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“Papà devi essere sereno quando io sarò lassù in cielo”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/11/22
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Mariachiara Messina, sfinita dal cancro, prima di entrare in rianimazione nel 2017, ha chiesto alla famiglia di “accettare la volontà del Signore”. Per molti, la giovane siciliana è morta in fama di santità

A fine luglio Mariachiara Messina è ricoverata al reparto di Pneumologia dell’Ospedale “Papardo” di Messina per crisi respiratoria: è in corso un’acuta bronco-polmonite. La tosse persistente non l’ha più abbandonata da mesi. Il 30 luglio, la giovane siciliana, originaria di Patti, viene trasferita al Reparto di Rianimazione dello stesso Ospedale. 

Il momento decisivo  

A soli 31 anni, per lei è questo il momento in cui giunge a maturazione anche la sua sofferenza. Mariachiara lo vive con intensa fede in Gesù e affidandosi sempre alla Madonna, che sente come presenza viva e materna accanto a lei. Don Emanuele di Santo., nel libro “Con la croce nel cuore e la risurrezione sul volto – Ritratto spirituale di Mariachiara Messina” (Tau editrice), ha raccontato gli ultimi giorni di vita di Mariachiara Messina, morta in concetto di santità.  

“La netta percezione di quanto stia soffrendo”

Raggiungendola per telefono fino alla sera prima di essere intubata e ricoverata in rianimazione, don Luigi Epicoco ha «la netta percezione di quanto stia soffrendo ma allo stesso tempo della sua serenità interiore: lei era certa della presenza di Gesù e voleva amarlo anche nella sofferenza. Aveva umanamente paura del dolore, ma si è acquietata subito quando abbiamo pregato insieme per brevi istanti e le ho ricordato il valore del suo dolore, da vivere in unione a quello del Salvatore». 

Botta e risposta con il papà 

I suoi genitori testimoniano chiaramente che, nonostante abbia vissuto forti momenti di scoraggiamento, non ha perso mai la sua fede, anzi rimproverava il papà che, preso dall’angoscia per le sue condizioni di sofferenza, le diceva talvolta: «ma il tuo Gesù si distrae». Allora lei con determinazione ribatteva: «tu devi accettare la volontà del Signore, qualunque essa sia».

“Io dalla vita ho avuto tanto”

Fino all’ultimo il suo pensiero è stato rivolto alla famiglia. Qualche giorno prima di essere intubata e trasferita in rianimazione, verso le dieci di sera, chiama accanto a sé il papà che si accinge ad assisterla per la notte, e gli dice:

«Papà, devi essere sereno quando io sarò lassù, lassù in cielo, mi raccomando, dillo a mamma e a Marco di essere sereni, perché ora io sono serena e vi aspetto, e poi saremo felici tutti insieme. Tu devi accettare la volontà del Signore, io ora sono serena, dillo a mamma e Marco. Io dalla vita ho avuto tanto, molto, ho avuto te, mamma, Marco, ci sono altri che quello che ho avuto io non l’hanno mai avuto, di questo devo ringraziare il Signore».

“Ora sono serena”

Mariachiara Messina pronuncia queste parole con una serenità estrema, che turba il papà: da quel momento egli non farà altro che pensare a quanto ascoltato: “...ora sono serena” e, pur rifiutandosi di accettare quanto a breve sarebbe accaduto, comprende che quello di Mariachiara è stato un saluto, un arrivederci, un ribadire: “tu devi accettare la volontà del Signore”.

L’ultimo messaggio sul foglio 

Mariachiara non manca di rassicurare i genitori e il fratello Marco, anche quando si trova in rianimazione. Non potendo parlare, fa capire ai medici che vuole scrivere e su un foglio appunta l’ultimo messaggio della sua vita terrena: «mamma, Marco, papà possono visitare? dite che ora sto bene, ora».

“Mamma abbracciami forte”

Qualche giorno prima, aveva detto: «Mamma, abbracciami forte, forte, quanto mi sento bene quando mi abbracci» e vedendo che il livello di ossigenazione indicato dalla strumentazione saliva, le dice: «mamma è il tuo amore che lo fa salire» per poi aggiungere: «è stato bello conoscervi, siete stati una mamma meravigliosa, un papà meraviglioso, un fratello meraviglioso».

L’ora del compimento 

Queste ultime parole, spiega don Emanuele, oltre a testimoniare l’affetto di Mariachiaria per la sua famiglia, rivelano la sua chiara consapevolezza di essere arrivata al momento supremo della vita, all’ora del compimento, che ha affrontato con una serenità proveniente dall’Alto.

Il Cappellano

Un’ulteriore prova della sua coscienza è fornita dal Cappellano dell’Ospedale “Papardo” il quale, chiamato da Mariachiara per confessarsi, le chiede il suo nome e, una volta appresolo, commenta: “tra poco, l’undici agosto, ricorre il tuo onomastico”. Si sente però rispondere: “ma io non ci arrivo”. 

Il sacerdote, nel raccontare questo episodio al papà, ricorda di essere rimasto stupito della risposta ricevuta sia per la giovane età di Mariachiara, sia perché le sue condizioni non gli erano sembrate così critiche da lasciare pensare all’approssimarsi della fine.

L’Unzione degli Infermi

«Anch’io sono certo - prosegue don Emanuele - che Mariachiara volesse prepararsi bene al momento del passaggio alla vita eterna. Al telefono, infatti, mi aveva chiesto come fare per ricevere il sacramento dell’Unzione degli Infermi. Io non ho capito subito la gravità della situazione, forse perché speravo che si trattasse di un’ennesima crisi della sua salute compromessa, da cui si sarebbe risollevata come ogni altra volta. Lei invece sapeva e voleva essere pronta all’incontro con il suo Sposo». 

Mariachiara ispirava "profonda pace"

«Quando le ho amministrato questo sacramento, lunedì 31 luglio alle 19 circa, era già in rianimazione: era sotto effetto della sedazione - conclude don Emanuele - ma sapeva che stavo arrivando e mi attendeva. Era immobile in quel letto, attaccata ai fili delle macchine, ma il suo volto ispirava profonda pace». Mariachiara conclude la sua esistenza terrena l’otto agosto 2017.

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