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Suor Norma Pimentel: “Vai a letto stanco per aver fatto il bene”

Sister Norma Pimentel Executive Director of Catholic Charities of the Rio Grande Valley
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Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 19/10/22
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Intervista esclusiva a suor Norma Pimentel, Missionaria di Gesù e direttrice esecutiva di Catholic Charities della Valle del Rio Grande, nella diocesi di Brownsville, Texas. Secondo la rivista Time, è una delle 100 persone più influenti al mondo

“Non lasciar passare neanche un momento della tua vita senza buttarti davvero per fare tutto il possibile per vivere quella presenza di Dio che porti nel cuore facendo del bene agli altri. Come dice il Santo Padre, vai a letto stanco per aver fatto il bene”.

Suor Norma Pimentel ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui un messaggio del Papa in cui la ringrazia per il suo lavoro a favore dei più poveri e bisognosi, particolarmente importante per via della quantità di migranti, bambini e famiglie che ogni giorno attraversano il confine settentrionale del Messico per cercare di raggiungere gli Stati Uniti. 

Sono ancora vive le immagini di bambini centroamericani e messicani rinchiusi in gabbie di metallo al confine settentrionale. Ci sono, però, anche gesti di umanità, come ha riferito suor Norma Pimentel ad Aleteia.

Sister-Norma-Pimentel-AFP

Famiglie che fuggono

“Vedo famiglie che si trovano in circostanze difficili e sprofondano in una sofferenza orribile. In mezzo a tutto questo, ci sono anche persone che aprono le porte del loro cuore agli immigrati”, ha affermato.


Come direttrice esecutiva di Catholic Charities della Valle del Rio Grande, al confine tra
Stati Uniti e Messico, suor Norma vede fino a 800 migranti ogni giorno arrivare al suo centro, spesso la loro prima fermata dopo essere stati liberati dall'Ufficio per le Dogane e la Protezione della Frontiera degli Stati Uniti.

Lì, la religiosa dei Missionari di Gesù e il suo staff li aiutano a organizzare il resto del loro viaggio verso le destinazioni finali e forniscono loro abiti nuovi, un pasto caldo e una doccia. Oltre 150.000 migranti hanno varcato finora le porte del loro ministero.

L'ufficiale samaritano 

Suor Norma racconta anche una vicenda che ha testimoniato di recente nel suo apostolato e che l'ha toccata molto:

“Un padre di famiglia attraversa la frontiera con la moglie e il figlio piccolo. La pattuglia di frontiera lo ferma, lo processa. L'ufficiale guarda i piedi di questo padre, che è scalzo, e sono totalmente distrutti, con vesciche e sangue, e in pessime condizioni.

L'ufficiale chiede al padre di famiglia: 'Che ti è successo? Perché hai i piedi in quelle condizioni?' E il padre risponde all'ufficiale: 'Abbiamo camminato per giorni e giorni e non avevo le scarpe'. Vedendolo con i piedi sanguinanti, l'ufficiale scoppia in lacrime.

Non perde tempo, va in macchina, tira fuori dal bagagliaio delle scarpe da ginnastica e le dà all'uomo: 'Mettitele subito'. E non solo, si toglie le scarpe per prendere i calzini e gli dona anche quelli. Dopo avergli medicato i piedi feriti, il padre indossa le scarpe da ginnastica e regala all'ufficiale l'unica cosa che ha da offrire in quel momento: un sorriso languido ma sincero.

Forse il primo in giorni di traversie. Non comprendiamo la dimensione di quella sofferenza finché non vediamo dei piedi distrutti. Questo ci fa aprire il cuore e donare quello che abbiamo.

Credo che sia solo un esempio tra migliaia che vediamo qui alla frontiera di persone che soffrono e di altre che si commuovono e aiutano chi ha meno di loro”, ha affermato suor Norma, nata il 1° luglio 1953 a Brownsville, in Texas, dov'è cresciuta e vive attualmente.

Suor Norma e i suoi quattro fratelli sono figli di immigrati messicani – la madre di Matamoros, vicino alla frontiera con gli Stati Uniti, e il padre del Chiapas, vicino alla frontiera del Guatemala –, e sono cresciuti andando e venendo tra Texas e Messico.

La sua congregazione, quella dei Missionari di Gesù, le ha instillato la devozione per il servizio ai migranti.

L'esclusione dei migranti è “ripugnante”

Nell'omelia della Messa di canonizzazione dell'italo-argentino Artemide Zatti e dell'italiano Giovanni Battista Scalabrini, che nella loro vita si sono occupati dei migranti, Papa Francesco ha sottolineato che “l’esclusione dei migranti” “è schifosa, è peccaminosa, è criminale”.

“È vero”, dice suor Norma. “Quando vediamo come soffre l'immigrato, come viene rifiutato e come abusiamo della sua presenza sbagliamo. Dobbiamo difendere la vita degli immigrati, che è degna e sacra”.

“Le parole del Santo Padre sono molto adatte alla realtà che si sta vivendo attualmente. Dobbiamo stare veramente male per non dare una risposta migliore agli immigrati. E invece ci approfittiamo di loro”. La suora ha chiesto che “i Governi diano risposte adeguate per accogliere e proteggere ogni essere umano”.

“I bambini sono vittime perché si rubano loro il futuro e il presente, il bello della loro infanzia. Commettiamo un errore non difendendoli. È nostra responsabilità, dobbiamo difendere la vita, soprattutto delle creature che soffrono”.

“E questi bambini che sono stati separati dai loro genitori meritano che troviamo soluzioni per riunirli alle loro famiglie”.

Sister Norma Pimentel Executive Director of Catholic Charities of the Rio Grande Valley

Aprire le porte del cuore

“Il Papa ci dice anche che non aprire le porte agli immigrati significa mandarli nei campi di concentramento, dove vengono sfruttati e venduti come schiavi”. 

“Le famiglie che arrivano in gran numero qui al confine sono disperate, perché pensano che sia l'unica protezione che possono trovare, lasciare il Paese e dare ai loro figli una vita migliore fuori. Queste famiglie corrono dei rischi perché fuggono da uno sfruttamento tremendo”. 

“Il Santo Padre ha ragione, se chiudiamo le porte non hanno altra alternativa e restano esposti a calamità incredibili. Non c'è dubbio sul fatto che siano un popolo sfruttato e abusato, e credo che sia vero che non aprendo le porte, soprattutto del nostro cuore, stiamo negando la vita a tante persone”, dice suor Norma.

Il Papa ha ricordato quattro postulati riguardo a chi, per povertà o violenza, abbandona la propria casa per l'ignoto: riceverli, proteggerli, accoglierli e integrarli.

“Credo che sia fondamentale”, dice la religiosa. “Le comunità di tutto il mondo devono dare risposte di fronte alla realtà del popolo che si mobilita per cercare vita, per cercare protezione. Accoglierli è parte della nostra responsabilità di fronte all'umanità, essere lì gli uni per gli altri. Bisogna dare loro questa opportunità, e quando non lo facciamo non stiamo rispettando questo impegno nei confronti della vita”.

Nel 2015, Papa Francesco ha personalmente ringraziato suor Norma per il suo lavoro con gli immigrati in un incontro virtuale nel centro della città presentato nel programma 20/20 della rete ABC. Nello stesso anno la religiosa è stata nominata una delle cattoliche dell'anno 2015 di Our Sunday Visitor, e ha vinto una nomination al titolo di “Texana dell'anno”.

Nel 2019, dopo aver ricevuto il Premio Suor Margaret Cafferty per lo Sviluppo dei Popoli della Campagna Cattolica per lo Sviluppo Umano dei vescovi degli Stati Uniti, suor Norma, che ha ricevuto anche la prestigiosa Medaglia Laetare dell'Università di Notre Dame e il premio Keep the Dream Alive di Catholic Charities USA, ha attribuito alla preghiera il fatto di tenere i piedi in terra e gli occhi in cielo.

“L'Eucaristia ci dà la forza, la chiarezza per capire e sapere quello che Dio vuole che facciamo. E allora Dio metterà i mezzi, le persone e le ragioni per cui bisogna dare la vita e donarsi per fare del bene a chi ne ha bisogno”.

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