Vangelo di martedì 22 novembre (S. Cecilia m.)
Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».
Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: "Sono io" e: "Il tempo è prossimo"; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. (Luca 21,5-11)
Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse (…).
Se volessimo racchiudere in un solo versetto la definizione di guastafeste, potremmo usare esattamente il primo versetto del Vangelo di oggi.
Gesù è percepito come qualcuno che ci distoglie dall’incanto delle nostre illusioni, che rovina le nostre discussioni, che demolisce quelle che a noi sembrano le priorità. Egli non la fa per dispetto ma per totale affetto.
Infatti solo chi ti ama ti aiuta a rimettere i piedi per terra e a capire che ci sono cose su cui investiamo la nostra vita che inevitabilmente finiranno, e altre invece che sono incorruttibili.
Scegliere tra la prima e la seconda è il vero affare della vita. Ma gli ascoltatori sembrano conservare più una curiosità apocalittica sulla vita, pensando che persino la fine in fondo è uno spettacolo a cui partecipare.
Gesù ribalta questa loro convinzione facendo loro comprendere che la fine non coincide mai con ciò che noi consideriamo fine. Infatti rivoluzioni, guerre, terremoti, carestie e pestilenze possono essere fatti drammatici che ci ricordano che siamo creature finite, ma non per forza esse sono davvero la fine.
Basta guardare la storia per accorgerci come dopo molti di questi eventi è seguita una rinascita. La nostra vita è attraversata da eventi che ci ricordano la nostra finitudine, ma invece di pensare che tutto sia finito dovremmo pensare che tutto deve avere un fine altrimenti non ne vale la pena.
È la memoria della nostra finitudine che ci fa rinascere con una consapevolezza nuova.