“Nessun potere umano può strappare dal nostro cuore la nostra identità di Figli del Padre che è nel cielo”, ha affermato il cardinale Leonardo Sandri presiedendo una liturgia divina secondo il rito greco-cattolico il 26 novembre nella basilica di Santa Sofia a Roma. La celebrazione si è svolta per commemorare il 90° anniversario dell'Holodomor, una carestia organizzata dall'uomo nell'Unione Sovietica di Stalin tra il 1932 e il 1933, che ha colpito le popolazioni dell'Ucraina orientale.
Si stima che quella campagna abbia provocato tra i 4 e i 10 milioni di morrti. Nel contesto attuale dell'offensiva russa in Ucraina, questo evento viene ricordato con particolare gravità.
Il cardinale Sandri ricorda la difficoltà del presente e del passato dell'Ucraina
“I cieli dell’Ucraina sono solcati da strumenti di distruzione, che colpiscono ovunque, persino i reparti pediatrici, e in ogni caso se non seminano direttamente la morte producono l’interruzione della corrente elettrica, dell’acqua, di quanto può scaldare le case e le famiglie, mentre il freddo attanaglia e l’inverno dilaga”, ha lamentato il cardinale, prefetto emerito del Dicastero per le Chiese Orientali, durante la sua omelia.
Il porporato argentino, 79 anni, continuerà a guidare questo corpo vaticano fino al gennaio 2023, quando gli succederà l'arcivescovo Claudio Gugerotti, nominato nel novembre 2021.
Il cardinale ha poi ricordato le sue visite in Ucraina, ad esempio nel 2001, quando era Sostituto della Segreteria di Stato sotto Papa Giovanni Paolo II. Si è recato nel Paese anche nel 2017 per far visita ai cattolici greco-ucraini. Durante quel viaggio ha visto molte delle città oggi particolarmente colpite dalla guerra, come Kharkiv, Sloviansk e Kramatorsk.
Il cardinale Sandri ha riconosciuto che l'Holodomor è un “episodio meno noto sui libri di storia in Occidente” rispetto ad altre campagne di sterminio, come l'Olocausto perpetrato dai nazisti durante la II Guerra Mondiale. Era presente alla cerimonia anche il cardinale Michael Czerny, Prefetto del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale e la cui madre è stata chiusa in un campo di concentramento durante la II Guerra Mondiale. Czerny è uno dei cardinali che Papa Francesco ha inviato in Ucraina per trasmettere la vicinanza della Chiesa.
Con le deportazioni di massa e la carestia, ha affermato il cardinale Sandri, il totalitarismo sovietico ha contribuito al dispiegamento di un “abisso dell'iniquità” nel XX secolo, come ha ricordato Papa Giovanni Paolo II nel suo libro Memoria e Identità, pubblicato pochi mesi prima della sua morte.
Oggi l'offensiva russa in Ucraina risveglia questo trauma, e il cardinale Sandri ha ricordato la vicinanza di Papa Francesco spiegando che nella Lettera al popolo ucraino, pubblicata il 25 novembre, egli “ripercorre i sentieri di dolore e devastazione, le lacrime e le croci” degli Ucraini nel passato e nel presente.
La richiesta di un sostegno internazionale per una “pace giusta”
Circa l'atteggiamento del Papa, criticato da alcuni Ucraini perché ritenuto troppo conciliante neni confronti della Russia, “vediamo un cambiamento, a poco a poco, con parole molto chiare. Il suo messaggio per il 90° anniversario dell'Holodomor è stato molto confortante”, ha detto Natalia Karfut, ucraina che vive in Italia da 16 anni, a I.MEDIA mentre lasciava la basilica.
Negli anni Trenta del Novecento, ha spiegato, “il mondo non sapeva cosa stava succedendo”, e quel silenzio è stato mantenuto per vari decenni, fino al crollo dell'Unione Sovietica e all'indipendenza dell'Ucraina nel 1991.
Per molto tempo, ha aggiunto, “i sopravvissuti non hanno voluto parlare di ciò che era accaduto, perché avevano sperimentato cose atroci che non riuscivano a esprimere a parole, cose davvero disumane”. Solo poche fotografie, proiettate nella basilica di Santa Sofia come parte di un concerto organizzato dopo la liturgia divina, hanno offerto una testimonianza diretta delle atrocità sperimentate dalla popolazione ucraina in quel periodo.
La famiglia di Natalia Karfut, che vive nell'Ucraina occidentale, non è stata minacciata direttamente da quella campagna, ma sua nonna ricordava di aver accolto un bambino dell'est del Paese negli anni Trenta. Il bambino è poi tornato a est con sua madre dopo due anni trascorsi al sicuro.
Nel contesto dell'attuale offensiva russa e dei bombardamenti che hanno come bersaglio soprattutto le infrastrutture elettriche, Natalia Karfut sottolinea che i tanti Ucraini che si stanno preparando a trascorrere l'inverno al gelo “stanno sperimentando un altro tipo di Holodomor”.
“Potrebbero morire congelati. Spero che si possano trovare delle soluzioni per difendere gli Ucraini da questo nuovo genocidio che sta avendo luogo sotto gli occhi di tutti”, con la copertura dei media che permette al mondo di seguire gli eventi “dal vivo”, ha spiegato.
Al di là degli aiuti immediati, Natalia spera che la comunità internazionale riesca a mobilitarsi per garantire una “pace giusta” ed evitare all'Ucraina di ritrovarsi ad essere attaccata “tra 10 o 20 anni”. Così, con il sostegno del resto del mondo, “la nostra gente conoscerà la sua resurrezione”.