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Credevo che la cosa migliore fosse formare una coppia senza sposarci, ma ho scoperto che…

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Orfa Astorga - pubblicato il 09/11/22
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Una ragazza ha fatto ricorso alla terapeuta Orfa Astorga perché il suo rapporto di coppia stava “scoppiando”...

“Il mio fidanzato ed io abbiamo scelto l'unione libera, perché il nostro rapporto è così autentico che pensavamo non fosse necessario sottoporlo alle formalità di un matrimonio, che per noi serve solo per avere un riconoscimento sociale o sentirsi persone 'd'onore'”, raccontava una ragazza in un incontro.

“Abbiamo però delle difficoltà, e anche se il mio fidanzato non accetta un aiuto, io sono disposta a lottare perché le cose cambino”, aggiungeva con una certa inquietudine.

“Perché ritiene autentico il suo rapporto?”, le ho chiesto orientando il dialogo.

“Semplicemente perché è un amore pieno di sensibilità, spontaneità, ed esente da pregiudizi sociali”.

“Qualcosa non sta funzionando”

“Qualcosa, però, non sta funzionando... e ogni effetto ha una causa”.

“Sì, ma credo che il problema non riguardi la nostra forma di relazione, ma la nostra personalità. Che mi dice al riguardo?”

“Credo che stia agendo con retta intenzione, ma con una coscienza erronea, cercando di raggiungere il bene con un mezzo sbagliato”.

“Scusi, ma sembra l'inizio di un sermone che ho già sentito in precedenza”.

“Ovviamente non è un sermone, visto che una coscienza erronea senza colpa non rende malvagia una persona. Il vero problema è quando qualcuno, rendendosi conto del suo errore, non lo accetta e si giustifica, creando la propria coscienza, senza tener conto della realtà. Si passa allora da un'ignoranza non colpevole, ma che si può vincere, a un'ignoranza realmente colpevole”.

La volontà ingannata

“Sicuramente non lo vorrei per me... Quale sarebbe questa realtà, se ci trovassimo nel caso di un'ignoranza non colpevole?”

“Nei rapporti amorosi tra uomo e donna, l'intelligenza, per un giudizio erroneo, può ingannare la volontà, presentandole la spontaneità, l'istinto, i sensi o i anche solo i sentimenti come autentica validazione dell'amore”.

KOBIETA, SMUTEK

“Se mi parla di aspetti tanto umani, perché dev'essere necessariamente qualcosa di negativo per prendere liberamente una decisione amorosa?”

“Non lo sono di per sé, ma nell'amore l'intelligenza e la volontà devono prevalere perché, nell'ordine del buon amore, non siano questi a imporsi, e si decida così liberamente di accettare o rifiutare una relazione, in funzione della sua verità, come qualcosa di positivo o meno”.

Scoprire la verità di quello che accade

“D'accordo, ma se l'amore e la libertà hanno i limiti di questa verità, come mai nel nostro caso il mio partner e io non stiamo decidendo su una realtà positiva?”

“Pensa che una decisione più è libera più è responsabile, più è volontaria più è consapevole, e più è decisa meno è instabile e casuale”.

“Onestamente, mi rendo conto che nel nostro rapporto c'è una grande indecisione nel mio partner, con tutte le conseguenze che menziona”.

“Se è così, dovete considerare che il problema si radica più nel modo di relazionarsi a livello affettivo che in altre disfunzioni della vostra personalità, e che quindi è in questa dimensione che dovete formare rettamente la vostra coscienza, per correggere secondo verità.

Allora non sarà più necessario giustificare i vostri problemi.

Dev'essere così, perché l'amore libero, secondo la propria coscienza, non è lo stesso della libertà d'amare, nel contesto di una coscienza rettamente formata davanti a Dio e davanti agli uomini.

In altro modo, un rapporto nato con un amore disordinato può diventare qualcosa di fatale, inconsistente, fugace, instabile e arbitrario”.

La ragazza ha preso nota, e tempo dopo aveva convinto il parter a formarsi nella loro affettività, nella coniugalità dell'amore e nel vero matrimonio, per riuscire a rendere autentica la loro relazione e formare una famiglia.

“La coscienza è la parte più nobile dell'uomo e della donna, e se la libertà indica la parte più profonda della sua dignità, la coscienza indica l'essere stesso della persona”.

«Moral fundamental», Aurelio Fernández.

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