Sono tanti i fronti che, almeno mediaticamente, sono già stati aperti contro la neoministra Eugenia Roccella sin dalla nomina e perfino nel giorno del giuramento del Governo presieduto da Giorgia Meloni.
Le famiglie al centro
Al centro dell'agenda oggi c'è la lotta all'inverno demografico, e la difficoltà delle famiglie con figli di affrontare le sfide della recessione e dell'inflazione: «È importante che la famiglia sia trattata con maggiore equità, senza scaricare sul nucleo familiare, ed in particolare sulle donne, tutto il peso del lavoro di cura, dei figli e delle persone fragili. Noi siamo pronti a mettere in campo nuove idee».
Plauso immediato dal Forum Famiglie, che si era impegnato prima per l'assegno unico e poi per una grande mobilitazione informativa sul tema della denatalità. «Il fatto che vi sia un ministero della natalità e della famiglia è una piccola grande vittoria», dice il Presidente del Forum Gianluigi De Palo, che aggiunge: «Io durante la campagna elettorale avevo proposto che la Natalità fosse messa come delega al ministero dell’Economia. Sono sicuro però che Eugenia Roccella saprà incidere sull’inverno demografico anche se il suo ministero è senza portafoglio».
Da radicalmente abortista, a radicalmente pro-life
Sul tema, delicatissimo, dell’aborto la ministra - che ha personalmente una posizione molto netta e contraria e in campagna elettorale ha detto «L’aborto non è un diritto» - ha risposto ai cronisti che la interpellavano: «Non è roba mia, chiedetelo al ministro della Salute». Anche alla richiesta di rilasciare qualche dichiarazione alla comunità Lgbtq, Roccella ha risposto: «Lasciamo stare».
A guardare la storia personale della ministra non si può non pensare alla più classica delle conversioni paoline. In gioventù Eugenia Roccella, figlia di uno dei fondatori del Partito Radicale, Franco Roccella, e della pittrice e femminista Wanda Raheli, aveva addirittura scritto un pamphlet dal titolo inequivocabile: «Aborto: facciamolo da noi». Era il 1975, in quasi cinquant'anni i pensieri cambiano, e molto, specie quelli così - come si dice - radicali.
Negli anni '80 la maturazione che quelle che aveva combattuto stessero portando alla «distruzione dell’individuo». Lascia la politica attiva, diventa editorialista di Avvenire, Foglio e Giornale. All'epoca dei Dico, era il 2007, invece torna in campo, contro i riconoscimenti legali delle coppie omoaffettive, ad organizzare il Family Day. L'anno dopo nel 2008, senza mai prendere tessere di partito, viene eletta con il Pdl e diventa sottosegretaria al Welfare e poi alla Salute. Da quella posizione nel 2009 condusse una battaglia si batté contro l’interruzione di idratazione e alimentazione ad Eluana Englaro (Corriere).
Eutanasia e la polemica con Beppino Englaro
Ascoltato da Repubblica il padre di Eluana, Beppino, ricorda quegli anni, «Nella vicenda di Eluana ha dimostrato una grande limitatezza», e ancora:
E ribadisce come lui e sua moglie abbiano voluto esclusivamente rispettare le volontà espresse da Eluana circa la sua condizione, e di come oggi - per i malati - le condizioni di scelta siano diverse rispetto alla figlia: «Oggi l'Eluana di turno ha gli strumenti per non farsi incastrare da un medico o da un magistrato. Le basta dire "No grazie" all'offerta terapeutica. "Lascia che la morte accada", questo era la volontà di Eluana, sin da subito improntata alla chiarezza. Non ci ha chiesto di accendere ceri, ma di darle voce».
Dal canto suo, proprio questa estate, in piena campagna elettorale, la ministra Roccella aveva ribadito la sua posizione sul tema dell'eutanasia: