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L’attaccamento al denaro nutre l’illusione di avere la vita sotto controllo

Uomo in una vasca di soldi
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 04/11/22
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Nel possesso noi ci sentiamo rassicurati, protetti, abbiamo l’illusione di avere la vita sotto controllo. Avere denaro ci fa sentire padroni della vita, ma questa è solo un’illusione

Vangelo di Sabato 5 Novembre

Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio. 

(Luca 16,9-15)

Le parole di Gesù nel Vangelo di oggi non lasciano spazio ai fraintendimenti. Egli ha perfettamente chiaro che l’attaccamento alle cose materiali e al denaro è l’idolatria più grande a cui l’uomo è sottoposto.

Credo che la radice di questa tentazione sia il bisogno di possesso. Infatti nel possesso noi ci sentiamo rassicurati, protetti, abbiamo l’illusione di avere la vita sotto controllo. Avere denaro ci fa sentire padroni della vita, ma questa è solo un’illusione.

Mettere Dio al centro significa recuperare una libertà che solitamente le cose materiali ci tolgono. Ovviamente questo è facile a dirsi se ogni giorno abbiamo da mangiare o se quando abbiamo freddo abbiamo una coperta che ci copre.

Ma la povertà che il Vangelo elogia non consiste nella mancanza di quelle cose che rendono degna la vita di una persona. Quel tipo di povertà è assenza di giustizia, non beatitudine.

La povertà a cui il Vangelo ci invita è quella di non far dipendere più la nostra vita dal semplice possesso delle cose, e dal comprendere che si è felici per ciò che si è e non per ciò che si ha. Solo il Signore ci rivela chi siamo, e ci aiuta a riconciliarci con il verbo essere. Chi non sa chi è, e non si accetta per ciò che è, cerca nel verbo avere la soluzione.

Molte cose che qui chiamiamo fama e fortuna, davanti a Dio sono solo maschere e apparenze che alla fine lasciano solo molta infelicità e vuoto. 

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