Braccio di ferro in vista tra vescovi cattolici della Russia e Vladimir Putin. Gli alti prelati chiedono di dare la possibilità ai russi di non andare in guerra, facendo valere il diritto dell’obiezione di coscienza. E’ questo uno dei passaggi più significativi dell’ultimo documento della Conferenza Episcopale Russa sulla guerra in Ucraina. Il documento si rivolge a Putin, che invece ha dato avvio alle manovre per l’utilizzo di 300mila riservisti nel conflitto con l’Ucraina.
I vescovi e la “giusta” guerra
I vescovi russi si dicono consapevoli della necessità per i governi, in determinate situazioni, di ricorrere all’utilizzo delle armi e di chiedere ai cittadini di compiere il proprio dovere per la Patria e per il bene comune, precisando: «Quanto affermato è vero se l’azione militare è indirizzata a porre fine al conflitto nel più breve tempo possibile e ad evitare il moltiplicarsi delle vittime».
Cosa dice il Catechismo?
Il documento, inoltre, indica come testi di riferimento per la comprensione di questo passaggio del testo il paragrafo III dell’Articolo 5 del Catechismo della Chiesa cattolica (2302-2317), che ammette il ricorso alla guerra solo per la legittima difesa e solo nel caso in cui si verifichino ulteriori determinate condizioni.
E cosa è scritto nella Costituzione russa?
A tal proposito, la Conferenza episcopale sottolinea che la decisione ultima sulla partecipazione o meno ad azioni belliche da parte del singolo cittadino è una questione che riguarda la dimensione sacra della sua propria coscienza. Ricorda altresì che sia l’insegnamento della Chiesa cattolica (Catechismo, §2311) che il terzo comma dell’articolo 59 della Costituzione della Federazione Russa tutelano chi per questioni di coscienza e di credo religioso ricusa l’utilizzo delle armi (lazione.it).
Così è stata negata l’obiezione di coscienza
Il richiamo avviene dopo la comunicazione ufficiale del 25 settembre sul portale governativo «Ob"jasnjaem.ru», servizio che risponde alle domande più frequenti dei cittadini russi, che ha dichiarato l’impossibilità durante la mobilitazione di prestare un servizio alternativo alla comunità per i cittadini obiettori di coscienza, negando di fatto un’opzione legale diversa dall’invio al fronte di quanti sono stati chiamati alle armi nella fase attuale di mobilitazione parziale.
Preti ortodossi chiamati alle armi
Per quanto riguarda i religiosi cattolici, la Conferenza Episcopale ha ricordato che la loro partecipazione alla guerra è categoricamente vietata, tanto dalla Tradizione della Chiesa dei primi secoli, quanto dalle convenzioni internazionali in vigore.
Secondo informazioni pervenute all’Agenzia Fides, sono stati convocati negli ultimi giorni presso i commissariati militari diversi sacerdoti ortodossi russi, il cui mancato arruolamento non è stato motivato sulla base del loro status di religiosi, ma facendo riferimento a altri requisiti incompatibili con le direttive ricevute sinora dagli uffici di reclutamento.
Perché i vescovi hanno scritto questo documento?
Come pastori – spiega l’arcivescovo Paolo Pezzi, metropolita delle Madre di Dio a Mosca, che firma il documento a nome della Conferenza episcopale russa – «l’annunciata mobilitazione parziale ci ha richiesto di non restare in silenzio, perché tra i fedeli, nel clero, dai religiosi, è forte la richiesta su come comportarsi, come muoversi».
Si è tornati a un documento comune dopo sei mesi dall’inizio del conflitto, continua monsignor Pezzi, perché c’è «una crescente preoccupazione e di una forte diminuzione della fiducia e della speranza che questo conflitto possa finire in tempi brevi».
“Appello al cuore”
Nel documento, i vescovi russi hanno evidenziato gli appelli continui per la pace del Papa. «Abbiamo voluto innanzitutto fare appello al cuore perché gli interventi del Papa non sono solo per i potenti di questo mondo ma vengono indirizzati a ogni uomo - afferma Pezzi -. Noi sappiamo bene che quello che può cambiare il cuore è lo stesso che può cambiare i destini dei popoli».
Per questo, «abbiamo richiamato il necessario appello alla coscienza, che è il luogo dove l’uomo giudica, prende le decisioni, in cui, come dice Gesù, può esserci tutto il male umano, male che va innanzitutto stanato, ripulito, messo allo scoperto».