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Chi ha inventato la ghirlanda dell’Avvento?

BAMBINO CON LANTERNA SU SCALE DI UNA CHIESA
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Lucia Graziano - pubblicato il 27/11/22 - aggiornato il 27/11/22
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È raro riuscire a stabilire con esattezza una data di nascita e un inventore, quando si parla di tradizioni popolari così diffuse. Ma in questo caso lo si può fare con certezza: la prima ghirlanda dell’Avvento nacque nel 1839 grazie all’inventiva Johan Hindrich Wichern, un giovane pastore luterano.

Anche quest’anno l’Avvento è arrivato; nelle nostre case e nelle nostre chiese, la prima delle quattro candele s’è illuminata, annunciando l’arrivo di una luce che presto giungerà a squarciare le tenebre.

Tra tutte le tradizioni del periodo pre-natalizio, quella della ghirlanda dell’Avvento è senza dubbio una delle preferite, così amata da aver ormai trovato posto anche all’interno di molte delle nostre chiese. Ma quando nasce questa usanza, e quali sono le sue radici? 

È raro poter fare un’affermazione simile quando si parla di tradizioni popolari così diffuse, ma la ghirlanda dell’Avvento ha una data di nascita ben precisa: a inventarla Johan Hindrich Wichern, giovane pastore luterano, che la allestì per la prima volta nella sua casa di Amburgo il 1° dicembre 1839.  

La prima ghirlanda dell’Avvento? Nacque in una casa famiglia per bambini in difficoltà

Quella di Wichern, a ben vedere, non era una casa come tante. Prendendo in prestito un termine del linguaggio moderno, potremmo definirla una casa famiglia nella quale il pastore accoglieva i ragazzini che, per gravi ragioni, erano stati allontanati dalle famiglie d’origine. 

I bisogni dell’infanzia abbandonata erano sempre stati a cuore di Johan Wichern, che nel 1832, dopo aver conseguito la licenza in Teologia, aveva cominciato a insegnare presso una scuola domenicale di Amburgo, situata nei sobborghi più poveri della città. 

Il giovane insegnante restò sgomento di fronte alla situazione di estrema indigenza in cui versavano molti dei suoi scolari. Non si trattava solamente di bambini provenienti da famiglie povere che vivevano con dignità grazie al poco che avevano: purtroppo, in alcuni casi, Wichern dovette scontrarsi con situazioni di oggettiva e intollerabile trascuratezza. Alcuni dei suoi scolari arrivavano in classe con vestitini estivi in pieno inverno, mostrando principi di congelamento; altri dichiaravano di non mangiare da giorni (affermazioni sicuramente credibili, a giudicare dal loro aspetto) e alcuni erano addirittura abili borseggiatori in erba, avviati alla delinquenza da genitori che evidentemente non erano individui particolarmente rispettabili.

Profondamente toccato da questa esperienza, nel 1833 Wichern fondò la Rahue Haus, un centro dedicato all’accoglienza di bambini che, all’epoca, venivano descritti come «moralmente trascurati» e che oggigiorno diremmo probabilmente «in affido familiare». 

Con un’intuizione veramente innovativa per l’epoca, Wichern non volle rinchiuderli in una struttura simile agli orfanotrofi. Al contrario, volle accogliere i suoi piccoli ospiti in un villaggio a misura di bambino, composto da tante casette nelle quali avrebbero trovato spazio un massimo di dodici infanti, affidati alle cure di una famiglia di volontari. 

Evidentemente, Wichern voleva donare a questi bambini un’infanzia il più possibile normale, nonostante le dolorose circostanze che li avevano spinti a separarsi dalla famiglia d’origine. Proprio per questo, il pastore ebbe cura di far sì che i ragazzini frequentassero la scuola locale e la parrocchia di quartiere, come tutti i loro coetanei; certamente, ebbe cura di curare personalmente la loro formazione spirituale, ma volutamente lo fece nelle stesse modalità con cui avrebbe potuto agire un “normale” padre di famiglia. Le sue catechesi si svolgevano in ambiente domestico e con il massimo grado di informalità; e furono proprio questi i presupposti che spinsero Wichern a inventare una tradizione destinata a diventare celebre. 

Era il 1° dicembre 1839 ed era la prima domenica d’Avvento: il pastore chiamò a raccolta tutti i suoi pupilli e si godette la sorpresa nei loro occhi sgranati, mentre mostrava loro la prima ghirlanda dell’Avvento della Storia. 

Com’era fatta la prima ghirlanda dell’Avvento della Storia?

Era una ghirlanda molto diversa rispetto a quella che conosciamo oggi.

Innanzi tutto, non era una ghirlanda: non c’erano foglie o fiori a decorarla. Era, semmai, un gigantesco lampadario creato a partire da una ruota di carro che Wichern aveva ancorato al soffitto; fissate sulla ruota, se ne stavano quattro grandi candele bianche e venti piccole candeline rosse: una per ognuno dei giorni dell’Avvento. In quel dicembre 1839, i bambini fecero a turno per accedere, giorno dopo giorno, una delle candele: e lo fecero con un entusiasmo così palpabile, e con una felicità così piena di aspettative, che fu immediatamente chiaro a tutti che quella tradizione sarebbe diventata un must nella casa famiglia.

E non solo nella casa famiglia!

Nell’arco di pochi decenni, la moda aveva cominciato a diffondersi in tutte le comunità luterane della città; e, da lì, in tutte le chiese luterane della Germania. Ben presto, anche le famiglie avvertirono il desiderio di riproporre questa tradizione nell’intimo delle loro case: fu allora che le ghirlande dell’Avvento assunsero l’aspetto con cui le conosciamo oggi. Per praticità, il numero delle candele si ridusse a quattro, una per ogni domenica; e, per bellezza, il supporto che le reggeva cominciò a essere decorato con ghirlande di sempreverdi, permettendo al candelabro di trasformarsi in un grazioso centrotavola per le feste.

Per alcuni decenni, la tradizione restò appannaggio dei fedeli di fede protestante; fu solamente negli anni ’20 che le ghirlande cominciarono a diffondersi anche nelle case cattoliche. Quanto alle chiese cattoliche, fu il 1926 l’anno che le vide accogliere per la prima volta una ghirlanda a quattro candele: fu una parrocchia di Colonia a guidare questa piccola rivoluzione natalizia. 

Di che colore sono le candele nella ghirlanda dell’Avvento?

Nel far sua questa tradizione, la Chiesa Cattolica volle apporre il suo tocco personale alle ghirlande che andavano via via diffondendosi. Se, tradizionalmente, le candele utilizzate per l’allestimento del candelabro erano sempre state di colore bianco, le chiese cattoliche preferirono adottare candele di colore viola e rosa, in omaggio ai paramenti liturgici che vengono indossati nel corso delle quattro domeniche d’Avvento.

Oggigiorno, nello scegliere il colore delle candele con cui comporre la loro ghirlanda, molte famiglie si lasciano guidare unicamente dal senso estetico. Il che, beninteso, è più che legittimo; ma, se vogliamo dare ascolto alla tradizione, c’è una simbologia ben precisa che si cela dietro al differente colore dei ceri.

In quel lontano 1839, Wichern scelse candele di colore bianco per sottolineare lo splendore puro di Gesù, luce del mondo, che viene sulla terra per spazzar via le tenebre del peccato.

Novant’anni dopo, i sacerdoti cattolici optarono per i ceri di colore viola e rosa, per richiamare le tappe del cammino liturgico che accompagna i fedeli al Natale.

In anni più recenti, s’è diffusa nelle famiglie la consuetudine di utilizzare nella ghirlanda le tradizionali candele natalizie di colore rosso: in questo caso, il colore delle feste è reinterpretato come un omaggio all’amore ardente con cui Gesù si dona al mondo.

E, in anni recentissimi, alcune chiese hanno voluto porre al centro della ghirlanda un’ulteriore quinta candela, più grande e luminosa, da accendere durante la Messa della Vigilia. E sarà allora quello il simbolo visibile per annunciare con gioia che l’attesa è finita: Gesù, luce del mondo, è davvero tra di noi. 

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