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3 storie per restituirci l’amore per l’Eucaristia

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Claudio De Castro - pubblicato il 26/10/22
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Aneddoti con protagonisti i bambini per comprendere l'importanza dell'Eucaristia nella nostra vita cristiana

I bambini, con la loro purezza di cuore e anima, sono in genere grandi maestri. Se li ascoltiamo attentamente possono offrirci grandi lezioni.

1 “Lo voglio anch'io”

Ieri, nella Messa domenicale, durante la Comunione una bambina molto piccola si è fermata vicino al sacerdote. Non si muoveva. Guardava attentamente come per dire: “Dai a tutti questo. Lo voglio anch'io”.

Alla fine della distribuzione della Santa Comunione, padre Manuel si è chinato gentilmente davanti a lei benedicendola, e le ha detto qualcosa che non sono riuscito a cogliere bene. La bambina ha sorriso ed è tornata al suo posto con la mamma.

Sapeva che stava accadendo qualcosa di importante, anche se alla sua età non lo comprendeva, e voleva partecipare.

Mi ha fatto ricordare altri due eventi distanti ma simili. Mi sono sembrati meravigliosi, e mi piacerebbe condividerli con voi.

2 Se Dio è così grande, come può entrare nel tabernacolo?

Padre Pablo, un sacerdote spagnolo che seguo su Twitter @PadrePich, ha pubblicato qualche giorno fa un'esperienza simpatica che ha avuto come protagonista un bambino del catechismo.

Gli ho scritto: “Fantastico! Quanto è splendida la curiosità dei bambini, che ti permette di rivelarci la grandezza di Dio, per il quale nulla è impossibile. Me lo regali? Vorrei usarlo in uno scritto. È semplice e molto profondo”. Ha risposto immediatamente: “Tutto tuo!”

Ecco la storia:

Se ci pensiamo, la domanda infantile ha molto senso, e ci insegna a vedere delle verità della nostra fede a volte dimenticate: nulla è impossibile a Dio.

3 Che cos'è? A cosa serve?

Qualche anno fa, una domenica stavo partecipando alla Messa delle 18.00 nel Santuario Nazionale del Cuore di Maria.

Ero seduto in uno dei banchi vicini alla porta d'uscita, alla fine. Quel giorno è accaduto qualcosa di simile alla prima storia che ho condiviso.

Mentre padre Lamberto Picado distribuiva la Santa Comunione, un bambino molto piccolo si è messo vicino a lui di fronte all'altare e gli parlava.

Essendo distante non riuscivo a capire cosa dicesse, ma si notava che era molto curioso e poneva tante domande. Dopo un po' la mamma è andata a prenderlo per riportarlo al suo posto.

Quando il buon padre Lamberto stava per terminare la Messa con la benedizione finale, si è fermato per qualche momento, si è avvicinato al microfono e ci ha detto:

“Devo dirvi qualcosa. Sicuramente molti di voi si sono resi conto che mentre distribuito la Sacra Comunione un bambino molto piccolo mi si è avvicinato e ha iniziato a parlarmi. Era molto curioso, quella curiosità infantile che è sana e pure e che agli adulti può insegnare molte cose.

Quel bambino guardava l'Ostia bianca e mi ha chiesto: 'Che cos'è? A cosa serve? Puoi darla anche a me?'”

In che modo comunicarci ci cambia?

Pensiamo un po' alle parole del piccolo. Che cos'è? Quando riceviamo il Corpo di Cristo, Cristo Eucaristia, siamo consapevoli di Chi stiamo ricevendo?

Lo riceviamo per routine, perché altri fanno la Comunione, perché la gente veda che partecipiamo, o lo facciamo con profonda pietà e amore per Gesù che viene a dimorare in noi?

La seconda domanda del bambino, che ringrazio per il suo interesse per le cose di Dio, non può lasciarci indifferente: a cosa serve?

Ponetevi questa domanda: a cosa mi serve comunicarmi? Come mi cambia? Se ci pensate un po', capirete che quel bambino ci ha dato l'opportunità di riflettere seriamente e di offrire una vera catechesi.

Fatelo a casa e quando state per addormentarvi. Prima dell'esame di coscienza, interrogatevi sul momento in cui vi siete comunicati: che cos'è? A che serve?

Caro lettore, ora tocca a te. Prima di comunicarti, chiediti “Cos'è? A cosa serve?”

Ti aiuterà ad avere la certezza che ricevi il Figlio di Dio vivo, ti farà capire il dono straordinario che ci viene offerto in ogni Eucaristia e Chi è che ci aspetta ogni giorno nascosto, prigioniero d'amore, nel tabernacolo.

Dio ti benedica!

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