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Il patriarca ortodosso russo ammette che la guerra “non può essere santa”

RUSSIA
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John Burger - pubblicato il 21/10/22
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Kirill continua però a sostenere Vladimir Putin e a considerare la sua invasione una giusta difesa dei Russi nel Donbass

Il patriarca ortodosso russo di Mosca ha ammesso che la guerra “non può essere santa”.

In un incontro con il segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC), p. Ioan Sauca, Kirill, patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ha affermato di non credere che una Chiesa o un cristiano possa prendere posizione a sostegno di guerre e omicidi, e che le Chiese “sono chiamate ad essere operatrici di pace e a difendere e proteggere la vita”, riferisce un resoconto del WCC.

“La guerra non può essere santa”, ha affermato il leader ortodosso russo.

Kirill, che di recente ha detto che Dio ha posto Putin al “timone del potere, per poter svolgere un servizio di particolare importanza e grande responsabilità per la sorte del Paese e del popolo affidato alle vostre [cioè sue, n.d.t.] cure”, ha ricevuto p. Sauca, sacerdote ortodosso rumeno, e una delegazione del WCC il 17 ottobre nella residenza patriarcale del Monastero di San Daniele a Mosca. I due hanno discusso di come le Chiese siano chiamate ad essere operatrici di pace. 

“Apprezzo che sia venuto in Russia in questo momento difficile per incontrare me e il mio popolo e parlare delle difficili relazioni internazionali che viviamo e che dobbiamo affrontare oggi, che influenzano naturalmente anche le nostre relazioni interecclesiali”, ha detto Kirill, che ha rappresentato il Patriarcato di Mosca al WCC a Ginevra dal 1971 al 1974. 

P. Sauca ha spiegato che la delegazione del WCC aveva un mandato dal comitato centrale dell'organizzazione per visitare le Chiese membro del WCC con “ferite sanguinanti”. Queste visite hanno incluso il Medio Oriente - Siria, Libano, Israele e Palestina -, poi l'Ucraina e ora la Russia. 

“Lei è consapevole delle preoccupazioni” che le Chiese membri del CEC hanno riguardo alla guerra tra Russia e Ucraina, ha detto p. Sauca, “e delle nostre dichiarazioni che condannano la guerra e la violenza che abbiamo espresso nei nostri organi di governo - dichiarazioni elaborate con la partecipazione di delegati della Chiesa Ortodossa Russa”.

“La ragione per venire qui è vedere cosa possiamo fare insieme per costruire ponti di pace e riconciliazione e fermare lo spargimento di sangue e il pericolo di una conflagrazione nucleare”, ha aggiunto p. Sauca. 

Far conoscere la propria posizione

Il sacerdote ha detto a Kirill che sarebbe stato “molto utile” ripetere una dichiarazione precedente del patriarca riguardo alla guerra tra le forze ucraine e i separatisti sostenuti dalla Russia nelle regioni ucraine orientali di Donetsk e Luhansk (il Donbass) a partire dal 2014.  In quella dichiarazione, Kirill aveva esortato le parti in guerra a “fermare lo spargimento di sangue, fermare le uccisioni, fermare la distruzione delle infrastrutture, cercare la pace e la riconciliazione”.

Ripetere ora questa dichiarazione ora, ha detto p. Sauca al patriarca, “chiarirà qual è la sua posizione personale per la guerra”.

Un resoconto del Patriarcato di Mosca sull'incontro con il WCC ha riferito che Kirill ha dato la colpa della guerra all'Ucraina.

“Stiamo tutti attraversando momenti difficili, direi critici, a causa di alcuni conflitti, tra cui quello riguardante l'Ucraina”, ha detto Kirill al suo visitatore. “Otto anni fa ci sono stati primi bombardamenti ucraini sul Donbass. Case distrutte, forti perdite - questa è la realtà. Più di 2 milioni di rifugiati della zona hanno trovato asilo in Russia. Personalmente, in quegli anni ho scritto tre lettere alle autorità politiche e religiose del mondo, incluso il WCC, e ho chiesto di intervenire per risolvere i problemi attraverso il dialogo e la mediazione ed evitare omicidi e distruzioni. Non ho ricevuto risposte concrete, e queste richieste sono state accolte con un silenzio totale. Nonostante questo, la mia speranza era ed è ancora che come Chiese dobbiamo andare oltre la logica e l'interesse dei politici e cercare la pace giusta”.

Lotta metafisica

Il patriarca, considerato uno stretto alleato di Putin, ha tenuto un sermone il 6 marzo, meno di due settimane dopo l'invasione dell'Ucraina del 24 febbraio, dicendo che l'Ucraina era impegnata nello “sterminio” dei lealisti russi nel Donbass e suggerendo che alcuni dei separatisti stavano soffrendo per il loro “rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che sono offerti oggi da coloro che rivendicano il potere mondiale”. Un esempio di questi valori, ha affermato, è la richiesta dell'Occidente che i Paesi tengano parate dell'orgoglio gay per unirsi al loro club globale di Nazioni.

“Siamo entrati in una lotta che ha un significato non fisico, ma metafisico”, ha aggiunto.

Anche se ha ammesso con p. Sauca del WCC che non c'è Chiesa o cristiano che possa sostenere guerre e omicidi, il leader ortodosso russo ha detto che quando ci si deve difendere “le cose sembrano diverse”, ha riferito il WCC. “Nella nostra storia cristiana abbiamo tanti esempi”, ha commentato il patriarca. “Come operatori di pace, tuttavia, dobbiamo compiere ogni sforzo per portare la pace attraverso il dialogo ed evitare qualsiasi conflitto o violenza”.

Kirill ha aggiunto che i tempi in cui viviamo oggi sono molto difficili, ma che queste difficoltà non provengono dalle Chiese, “quanto dal contesto politico, e questo contesto costituisce oggi un estremo pericolo”.  

Le Chiese “non devono gettare benzina sul fuoco”, ha aggiunto. “Al contrario, dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per spegnere quel fuoco. A questo riguardo, il Consiglio Mondiale delle Chiese ha una funzione molto importante”.

Tra gli altri che hanno partecipato all'incontro c'erano il metropolita Anthony di Volokolamsk, presidente del Dipartimento del Patriarcato di Mosca per i Rapporti Ecclesiali Esterni, e p. Mikhail Gundyaev, rappresentante del Patriarcato di Mosca al WCC e presso le organizzazioni internazionali a Ginevra.

Oltre a una conversazione pubblica, Kirill e Sauca hanno avuto un incontro privato per discutere questioni legate alla fede ortodossa.

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