Don Daniele De Rosa, parroco di Roncà, in provincia di Verona, ha deciso di fare una benedizione speciale in nome di Carlo Acutis, in occasione dell’anniversario della sua beatificazione, lo scorso 12 ottobre: ha chiesto ai bambini e ai ragazzi del paese veneto di venire in chiesa con smartphone, computer e altri strumenti tecnologici. Perché il parroco ha deciso di benedirli, ricordando Carlo Acutis?
“Internet per il bene”
E’ lui stesso a spiegare la motivazione di questa benedizione speciale al quotidiano L’Arena (13 ottobre): «Carlo Acutis, morto nel 2006 a 15 anni, ha vissuto in modo straordinario la vita ordinaria di ogni giorno. Ha messo grande amore anche nelle piccole cose del quotidiano, Si è sempre preoccupato degli altri pur portando a casa qualche nota perché era davvero vivace e pur coltivando le passioni dei ragazzi di oggi, dallo sport alla Play station. Carlo ha saputo usare Internet per il bene, per annunciare la Parola e l’amore del Signore».
La rete “positiva” di Carlo Acutis
Un esempio, quindi, in un quotidiano in cui non si contano le segnalazioni di reati commessi attraverso la rete: «Carlo ha dimostrato come la rete possa servire a mandare messaggi positivi, di verità e non solo per discriminare, bullizzare o raccontare mezze verità».
Il piccolo Matteo
Hanno risposto in quaranta circa alla benedizione di smartphone, computer e degli strumenti tecnologici nel giorno della memoria di Carlo Acutis. L’Arena cita il piccolo Matteo di soli 8 anni, presente all’appuntamento. «Quando l’anno scorso il parroco ha portato Carlo Acutis in parrocchia, - ha detto Don Daniele De Rosa - ho voluto seguire dall’inizio con Matteo tutto il percorso, compresa la prima benedizione. Carlo è un ragazzo dei nostri tempi, vicinissimo a lui, e quindi capace di far presa».
Il significato valoriale della benedizione
«Io predico ogni giorno tra divieti e raccomandazioni, credo che un esempio come Carlo e anche la solennità di una cosa come una benedizione, farà riflettere Matteo sul significato dei mezzi che usa tutti i giorni», ha concluso il prete di Roncà.