Una persona intelligente può credere ai miracoli: attenti, non è una domanda, ma un’affermazione che Padre Maurizio Botta sostiene con estrema convinzione nel suo libro “Le domande piccole dei grandi - Vivere la fede oltre i luoghi comuni” (Edizioni Studio Domenicano).
Per miracoli si intende quelli riferiti dai Vangeli e a quelli di cui si ha notizia che siano accaduti in qualche santuario. È ancora ragionevole credervi, nell’epoca della scienza, proprio quando la scienza sta raggiungendo dei risultati incredibili?
Due posizioni inconciliabili
«Per definire un miracolo - premette Padre Botta - prima di tutto occorre fare una scelta di campo tra due posizioni che sono inconciliabili, cioè non possono essere vere contemporaneamente entrambe. Occorre affrontare un modo di vedere che sta alle soglie del problema. C’è una determinata soluzione che scoraggia dall’andare avanti. C’è un modo di pensare che sembrerebbe estremamente convincente e razionale».
Le obiezioni al miracolo
Il sacerdote molto amato dai giovani, lo sintetizza con una frase: «il miracolo sarebbe un qualcosa che non riusciamo ancora a spiegare, ma qualcuno ora o in futuro, in un futuro prossimo o lontano, forse riuscirà a spiegare. Questa è una delle obiezioni più penetranti al problema del miracolo. È questa una opinione che si trova sulla soglia del problema e, in un certo senso, ti scoraggia a varcarla».
Un atto di fede
E allora, perché interessarsi a qualche cosa che sicuramente prima o poi verrà spiegato da qualcuno? «Questo ragionamento - ribatte padre Maurizio - riposa comunque, e bisogna dirlo subito, su un atto di fede. E l’atto di fede è questo: la scienza un giorno spiegherà tutto. Questo è un dogma, è il dogma dello scientismo. In questo assomiglia alla nostra fede. Ma l’affermazione “un giorno la scienza spiegherà tutto”, a differenza della nostra fede, propone una fede di tipo irrazionale».
La natura non è il tutto
«Ci tengo a sottolinearlo - prosegue Padre Botta nel suo nuovo libro -. È irrazionale perché parte dal presupposto che la natura sia il tutto e che quindi solo all’interno della natura si debba cercare la spiegazione. Invece, la natura da sola non è capace nemmeno di spiegare se stessa».
Oltre la natura stessa
Perché diciamo irrazionale questa affermazione? «Innanzitutto - osserva il sacerdote - perché, per spiegare la natura, occorre necessariamente andare oltre la natura. Le cose della natura – e noi siamo tra esse – si trovano nella condizione di avere l’essere, di possedere l’essere».
Il tempo in cui non avevamo il nostro essere
«Il nostro essere in questo momento, l’esserci, l’avere l’essere in questo momento - continua Padre Botta - non è qualcosa di illusorio; grazie a questo essere che abbiamo ricevuto, noi possiamo ascoltare, possiamo capire, stiamo prestando attenzione. Attenzione, però! Questo è un essere che abbiamo ricevuto perché c’è stato un tempo in cui non lo avevamo. Il nostro essere è limitato. Non ha quell’estensione, quella larghezza che noi vorremmo».
Due esempi
Il sacerdote fa alcuni esempi: «Tutti noi non vorremmo morire, ad esempio. Invece il nostro essere ha un limite. Vorremmo avere la capacità di spostarci da un posto all’altro, invece non l’abbiamo. Allora vuol dire che l’essere che noi abbiamo ricevuto non appartiene alla nostra natura. Un conto è avere l’essere e un conto è essere la sorgente dell’essere».
Per spiegare la natura, sentenzia Padre Maurizio Botta, «bisogna assolutamente uscire dalla natura. E questa affermazione è inconciliabile con l’altra secondo la quale qualcosa all’interno della natura può spiegarne il senso complessivo».
Platone e Aristotele
È una constatazione della «pura ragione», non è cristiana, è pagana. «Già Platone e Aristotele erano arrivati a cogliere il fatto che ci deve essere una sorgente dell’essere, visto che in questo momento noi siamo all’interno di determinate leggi. La legge di gravità, dell’acustica e tante altre leggi, significano – e questa è una constatazione della ragione già pagana – che ci deve essere un legislatore esterno che queste leggi ha fissato».
La scienza ha superato questo?
«Mi potresti obiettare - conclude Padre Botta nel suo nuovo libro - che la scienza ha superato anche questo. Ma questo tipo di riflessione è insuperabile! Sono due posizioni che sono inconciliabili. Come potremmo definire allora il miracolo? Prima di definire il miracolo, andrei avanti, approfondirei quest’aspetto regalandovi qualcosa che ho regalato anche a me stesso».
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