Sapevate che la straordinaria iniziativa degli Alcolisti Anonimi è nata con con l'aiuto fondamentale di una suora cattolica?
No, non si tratta di un'iniziativa specificatamente cattolica, perché gli AA non sono legati ad alcuna religione in particolare, ma nei suoi primi anni i cattolici hanno svolto un ruolo decisivo nel consolidamento di quest'opera, e una delle figure chiave tra loro è stata suor Ignazia Gavin, S.C. (1889-1966), una religiosa dell'Ohio (Stati Uniti).
La suora ha aiutato il dottor Robert H. Smith, co-fondatore degli Alcolisti Anonimi, a combattere l'idea sbagliata per cui l'alcolismo era “solo un difetto morale” e non una vera malattia - spirituale, mentale e fisica.
Nel 1951, di fatto, la scrittrice Katherine Neuhaus Haffner ha registrato al riguardo:
L'infanzia di Bridget, la futura suor Ignazia
Il nome di Battesimo della futura suor Ignazia era Bridget Della Mary Gavin. Era una dei tre figli di una coppia di contadini irlandesi.
Secondo la sua biografa, Mary Darrah, Bridget ha nutrito fin da piccola una “cruda compassione” per gli alcolisti.
“Ogni volta che vedevo una persona sotto l'influsso dell'alcolismo mi si spezzava il cuore. Cercavo di offrire eterna riparazione al Sacro Cuore di Nostro Signore per compensare quell'offesa alla Sua Divina Maestà”, ha scritto la religiosa.
Nel 1896, i Gavin emigrarono dall'Irlanda a Cleveland, in Ohio, una città industriale con una cospicua popolazione operaia, e in cui l'alcolismo era un problema di enormi proporzioni. In questo contesto, vari parroci creavano gruppi di astinenza, e i giovani facevano una specie di “promessa” di non bere.
La chiamata alla vita religiosa
Bridget voleva diventare suora, ma la madre si opponeva. Studiò in scuole cattoliche, e dava lezioni di musica. Arrivò anche a fidanzarsi.
Nel 1914, però, riuscì a entrare nella congregazione delle Suore della Carità di Sant'Agostino, che amministrano scuole e ospedali in tutto l'Ohio.
A 25 anni, considerata una “vocazione tardiva” per gli standard dell'epoca, professò i voti religiosi e adottò il nome di Ignazia in onore di Sant'Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, che ammirava profondamente e di cui apprezzava molto gli insegnamenti spirituali, in particolare il concetto di “amare con atti concreti”.
Nel corso degli anni, la religiosa diede lezioni di musica nelle scuole dell'Ohio, fino a quando, nel 1933, ebbe un grave collasso fisico e mentale che quasi la uccise. Il suo medico le disse che non avrebbe potuto continuare a insegnare musica con tanta pressione.
Il lavoro in ospedale
A seguito di quell'episodio, accettò un posto di lavoro più tranquillo come responsabile delle ammissioni nell'Ospedale di St. Thomas ad Akron, fondato dalla sua congregazione nel 1928.
Fu in ospedale che conobbe il dottor Robert Holbrook Smith, o Dr. Bob – alcolista allontanato dagli ospedali più prestigiosi della regione. Entrambi prepararono il terreno all'accettazione generalizzata del fatto che l'alcolismo è una malattia che richiede un trattamento ospedaliero. Insieme, lavorarono in questo settore per più di dieci anni, fino alla morte del medico nel 1950.
Già nel 1934, suor Ignazia aveva iniziato a prendersi cura degli alcolisti in modo privato, con l'aiuto di un giovane stagista, il dottor Thomas Scuderi. La suora cercava di trattare gli alcolizzati dal puinto di vista sia medico che spirituale, un campo fino a quel momento inesplorato. In un'epoca in cui gli alcolisti cronici venivano regolarmente inviati negli ospizi, suor Ignazia capiva che avevano bisogno di un trattamento che non si limitasse ai meri farmaci.
Altri medici – e altre suore – intanto agivano nello stesso modo. In generale, gli ospedali mostravano “poco entusiasmo” al momento di accogliere le persone che bevevano troppo.
L'“Angelo degli AA”
Nel 1935, il dottor Smith e Bill Wilson, che lavorava a Wall Street, fondarono gli Alcolisti Anonimi come programma di rigenerazione morale e spirituale. Lavorando con loro, suor Ignazia aprì il primo centro di trattamento ospedaliero per alcolizzati, considerato un modello storico per molti programmi di trattamento chimico negli Stati Uniti.
Pur essendo di corporatura piccola e fragile, la suora aveva “un'intensità che superava le sue altre caratteristiche”, come ha scritto la sua biografa, aggiungendo:
“L'angelo degli AA era una donna forte ed empatica, che trovava l'aspetto positivo in tutte le situazioni ed era decisa a rendere il mondo migliore di quello che aveva trovato. Ignazia aveva tutto il carisma di un'anima amica”.
Non sono mancati pazienti che hanno offerto testimonianze forti come “Mi ha salvato la vita”, “Ho trovato Dio grazie a lei” o “Mi ha dato amore quando in me non c'era nulla da amare”. Quell'amore, però, era anche esigente: astinenza totale da alcool e droghe, riconoscimento del fatto che abbiamo bisogno di un potere superiore, impegno con il programma degli AA e sostegno a chi era ancora alcolizzato.
Cura di corpo, mente e anima
Ignazia vedeva un chiaro parallelismo tra gli scritti di Sant'Ignazio di Loyola e i Dodici Passi degli AA. Portava spesso con sé un compendio dei pensieri del santo fondatore e una copia de L'Imitazione di Cristo, classico della spiritualità cattolica scritto nel XIV secolo. Distribuiva copie di entrambi ai pazienti già nei primi giorni di trattamento, ma sapeva accogliere anche chi non era cattolico. A un paziente protestante disse:
“L'importanza della nostra religione sta nel fatto di aiutare le persone che ci circondano a trovare il paradiso. Nella sua essenza, il cattolicesimo non è distante quanto crede dalle convinzioni dei nostri fratelli separati. L'amore riesce a superare qualsiasi ostacolo”.
Nel 1952, suor Ignazia aprì il Rosary Hill Solarium a Cleveland, in cui lavorò per 14 anni. Nel corso della sua vita, si stima che circa 15.000 alcolisti siano stati affidati alle sue cure. Come frutto del suo ministero, un autore ha scritto che “il mondo degli alcolisti è cambiato”.
Suor Ignazia è morta il 1° aprile 1966 a 77 anni. La folla che ha partecipato alla sua veglia funebre è stata tale che le suore hanno servito più di 6.000 tazze di caffè. Al funerale, celebrato nella cattedrale di Cleveland, non c'era spazio sufficiente per tutti.
In quell'occasione, qualcuno ha affermato: