Oggi vi offriamo la testimonianza di Diego Ligas, laico consacrato dal 2005 che vive e opera all'interno dell'Istituto delle Poverette della Casa di Nazareth dove si prende cura delle persone con disabilità mentali.
La storia di Diego Ligas
Da ragazzo sognava di fare l'attore, era uno sportivo appassionato di arti marziali, ma ad un certo punto inizia a interrogarsi sul senso della vita e sul suo futuro. Sente che il Signore lo chiama a stare accanto agli ultimi e così sceglie di consacrare la sua vita a Dio.
Ha raccontato la sua storia qualche anno fa a Gabriella Facondo su TV2000.
I sogni giovanili
Diego nasce a Verona nel 1980, in una famiglia credente ma non particolarmente fervente. Ha una sorella più piccola con cui condivide la passione per il ballo. Si dedica allo sport, pratica Karate e Judo per tanti anni ottenendo buoni successi.
Non ama studiare, è molto socievole e si diverte ad imitare Adriano Celentano
forte era in me il desiderio di fare film diventando attore, infatti le conoscenze per intraprendere questo percorso le avevo.
Diego Ligas: le domande e la preghiera
Tutto inizia a cambiare nel 2001, Diego ha 21 anni e fa il cassiere in un supermercato. Poi passa a lavorare in fabbrica e diventa addetto al magazzino delle molle. Nel trambusto delle giornate c'è una voce che avverte con forza dentro l'anima. Così si riavvicina alla preghiera:
(...) affioravano sempre più interrogativi circa il senso della vita, il Paradiso, la dannazione. Così sentivo il bisogno fortissimo di stare in chiesa per ore, da solo, in silenzio, di osservare con occhi nuovi la natura, il cielo. Facevo ritiri spirituali e compii la pratica dei 9 primi venerdì del mese e dei primi 5 sabati con partecipazione alla Santa Messa, comunione e confessione.
Diego Ligas: il volontariato con i poveri mi dava gioia
Nel 2003 inizia per Diego un periodo di sofferenza e fragilità: crisi di ansia, attacchi di panico. Nonostante questi disagi trova la forza per dedicarsi agli altri attraverso il volontariato. Lì, accanto agli ultimi, si sente felice:
Ero debilitato in tutto, tachicardia continua, respiro corto, agitazione. Sebbene questa croce, nel fine settimana facevo del volontariato a servire la cena ai poveri del dormitorio e pregavo con loro. Con alcuni instaurai una vera amicizia e quasi ogni tardo pomeriggio, terminato il lavoro, andavo con il motorino da loro, li confortavo, li ascoltavo, li portavo a mangiare in pizzeria. Intanto mi chiedevo: “ma cosa mi sta succedendo?! il sabato sera anziché uscire con gli amici come ho sempre fatto, sento più gioia nel stare con i poveri ed offrire la mia vicinanza ai tossici”.
Signore, trovami un posto
Inizia a chiedere nella preghiera a Dio di fargli trovare un centro dove poter accompagnare le persone con sindrome di down:
(...)Perché loro mi hanno fatto sempre, fin da tenera età, tanta tenerezza e simpatia.
Tramite un documentario su Telepace viene a conoscenza dell'istituto Poverette della Casa di Nazareth, entra in contatto con le suore e per un anno offre servizio presso questa realtà ma l'idea di consacrarsi non era ancora chiara nel suo cuore.
Alla morte di Giovanni Paolo II tutto diventa chiaro
Un segno forte arriva dalla testimonianza di papa Giovanni paolo II:
In quei mesi il papa Giovanni Paolo II stava male. Per me lui è sempre stato un paterno uomo buono. Seguii su Rai uno i suoi ultimi momenti di sofferenza terrena e, appena giunta la sua morte, sentii chiaramente che era il momento di fare il passo e parlare alle suore della mia intenzione di offrire la mia vita a Dio nella congregazione. Ho avvertito che il papa mi ha dato l’ultima spinta che serviva. Quando mi recai dalla madre generale manifestando il mio desiderio, lei mi disse che avevano da poco chiesto all’anima di Giovanni Paolo II di mandare una vocazione; provai una sensazione di meraviglia interiore.
Diego Ligas: la vita tra i disabili mentali mi dona la vera gioia
Così entra a far parte ufficialmente dell'istituto il 27 novembre 2005 nel giorno della festa della medaglia miracolosa e due anni dopo, il 9 settembre 2007 pronuncia alla presenza del vescovo i voti privati temporanei di povertà, castità e obbedienza, che ogni anno rinnova insieme alle suore.
Il contatto con i disabili mentali mi dona la vera gioia, mi dona Gesù, la Madonna, la speranza del Paradiso, la compassione evangelica verso i bisognosi, la pace. Certo, le difficoltà, le croci, le tentazioni non mancano, ma capisco che la sofferenza fa parte del cammino cristiano e mi fa crescere. Io cerco sempre di vedere in quei volti tribolati il Cristo sofferente e mi impegno nel portar loro un sorriso, di fare anche il “pagliaccio” divertendoli. Voglio a loro un gran bene!