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Parole per il Sinodo. Dalla parte delle vittime

Abusi
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Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 17/11/22
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Le leggi sono efficaci se matura parallelamente la coscienza collettiva: gli abusi sono un abominio e non c’è giustificazione che possa normalizzare tali nefandezze che hanno ripercussioni a lungo termine sulle vittime.

«Ogni giorno preghiamo per le vittime.
Ogni giorno, indegnamente prego e faccio pregare. Da sempre.
Ogni giorno non nego mai una preghiera dentro la celebrazione della S. Messa.

Per loro, vittime e sopravvissuti, insieme a tutta l’umanità offro al Signore le loro vite, il loro dramma, la loro fatica, la loro rabbia, le loro delusioni, i loro silenzi. Signore, riempi il loro cuore del Tuo Amore, risana le ferite perpetrate dai tuoi ministri, allevia le sofferenze e i patimenti a causa delle lacerazioni del corpo e dello spirito. Rivivifica l’amore per Te adombrato e oscurato dal non amore dell’egoismo e della perversione di chi ha scelto l’inferno. Perdonaci per le nostre omissioni. Sostienici per amare e proteggere i prediletti tuoi.»

Le Giornate per le vittime.

Pregare e agire sempre per le vittime di abuso. E’ quel ‘sempre’ che deve impegnarci e non solo nell’emergenza o nei fatti di cronaca che possono emotivamente coinvolgerci.

Si prega e si agisce per le vittime, sempre, non solo nell’occasione della II Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi sessuali, voluta dalla CEI nel 2019 per il 18 novembre1 e che coincide con la Giornata europea per la protezione dei minori contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale, istituita nel 2015 dal Consiglio d'Europa.

Nel 2023 è già in opera la XXVII Giornata bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e della indifferenza contro la pedofilia e la pedopornografia2. E’ evidente che dopo ogni Giornata il fenomeno dell’abuso dovrebbe ‘diminuire’ eppure, lo sappiamo, non è così.

Il popolo di Dio chiamato ad assumersi con responsabilità, il grave problema degli abusi da parte del clero e, aggiungo, non solo del clero, in questa Giornata può fermarsi un momento per chiedersi: non deve più accadere quello che è accaduto, non deve mai accadere che le vittime si sentano escluse, sole e non credute, non deve mai più accadere che si giustifichi coloro che fanno male’ tale da distruggere la vita dei piccoli e dei vulnerabili del Signore; non deve più accadere che ci voltiamo dall’altra parte nella crudele indifferenza e nella negazione degli abusi sui minori, realtà endemica in ogni angolo del mondo.

Ecco perché, è una iniziativa che può risultare, per chi la ricorderà e la celebrerà, con le varie iniziative proposte, una ulteriore occasione che coinvolge tutta la comunità cristiana nella preghiera, nella richiesta di perdono per i peccati commessi e nella sensibilizzazione riguardo a questa dolorosa realtà.

Ma non posso non esimermi di dirvi che, si inabissa il cuore solo al pensiero delle tantissime vittime, bambini e adolescenti, giovanissimi e persone vulnerabili che hanno subito abusi sessuali. Incontrarli, ascoltarli, accoglierli, accompagnarli è una strada in salita alimentata dalla speranza che le ferite diventino ‘feritoie di luce’, ma anche di discesa: si comprende quanto male può fare ogni uomo nei confronti di coloro che devono essere amati, come ci ama Gesù Cristo.

E’ drammatica la situazione globale, nonostante programmi di prevenzione e impegni contro la pedocriminalità.

Senza una nuova sensibilità, le leggi non servono

Le leggi sono efficaci se matura parallelamente la coscienza collettiva: gli abusi sono un abominio e non c’è giustificazione che possa normalizzare tali nefandezze che hanno ripercussioni a lungo termine sulle vittime.

Spesso non riusciamo a vedere che c’è una piccola umanità lacerata, ferita, vessata, schiavizzata e ‘negare’ l’evidenza dei fatti è ulteriore violenza.

Chi si occupa, realmente e concretamente, nell’accogliere, ascoltare, accompagnare e orientare le vittime di abuso non può non sentire le ferite laceranti e la sofferenza permanente sulla propria pelle. Una empatia del dolore che supera l’indifferenza.

Nell’impegno – in questa vocazione nella vocazione - contro ogni forma di abuso, non ho mai dimenticato le storie che mi sono state consegnate e raccontate. Si può fare sempre di più se ci si mette insieme, invece di contrapporci e alzare muri di separazione e insensibilità.

Non è semplice e automatico stare dalla parte delle vittime, non è come leggere un libro, un romanzo, o anche assistere ad un film. Non è una moda.

E’ entrare nell’abisso del male, che non ha pietà e che inabissa e oscura la luce. Ci entri con tutte le forze, ma anche con le paure e l’angoscia che pervade la fragilità.

Si dice, ed è giusto così, che dobbiamo stare accanto alle vittime, deve essere sempre così, ma non posso che esprimere, invece, un grazie alle vittime per avere avuto ancora fiducia nel chiedere aiuto, nonostante i negazionisti degli abusi, a persone ‘responsabili’ che amano l’umanità ferita, lacerata, afflitta e abusata e che non vi lasceranno soli. E’ un auspicio e una consolidata speranza.

Siete in tanti che non avete ‘raccontato’ il dramma e non avete avuto giustizia ed è lacerante il fatto che: non volete raccontare, perché rassegnati o impediti dal dolore e dalla sofferenza. Impediti dal sistema dei forti che si coprono l’un l’altro.

Il vostro grido ne sono più che certo è arrivato al cuore di Dio e i vostri angeli non hanno taciuto, hanno gridato e gridano forte: Signore, aiutaci; Signore vieni in nostro aiuto. Signore, proteggimi.

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