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Il primo ritratto della Madonna? A dipingerlo, fu san Luca

ST LUKE
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Lucia Graziano - pubblicato il 18/10/22
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La tradizione nasce nell’Impero bizantino, durante gli anni della lotta all’eresia iconoclasta. I predicatori la utilizzano per dimostrare che l’arte sacra, correttamente utilizzata, è un ausilio prezioso alla predicazione.

Dopo la morte di Gesù, fu san Giovanni a prendersi cura della Madonna; e su questo non c’è dubbio: lo dicono i Vangeli.

Ma, secondo un’antica tradizione, a un certo punto capitò che la Vergine Maria si trovasse a vivere per qualche tempo in compagnia di san Luca e degli altri fedeli che componevano la sua comunità. È abbastanza facile comprendere la genesi di questo pensiero: il Vangelo di Luca è strapieno di informazioni circa la prima infanzia di Gesù. E non solo: il testo descrive con buon grado di dettaglio anche gli eventi vissuti da Maria (e da sua cugina Elisabetta!) nel corso delle rispettive gravidanze. 

Fin dai secoli più antichi, ai fedeli piacque cullarsi nel pensiero che ci fosse la viva voce di Maria dietro questi racconti così dolci e personali. Vale a dire: ci si divertì a pensare a una Madonna ormai anziana che, chiacchierando con quel caro amico che stava componendo il suo Vangelo, scelse di condividere con lui i suoi ricordi più cari, circa i suoi anni di giovane madre.

Sia ben chiaro: si tratta solo di suggestioni, e certo non su quelle che si basa la filologia biblica. Ma intanto, nella tradizione, si cementò pian piano l’idea di una grande amicizia tra san Luca e la Madonna; un’amicizia che spinse la Vergine a donare all’evangelista molte delle sue confidenze… e, come se non bastasse, anche un onore inedito: quello di dipingere il primo ritratto di Maria.

Difendere l’arte sacra ai tempi dell’iconoclastia

La tradizione, che ha evidentemente origini leggendarie, nasce nell’Impero bizantino dell’VIII secolo. Un luogo e un momento suggestivi: proprio in quegli anni, le chiese orientali dovevano confrontarsi con l’eresia iconoclasta, che nutriva un vero e proprio odio nei confronti dell’arte sacra. Alla base, v’era la convinzione che l’abitudine di pregare di fronte alle immagini di Dio e dei santi fosse assimilabile all’idolatria di quei pagani che adoravano le statue delle loro divinità. Forti di questa convinzione, gli iconoclasti credevano a gran voce la distruzione di tutte le opere di arte sacra (e, purtroppo, in alcuni casi si diedero da fare per risolvere personalmente la questione, distruggendo icone di grande pregio). 

Chiaramente, in questo contesto, assumeva grande valore il pensiero della Vergine Maria che posa volontariamente per un ritratto: se la Madonna aveva accettato di far immortalare il suo bel volto, su che basi gli iconoclasti avrebbero potuto sostenere la loro linea di pensiero?

E infatti, la maggior parte delle leggende sorte su questo tema ebbe gran cura nel sottolineare come fosse stata proprio la Madonna a commissionare a san Luca quel ritratto, conscia del conforto che, nei secoli a venire, le future generazioni di cristiani avrebbero provato nel guardare il suo volto. 

Alcune versioni della leggenda aggiungono che, non appena Maria ebbe fatto quella richiesta, un angelo del cielo apparve di fronte a un attonito san Luca per consegnargli tutto il materiale con cui procedere alla creazione del dipinto: un segno piuttosto esplicito della benevolenza con cui Dio guardava a questo slancio artistico.

Talvolta, i testi ci dicono che fu proprio l’angelo a guidare la mano di san Luca nei passaggi più difficili, per correggerne il tratto e migliorare la resa finale. Secondo un’altra versione della storia, san Luca era già a un buon punto del lavoro quando ebbe la sorpresa di svegliarsi una mattina e scoprire che il quadro era stato ultimato nella notte, da una mano evidentemente non umana. Qualche piccola sfumatura là, un chiaroscuro meglio riuscito, qualche dettaglio in più nel panneggio delle vesti: evidentemente, anche Dio aveva voluto dare il suo piccolo contributo per assicurarsi che il ritratto della sua mamma riuscisse al meglio. 

E san Luca – secondo la leggenda – non si separò mai da quel dipinto, che anzi mostrava ai fedeli ogni volta che ne aveva l’occasione, nel corso della sua predicazione. E mentre gli uomini guardavano il bel viso della Vergine, il suo sorriso dolce e il suo sguardo di infinito amore, sentivano i loro occhi inumidirsi per la commozione: immortalata per i posteri su quella tavola di legno, la bellezza materna di Maria parlava a cuori. 

Poi, naturalmente, arrivava la catechesi; ma l’arte, messa al servizio del Vangelo, aveva già dato il suo piccolo contributo.

San Luca il pittore, patrono degli artisti 

Entro il XII secolo, la leggenda di san Luca come ritrattista della Madonna si era già diffusa su tutto il continente. E, nell’Europa occidentale (in particolar modo nelle sue aree settentrionali), diede origine a un topos iconografico a sé stante, rivisitato da un’infinità di pittori. I musei sono pieni di dipinti che raffigurano san Luca al lavoro nel suo piccolo studio di pittore: pennelli in mano, seduto al cavalletto, con la Vergine che sorridente posa per lui (talvolta in carne ed ossa; più frequentemente, tramite un’apparizione attraverso cui Maria si mostra al ritrattista tenendo in braccio il bambinello, secondo lo schema che fu preferito dagli artisti rinascimentali).

Non sorprendentemente, ogni pittore voleva rendere omaggio a quel “collega” che, ormai, era unanimemente considerato il santo patrono degli artisti. E non c’è nemmeno bisogno di dire che, in quelle vesti, san Luca era il testimonial perfetto per nobilitare il lavoro di tutti gli individui che mettono il loro talento al servizio dell’arte sacra: che non è solamente un passatempo per gente creativa che si diletta coi pennelli. Se interpretata cristianamente e riletta agli occhi del Vangelo, l’arte ben si presta a diventare vero strumento di evangelizzazione: e ben lo ricordava la storia di san Luca.

Alla metà dell’Ottocento, il pittore preraffaellita Dante Gabriel Rossetti dedicò al suo patrono una poesia (Saint Luke the Painter, per l’appunto). E la aprì con un ordine perentorio, che idealmente rivolgeva a tutti i suoi colleghi: significativamente, il pittore comandava loro «date onore a san Luca evangelista, perché fu lui (secondo la leggenda antica) il primo a insegnare all’Arte come giungere le mani e raccogliersi in preghiera». 

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