Questa mattina abbiamo ricevuto in redazione una mail che ci “richiamava” perché nella sezione “Il santo del giorno” non compariva santa Caterina d’Alessandria, la cui memoria ricorre effettivamente oggi, bensì i beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi: «Senza nulla togliere ai Santi ricordati oggi – si premura di aggiungere il gentile lettore – queste scelte non riesco a capirle». L’obiezione posta dal lettore in partenza era la seguente: «Noto che il quotidiano martirologio non sempre riporta i nomi dei Santi di un tempo».
Venite a parlare con noi
Anzitutto ringraziamo il lettore per la simpatia, per la fedeltà e per la fiducia che ci accorda, sia seguendo le nostre rubriche sia prendendosi la libertà (a noi graditissima e carissima) di interloquire con noi: per nessun altro che per voi lettori, evidentemente, curiamo il nostro portale, anche nella sezione dedicata alla preghiera quotidiana (della quale il prospetto agiografico è parte integrante).
All’amico che ci ha scritto vogliamo poi mostrare la nostra simpatia anche condividendo un dettaglio personale: chi gli sta rispondendo era intento, proprio mentre lui scriveva la mail di cui sopra, a recitare l’Ufficio delle letture proprio della memoria di santa Caterina d’Alessandria. Per formazione personale (essendosi specializzato in patristica), pur avendo proposto ai lettori la memoria dei coniugi Beltrame-Quattrocchi non ha mancato di ricordare la martire egiziana.
Vale la pena di conoscerne sempre di più
A questo punto, però, vorremmo proseguire l’interlocuzione spiegando sia le ragioni della scelta contingente, quella operata oggi, sia gli orientamenti più generali che cerchiamo di seguire nella composizione del calendario.
È chiaro a tutti, infatti, che essendo già in cielo molti più cristiani di quanti giorni abbia un anno ogni calendario deve operare una scelta, a meno che non intenda proporre un mero elenco di nomi, che però rischierebbero di ristagnare o nell’erudizione o nella trascuratezza: oggi avremmo dovuto raccontare di Caterina d’Alessandria, sì (come avevamo fatto ad esempio il 25 novembre 2020), ma anche di Elisabeth Achler, di Béatrix d’Ornacieux, di Mercurio di Cappadocia e di molti altri (e limitandoci solo al santorale romano!).
Posta l’evidenza della necessità di operare scelte, appunto per conoscere da vicino più figure, tra quelle che ci brillano davanti agli occhi nella notte stellata della storia, resta da capire come lo si possa fare. Il benevolo lettore accenna ai “Santi di un tempo”, e mi fa ricordare quel proverbio (insipientissimo) che talvolta da bambino ho sentito dai miei nonni: «A santo vecchio non si accende candela». Non ditelo a chi scrive, che porta Agostino nel cuore da quando andava al liceo! E chi fra noi non è devotissimo a santi più che “vecchi” – a cominciare da Maria e Giuseppe, per proseguire poi col Battista, con Pietro e Paolo e via dicendo? E quanti paesi, nella nostra Italia, sono dedicati a santi medievali come Rocco, Emidio, Egidio, dei quali il dettaglio biografico è tanto labile da sfumare talvolta nel leggendario?
Santi che abbiano vissuto (anche) le nostre situazioni
C’è però una parte di verità anche nell’insipientissimo proverbio appena ricordato: c’è che la “candela” della nostra anima si accende spontaneamente quando incontra un’anima simile; se ciò può accadere sia con un “santo vecchio” sia con un “santo giovane”, è indiscutibile che di quest’ultimo condivideremo più facilmente non solo la fede, ma anche l’esperienza del mondo in generale. Agostino ci racconta il cuore umano come pochissimi hanno saputo fare, ma non sarà lui a parlarci dei rischi di Internet e di come sia possibile e doveroso affrontarli e vincerli in nome dell’Evangelo – Carlo Acutis invece lo ha fatto. Caterina d’Alessandria è una delle mirabili vergini e martiri dei primi secoli, ma nulla ha tolto a lei (e ad altre immense bambine come Agnese) Pio XII quando ha canonizzato – e lo volle fortemente! – Maria Goretti.
Forse qualche volta corriamo il rischio (magari inconsapevolmente?) di confinare i santi nel “bel tempo che fu” – il tempo in cui c’erano “i Santi di un tempo” –, ma l’insidia di questo pensiero è che insensibilmente ci troviamo tagliati fuori da quel tempo. E come faremo a diventare ed essere santi, noialtri, se non viviamo più in “quel tempo”? Ma proprio Agostino ci ricorda che «il tempo è come siamo noi»: tempi santi se saremo santi, se saremo mondani tempi mondani.
Ci siamo voluti intrattenere col nostro caro lettore (che ancora ringraziamo – e anzi vi invitiamo a condividere sempre le vostre perplessità: nei limiti del possibile si cercherà di rispondere) per ragionare insieme di queste cose, speriamo utilmente.
E voi sarete canonizzati? Tre inviti finali
A proposito di utilità, infine, e di tempo dei santi, vorremmo lasciarvi con un “esercizio spirituale” (di quelli facili, che si possono fare anche mentre si cucina o si porta il cane a passeggio): vi capita mai di chiedervi “chissà come doveva essere vivere nella Roma del XVI secolo! Questa gente che poteva andare a messa da sant’Ignazio o da san Filippo, che volendo poteva andare a parlare con santa Teresa d’Avila e che per papa aveva san Pio V…”?
Ecco, provate a immaginarvi un vostro discendente del XXIII secolo, un/a propropropronipote che magari venga a portarvi i fiori al cimitero, di tanto in tanto, soffermandosi a guardare la vostra immagine sulla lapide e a chiedersi come doveva essere vivere negli anni in cui vivete voi, a cavallo tra due millenni. Ebbene, tra due o tre secoli chi sarà ricordato come santo, tra i cristiani di oggi? Magari qualcuno che anche noi abbiamo il bene di conoscere?
Chi scrive è persuaso, effettivamente, di conoscere già qualche buon candidato alla gloria degli altari: vivono già oggi, accanto a noi, persone che domani saranno celebrate come “santi della carità”, “vergini e martiri”, “dottori della Chiesa” e chissà che altro. Il primo invito che ci viene fatto è ad aprire bene gli occhi per non mancare di vederli, mentre magari ci passano accanto in metropolitana. Il secondo è a vivere come loro, farci loro condiscepoli, dato che possiamo osservare da vicino l’ardore con cui seguono Cristo. Il terzo è, soprattutto, ad essere noi stessi del loro numero. Anche a rischio di andare ad affollare qualche già straripante casella del calendario – data la posta in gioco, ci pare accettabile.