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Cinema: «Tra Cielo e Terra», risposta al mistero dell’aldilà 

PURGATORY_STILLS
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Victor Nexon - pubblicato il 05/11/22
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“Entre Ciel et Terre”, il nuovo documentario del regista polacco Michal Kondrat, è uscito al cinema [in Francia] mercoledì 2 novembre. Attraverso il racconto delle esperienze mistiche dei grandi santi e la testimonianza di scienziati e di teologi, il film ci interpella su uno dei più grandi misteri cristiani – la vita eterna.

Addurre una risposta alle questioni più brucianti sulla vita dopo la morte: è questa l’ambizione del documentario “Entre Ciel et Terre”, nelle sale [francesi] dal 2 novembre. Si devono al suo regista, Michal Kondrat, diversi film cristianamente ispirati, tra cui Matteo (sulla vita di un monaco esorcista), Faustina, apostola della Misericordia (biopic su santa Faustina Kowalska) oppure Le due corone (su san Massimiliano Kolbe). 

In questo nuovo film egli esplora le quattro “cose ultime” definite dalla Chiesa – la morte, il giudizio, l’inferno e il paradiso – nonché quella “cosa penultima” che è il purgatorio. 

Il regista, che ha girato molto negli interni della basilica di Notre-Dame-de-Montligeon (Normandia) – centro internazionale dedicato alla preghiera per i defunti che ha lasciato su di lui una impressione molto forte –, ha dichiarato al termine delle riprese di aver 

preso coscienza dell’importanza di pregare per i morti stessi. […] Penso che le rivelazioni private dei mistici e i messaggi che vengono affidati loro dalle anime del purgatorio vengano ad arricchire considerevolmente la dottrina. 

Il film si apre su un episodio della vita di Fulla Hornak (1909-1993), una mistica ucraina prima atea che, nel corso di una festa, fu colpita dall’ardore della fede di una delle invitate e dalla sua devozione per Nostra Signora di Czestochowa. 

L’intercessione dei defunti – ragionava poi – è la più forte che ci sia, perché le anime purganti o beate sono vicinissime a Dio. 

La giovane tornò a chiedersi le davvero la morte, come pensava prima, sia la fine di tutte le cose, fino a che una sera le appare santa Madeleine-Sophie Barat, fondatrice della Société du Sacré-Cœur de Jésus, che le chiese di pregare per un’anima del purgatorio. 

Una sceneggiatura accurata 

E questa – a cui il documentario lascia ampio spazio – è proprio, come ricorda spesso il film, una verità della fede. Questo luogo di purificazione delle anime è anzitutto «una scuola dell’amore» per quanti hanno amato Dio in maniera imperfetta, ma che malgrado ciò ne hanno in loro stessi il desiderio, come ha indicato padre Dominik Chmielewski. Molto spesso mal compreso, il purgatorio non è stato definito, in senso proprio e pieno, che alla fine del XV secolo, al concilio di Firenze, benché la sua realtà fosse accettata fin dai primi tempi del cristianesimo. Il documentario ricorda così l’episodio di Giuda Maccabeo, capo della rivolta dei Giudei contro i Seleucidi, che fecero offrire sacrificî espiatorî per i soldati idolatri morti in battaglia (2Macc 12,46): il sacrificio di espiazione fu offerto per i morti precisamente per la convinzione che alcuni peccati potessero ancora essere espiati nell’aldilà. 

Il film alterna l’accurata presentazione di alcune figure – santa Faustina Kowalska, san Pio da Pietrelcina o Stanislas Papcyński – e il contributo di un medico specialista in neurologia, di un teologo, di un cappuccino amico di san Pio o ancora, testimonianza particolarmente interessante, la sua, il rettore di uno strano piccolo museo romano dedicato al purgatorio: aperto nel 1897 dopo l’apparizione di un uomo triste disegnato dalle fiamme dell’incendio divampato nella cappella di una chiesa – un’anima purgante, secondo il prete. Il singolare museo conserva numerosi “segni” – l’impronta di una mano su un libro, una federa di cuscino bruciata, delle banconote consumate – che attesterebbero il passaggio di anime condannate ad essere purificate, prima di entrare in Paradiso, e imploranti la preghiera dei vivi. 

Con fine senso pedagogico, “Entre Ciel et Terre” espone i differenti stati della nostra conoscenza della morte come la conoscono gli scienziati e la Chiesa, ma fa tesoro pure delle testimonianze dei mistici, e contribuisce dunque ad arricchire la grande questione cristiana, pur ricordando, come nel documentario lo ricorda don Paul Denizot, rettore del santuario di Notre-Dame de Montligeon, che al momento della morte «il solo criterio del giudizio sarà l’amore».

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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