attori indossavano costumi scenici che erano stati preparati appositamente quello scopo, impersonando il buon vescovo e il suo minaccioso accompagnatore. Bussando di casa di casa, provvedevano alla distribuzione dei doni (che dunque i bambini non trovavano al risveglio, ma anzi ricevevano direttamente dalle mani di san Nicola “in persona”): all’atto pratico, la distribuzione di doni era gestita dalla parrocchia o dalla municipalità, che aveva precedentemente fatto una colletta con cui poter finanziare quello svago natalizio.
Ebbene: a queste teatrali distribuzioni di doni prendeva parte anche il mostruoso Krampus. Bruno Bettelheim, lo psicanalista austriaco che si occupò a lungo della psicologia dell’infanzia, ricorda in questi termini i suoi Natali da bambino, vissuti nelle vallate del Krampus e di san Nicola:
«questi due personaggi, che in realtà sono dei vicini compiacenti opportunamente travestiti, bussano di porta in porta, chiedendo ai genitori (che sono d’accordo, ovviamente) se i loro figli sono stati buoni o cattivi. Di solito la risposta è: “Il più delle volte buoni, ma non sempre.” Allora il Krampus fa un balzo in avanti e cerca di afferrare il bambino per dargli una buona sferzata con la sua frusta fatta di ramoscelli, ma il bambino riesce quasi sempre a sfuggirgli tra alti strilli. In ogni caso, dopo qualche tentativo di punirlo, entra in azione san Nicola che rimette il Krampus al suo posto, facendo capire chiaramente che lui proteggerà sempre tutti i bambini».
Evidente la funzione pedagogica di questo mostro: che non era un antagonista luciferino da contrastare, quanto più un collaboratore dall’aspetto minaccioso al quale il vescovo Nicola delegava ben volentieri il compito di dare una solenne sgridata ai bimbetti, mostrando loro le conseguenze di un cattivo comportamento (ma approfittando al tempo stesso per ricordare che Dio e i suoi santi non faranno mai mancare il loro aiuto a chi lo chiede).
Innegabilmente, da un punto di vista educativo, questa scherzosa finzione era ricca di insegnamenti; se pare stonata agli occhi di noi moderni, ciò dipende probabilmente dal fatto che noi siamo ormai assuefatti alla benevolenza ridanciana di Babbo Natale, che premia tutti “senza se e senza ma”.
Ma Babbo Natale, in fin dei conti, è solamente un vecchio generoso. Nicola, invece, è un santo vescovo: e poteva forse lasciarsi sfuggire l’occasione per offrire ai bimbetti quell’importante catechesi?
Père Fouettard, Hans Trapp, il diavolo e Knecht Ruprecht: gli altri accompagnatori di san Nicola
Con ogni evidenza, san Nicola riteneva molto importante la presenza di un personaggio austero che potesse fare da contraltare alla sua benevola generosità. Se il Krampus era il suo immancabile accompagnatore nelle regioni dell’arco alpino, il santo vescovo chiamava a sé dei figuri minacciosi anche quando doveva portare doni in altre zone d’Europa.
In Francia, se ne andava a spasso in compagnia di père Fouettard, un arcigno frate malmostoso pronto a far (letteralmente!) la predica a tutti i bambini che confessavano di aver fatto qualche marachella. Nella Repubblica Ceca, era il Diavolo in persona (opportunamente incatenato, ma non per questo meno minaccioso) ad accompagnare san Nicola, complimentandosi coi bambini discoli: in loro vedeva già dei piccoli peccatori in erba, con tutte le carte in regola per poter diventare suoi ospiti all’Inferno in tempo debito (in genere, la conversazione si concludeva col vescovo che azzittiva il tentatore prendendolo a botte col suo pastorale).
In Alsazia, la bontà dei bambini veniva misurata in base alla loro dedizione allo studio: l’austero personaggio di Hans Trapp, un anziano signore vestito di pelliccia, bussava alla porta di casa in compagnia di san Nicola sottoponendo i bambini a una vera e propria interrogazione scolastica, domandando loro di recitare quella poesiola che il maestro aveva ordinato di imparare a memoria. Se il bambino la recitava correttamente, san Nicola lo premiava con un dono; ma se il piccolo faceva scena muta, Hans Trapp lo rimproverava aspramente chiedendogli conto della sua impreparazione.
E i bambini svogliati o troppo pigri erano il grande cruccio di Knecht Ruprecht, un monaco barbuto vestito che accompagnava san Nicola nelle regioni della Germania settentrionale. Il vecchio era evidentemente un tipo poco paziente, che si sentiva prudere le dita nel trovarsi di fronte a un bambino maleducato: quando scopriva che il ragazzino disubbidiva alla mamma o trattava male i fratellini, cominciava a berciare come un matto facendo anche volare qualche scappellotto (…erano altri tempi!).
Invariabilmente questi incontri avevano un lieto fine, con una promessa di ravvedimento da parte del piccino cui faceva seguito il perdono del santo vescovo (con annessa distribuzione degli attesissimi regali!). Ma una cosa è certa: la venuta di san Nicola non passava inosservata, e anzi veniva attesa dai bambini con un’anticipazione che era piena di gioia e di paura in pari quantità. A loro modo, i minacciosi accompagnatori di san Nicola costringevano i piccini a un esame di coscienza: “quest’anno, sarò stato sufficientemente bravo… o va finire che stavolta le prendo?”.