Su Famiglia Cristiana del 5 novembre troviamo la storia di un hashtag, lanciato da una giovane paziente con un cancro avanzato del seno, che sta aiutando molte donne ad affrontare più serenamente ed attivamente lo stesso dramma. L’inizio parte da un selfie condiviso sui social, accompagnato dall’hastag #zittocancro, in cui appare Dykadja Izidoro Paes, una giovane brasiliana da anni trapiantata in Italia che, nel contesto di un ambiente sanitario zeppo di tubi e macchinari, fa il gesto di zittire qualcuno portandosi il dito indice sulla bocca nascosta da una mascherina nera con su scritto “zitto cancro”.
Dykadja scopre il tumore durante l'allattamento
Dydakia ha scoperto il tumore nel 2018, all’età di 28 anni, durante l’allattamento del secondo figlio.
Mia madre – racconta – è morta di tumore al seno all’età di 39 anni e mi ero ripromessa che finito l’allattamento sarei andata a fare il test genetico, invece la malattia ha fatto prima di me.
Quella mammaria è la neoplasia più frequente nel nostro Paese, rappresentando con 55.000 nuovi casi/anno più del 30% dei tumori femminili e circa il 15% dei tumori diagnosticati in Italia.
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Tumore del seno triplo negativo
Il tumore di questa giovane donna si è rivelato un “triplo negativo” (rappresenta circa il 15-20% delle neoplasie mammarie), cioè una forma in cui sulle cellule neoplastiche non è presente nessuno dei tre bersagli molecolari contro i quali disponiamo di terapie mirate ed efficaci: recettore degli estrogeni, recettore del progesterone ed espressione di HER-2 (un recettore per il fattore di crescita della pelle) aumentata. (airc.it)
Questa particolare forma è più comune nelle donne sotto i 50 anni, nere o ispano-americane ed in quelle che presentano mutazioni dei geni BCRA.
Il bisogno di condividere la propria esperienza
Dykadja purtroppo era portatrice di tutte e tre queste caratteristiche, e come capita spesso in questi casi il suo cancro ha metastatizzato precocemente nonostante che alla mastectomia siano subito seguite chemioterapia e radioterapia.
La sua fortuna è stata quella di poter contare su una solida rete di supporto costituita da famiglia ed amici, ma – come sottolinea –
nonostante ciò sentivo forte il bisogno di confrontarmi con chi viveva quello che stavo vivendo io.
Il desiderio di aiutare le donne
Pertanto entra a far parte di un gruppo Facebook frequentato da donne con il "triplo negativo", rendendosi presto conto di quante di loro affrontino la malattia in solitudine, completamente abbandonate a se stesse.
Questa è la molla che fa scattare in lei il desiderio di aiutarle:
Ho sempre amato la vita e ho pensato di condividere con loro il mio innato ottimismo. Sapere che anche grazie alle mie parole una di loro si sentiva meglio mi aiutava a stare bene.
Dykadja, zitto cancro e le sorelle d'avventura
Con quattro ragazze del gruppo la giovane mamma brasiliana stabilisce un feeling più intenso: si scrivono tutti i giorni sulla chat privata per rincuorarsi e scambiarsi novità sulle terapie.
Quando il medico non bastava più e anzi mi spaventava, c’erano le mie compagne d’avventura. Ci scambiavamo dubbi ed esperienze, chi aveva già superato una fase condivideva la sua esperienza con le altre. Passo dopo passo, messaggio dopo messaggio, le nostre ansie si attenuavano e l’amicizia cresceva.
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Zitto cancro: sappiamo che dalle metastasi non si guarisce ma amiamo la vita
Un giorno Dykadja fantastica che il tumore cerchi di sopraffarla, che gridi più forte di lei, ma al tempo stesso immagina di reagire con forza per metterlo a tacere. Così, come in un gioco della solidarietà, le cinque amiche postano sui social i loro selfie e quelli dei loro familiari, tutti con l’indice sulla bocca. Questo gesto apre per loro una nuova fase del confronto con la malattia:
Siamo pazienti oncologiche e sappiamo benissimo che dalle metastasi non si guarisce. Non sappiamo quanto vivremo ma sta a noi decidere come vogliamo vivere. Io e le mie amiche non vogliamo perdere il sorriso. Questo significa fare le cose che ci fanno stare bene ed eliminare le situazioni e le persone che non aggiungono niente alle nostre esistenze. Si può solo vivere con questo peso cercando di metterlo a tacere il più a lungo possibile, ma ancor prima di essere malate siamo donne che amano la vita e abbiamo voglia di gridarlo a tutto il mondo mettendo a tacere il cancro che così subdolamente è entrato nelle nostre quotidianità.
Il potere della condivisione per dire zitto al cancro
Sulla pagina di zitto cancro Dykadja balla con le flebo attaccate e si rivolge alle donne per incitarle alla prevenzione, consigliando loro di iniziare a farla ben prima dei 40 anni. Quello che è iniziato come un gioco si è rivelato una importante iniziativa che sensibilizza ad affrontare nel modo migliore il percorso di cura della malattia:
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Sono sempre stata ottimista – ribadisce Dyadaka – e non voglio perdere il sorriso. Con la nostra idea, nella sua semplicità, invitiamo le altre donne che stanno affrontando il nostro stesso percorso a sentirsi meno sole. Le incentiviamo a non vergognarsi se perdono i capelli e a condividere quello che hanno dentro con i loro cari. Perché la condivisione, davvero, è una dette terapie più efficaci che esistono per ridurre i carichi che ognuno di noi deve sopportare.