Il cardinale novantenne Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong è stato condannato a Hong Kong. Avrebbe violato, insieme a altri cinque esponenti della società civile e del movimento democratico, l’ordinanza sulle società. Perché non avrebbe registrato correttamente il Fondo di sostegno umanitario 612, utilizzato anche per garantire assistenza legale e medica ai manifestanti coinvolti nelle proteste del 2019 ad Hong Kong.
Il fondo
Secondo la corte, però, il fondo – della consistenza di 34 milioni di dollari dovuti a 100mila partecipazioni - sarebbe stato utilizzato anche per sostenere le manifestazioni contrario alle azioni del governo locale e al suo controllo da parte di Pechino (Avvenire, 25 novembre).
Rischio ergastolo
Il cardinale Zen e gli altri cinque imputati si sono dichiarati non colpevoli, ma non hanno deposto né chiamato testimoni. Non rischiano il carcere. Ma potrebbero tuttavia incorrere in pene più gravi, come l’ergastolo, dal momento che - secondo quanto riferito dai media locali – ancora incombe l’indagine sulle accuse di collusione con forze straniere. Ovvero uno dei quattro reati previsti dalla legge sulla sicurezza nazionale, voluta da Pechino nel giugno 2020 per spegnere le proteste di quattro anni fa.
La prassi non seguita da Zen
La stessa legge prevede che qualsiasi organizzazione si registri presso la polizia almeno un mese prima della sua costituzione. Mentre i gruppi costituiti “esclusivamente per scopi religiosi, caritatevoli, sociali o ricreativi” possono essere esentati da questo requisito.
Organizzazione politica e non religiosa
Secondo i procuratori, il 612 Humanitarian Relief Fund doveva essere registrato in quanto organizzazione di natura politica, fondata e gestita da più persone. Lo ha detto il giudice Ada Yim nel pronunciare la sentenza (Vatican News, 25 novembre).