La paura peggiore di tutte, quella di morire: Chiara Amirante ci spiega come affrontarla e superarla dopo averla vissuta sulla propria pelle. Lo fa nel suo ultimo libro “La forza dello spirito. La chiave per una gioia piena" (edizioni San Paolo).
La fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti svela nel libro di essersi «“abituata” in quanto da molti anni ormai la mia salute è sempre più precaria. Con la pandemia però, anch’io ho dovuto farci i conti ancora più del solito».
La paura della maschera
Chiara Amirante ricorda che durante la pandemia ha avuto una paura ancora maggiore di quella di morire: cioè portare la cosiddetta Cpap, per diversi giorni, per riuscire a respirare. Si tratta di una maschera rigida da applicare al volto che soffia aria a pressione per aiutare la respirazione, specialmente notturna, e che rende molto difficile dormire. «In diversi, infatti, me l’avevano descritta come uno “strumento di tortura” insopportabile».
Risvegli notturni
Questo problema si è posto dopo che Chiara ebbe sospetto covid e una saturazione del sangue sempre più bassa. «Già da diversi anni - rivela la scrittrice - mi capitava spesso di svegliarmi la notte con la sensazione di morire: di frequente mi svegliavo con una bruttissima fame d’aria, con la terribile sensazione di soffocare».
Un dolore acuto
Altre volte, prosegue nel libro, «mi svegliava un dolore simile a una pugnalata in pieno cuore per cui spesso mi pareva proprio di avere un infarto in corso, visto che oltre a sentire un dolore molto acuto in sede cardiaca che si irradiava anche al braccio sinistro e alla carotide, avevo anche un forte senso di oppressione al torace e spesso sudavo freddo».
La cardiomiopatia
In passato aveva fatto qualche accertamento, convinta di avere avuto l’infarto, ma le era stato detto che questi sintomi identici all’infarto, erano piuttosto correlati a una cardiomiopatia da stress (detta anche sindrome del cuore infranto) e alla mia fibromialgia, che aveva raggiunto uno stadio avanzatissimo causando dolori acuti di ogni tipo, resistenti a ogni antidolorifico compresa la morfina.
La polisonnografia
Quando Chiara Amirante ha deciso di fare un ulteriore esame, la polisonnografia, per verificare se soffrivo di apnee notturne, ha ricevuto una brutta sorpresa. Aveva mediamente un’apnea ogni minuto, e considerato il suo cuore, aveva un altissimo rischio di subire un ictus o un infarto da un momento all’altro.
“Tutte le notti”
«Subito il medico mi ha detto che la situazione era particolarmente grave e pericolosa: ero ad alto rischio di infarto e di ictus. Così è ricominciata l’ennesima via crucis dei mille professori che bisognava sentire, mille accertamenti…(…) Mi hanno detto che avrei dovuto portare ogni notte a vita la Cpap... non potevo crederci! Proprio quell’arnese che più temevo rispetto al Covid sarebbe dovuto diventare TUTTE LE NOTTI il mio “salvavita”!».
Una terribile depressione
La fondatrice di Nuovi Orizzonte confessa ai lettori che è stato «un periodo davvero pesantissimo e credo che senza l’aiuto dello Spirito Santo sarei sprofondata in una terribile depressione o quanto meno sarei andata fuori di testa».
Lo Spirito Santo
Tornando alla paura della morte, continua Chiara Amirante, «devo dire che, nonostante la gravità delle nuove notizie ricevute, grazie allo Spirito Santo ho avvertito una grazia speciale. L’istinto di sopravvivenza è fortissimo in tutti proprio perché ci permette di evitare ciò che costituisce una minaccia per la nostra vita, ma incredibilmente, nonostante la situazione fosse tutt’altro che rassicurante per me, devo dire che in tutto questo periodo non ho mai provato la paura di morire. Ero molto più preoccupata per le tante persone a cui voglio un mondo di bene, che per me».
Gesù e Nicodemo
Cosa ha aiutato Chiara Amirante a superare la paura di morire? La bellissima esperienza che Gesù spiega durante l’incontro con Nicodemo.
Gesù rivolgendosi a Nicodemo dice: «Se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv, 33). Non può vedere il regno di Dio?! Giustamente Nicodemo replica: «Scusa, come faccio a rinascere? Mica posso rientrare nel grembo di mia madre» (cfr. Gv 3, 4). E Gesù spiega: «Se uno non nasce da acqua e Spirito non può entrare nel Regno di Dio» (Gv 3, 5). Prima dice “vedere”, poi dice “entrare” nel Regno di Dio. «Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito» (Gv 3, 6).
“Rinasciamo nello spirito”
Ecco, dice Chiara, «l’esperienza che facciamo grazie allo Spirito Santo e nel chiedere lo Spirito Santo, è che “rinasciamo nello spirito”, i nostri occhi si “aprono e vedono” il Regno di Dio. Lo vedono già su questa terra. Alcuni dicono: “Ma voi cristiani siete degli illusi, credete in ciò che non vedete”. No! Lo Spirito Santo ti permette di vedere, di fare l’esperienza (con i sensi dello spirito) del Regno di Dio, per cui non è più un atto di fede, è una certezza».
Pace e panico
«Proprio questa luce, questa certezza - evidenzia la fondatrice di Nuovi Orizzonti - mi hanno aiutato a non perdere la pace in una situazione in cui c’era da andare in panico ogni tre secondi, perché mi sentivo continuamente a rischio di morte».
Il paradiso quaggiù
Se uno rinasce dall’alto, vede il Regno di Dio. «Questa esperienza, quella del paradiso che ti attende - conclude Chiara Amirante - puoi farla già quaggiù. Già vivendo qui, grazie allo Spirito puoi vedere il Regno come una cosa splendida. È chiaro che nessuno è masochista: io amo tantissimo la vita. Quindi, passare per quella porta stretta della morte fa sempre un po’ di timore. Però possiamo anche pensare: “Che bello, c’è una patria meravigliosa che ci aspetta! Ed è molto più bella di questa che già abitiamo qui, su questa terra”. Pensare questo ti dà la pace, anche in una situazione davvero da incubo».