Vangelo di Mercoledì 2 Novembre (Commemorazione dei defunti)
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
(Giovanni 6,37-40)
La morte è il grande muro contro cui tutti noi ci scontriamo. In essa non sperimentiamo semplicemente l’idea che la nostra vita finisca in maniera definitiva, ma anche il realizzarsi della nostra più grande paura: restare soli in maniera radicale. Gesù nel Vangelo di oggi usa un’immagine significativa proprio riguardo a questo: non perdere nulla di ciò che tiene stretto tra le sue mani.
La fede è sentirsi nella mani di Qualcuno di cui si ha fiducia che non mollerà la presa soprattutto quando tutto il resto verrà meno. Prima ancora che credere nella resurrezione ognuno di noi deve poter credere che nel momento stesso della morte non siamo soli.
Gesù è entrano nella storia perché nessuno possa più dirsi solo, anche nell’ultimo istante della propria vita. La resurrezione è ricordarci che il nostro destino non è la morte ma la vita, una vita completamente diversa da quella che abbiamo conosciuto.
Così come il chicco di grano muore e dà vita alla spiga così la nostra vita che finisce dà inizio a qualcosa di inimmaginabile rispetto a ciò che conosciamo della vita stessa.
Non serve esercitarci con la fantasia, ma serve coltivare una grande fiducia nel mistero di questo destino che già si muove dentro di noi. Infatti la vita eterna non inizia dopo, ma è già all’opera dentro di noi. Si tratta di capire se la stiamo assecondando oppure no.