Che amore è senza perdono? In che cosa consiste, nella sua vera essenza, il perdono? È davvero necessario perdonare il proprio partner? A quale prezzo? Quando si parla di perdono, e più in generale di riconciliazione, sono molte le domande che si affastellano, manifestando le lotte e le resistenze interiori.
Attraverso delle storie reali il libro “Colpa & perdono” di Cosimo Luigi Russo (edizioni Ares) indaga le dinamiche di coppia, offrendo risposte ragionevoli che, lasciate maturare, agiscono come un balsamo efficace contro l'orgoglio e il risentimento, per rinsaldare e rilanciare la coppia.
Un male che avvelena la vita coniugale
Nella prefazione Carla Rossi Espagnet. spiega che all’autore va riconosciuto il coraggio di affrontare le questioni, di chiamarle con il loro nome, di non nascondersi dietro a un dito, di non girare intorno alle parole, di non stringersi tra le spalle di fronte al male che avvelena la nostra vita, e in particolar modo la vita coniugale.
Il rischio del divorzio
Ci vuole coraggio, dice Espagnet, a parlare di colpa e di perdono in relazione all'amore e al rapporto coniugale, che oggi quasi universalmente viene considerato una china sulla quale in modo insensibile ma inarrestabile gli sposi scivolano, nel percorso che – senza loro colpa, si badi bene! – conduce inevitabilmente dal matrimonio al divorzio.
La dote del coraggio
La dote del coraggio viene spesso riconosciuta da papa Francesco agli sposi novelli, a cui tradizionalmente si rivolge la benedizione dei pontefici al termine delle udienze generali, e a volta in incontri specifici: «Io, quando incontro qualcuno che si sposa, un giovane che si sposa, una ragazza che si sposa, dico loro: “Questi sono quelli che hanno coraggio!”. Perché non è facile formare una famiglia, non è facile impegnare la vita per sempre, bisogna avere coraggio. E mi congratulo, perché voi avete coraggio».
“Non può essere un amore malato di egoismo”
Coraggio che nasce dall’amore reciproco e, forse come in nessun altro caso, il «coraggio» di sposarsi mostra di avere a che fare con il «cuore». Ossia con un amore che non è solo estasi e appagamento totale – il che si darà in modo stabile solo nella vita eterna –. Ma è sinonimo di lotta e di impegno. Perché l’amore coniugale non può essere «un amore debole o malato» di egoismo, «incapace di accettare il matrimonio come una sfida che richiede di lottare, di rinascere, di reinventarsi e ricominciare sempre di nuovo fino alla morte».