Non è la prima volta e anzi negli ultimi mesi, come ci si aspetta dal capo dei vescovi italiani, il Cardinale Matteo Zuppi è tornato diverse volte sul tema della politica, che il presidente della CEI parli della "questione cattolica". Lo ha fatto di nuovo ieri in una intervista al Corriere della Sera. Come far contare di più i cattolici in politica dopo 30 anni senza Democrazia Cristiana sembra essere un problema ricorrente. Il porporato di Bologna risponde cambiando i termini della questione e rifacendosi al Santo Padre:
Non ci sono solo le istituzioni, anche la società va evangelizzata
Non una risposta irenica, ma un qualcosa di più sottile emerge dall'intervista di ieri e in realtà, a ben vedere, da quasi tutti gli interventi che da quest'estate, prima e dopo l'appuntamento elettorale, hanno contrassegnato la posizione di monsignor Zuppi, vale a dire: i cattolici stanno ovunque, per contare non devono contarsi ma farsi vivi non solo quando bisogna farsi candidare, ma per dare un contributo concreto alla vita civile e morale del Paese: «siamo autoreferenziali, timidi perché manca la passione per l’uomo, la libertà dell’incontro, una compagnia che non si chiude e non diventa una forza di occupazione ma di testimonianza». Si può dire che per Zuppi anzi il tema non sia nemmeno più solo la politica istituzionale
E' il richiamo che Francesco ha fatto sabato parlando a CL mentre si festeggiavano i cento anni dalla nascita di Don Giussani, e il Cardinale riassume così: «Gesù non è una morale, non è un sistema intellettuale, non è un riferimento che giustifica altre scelte. Ma è un incontro, libero, gratuito, di solo amore. Una storia d’amore». Insomma prima di tutto bisogna essere cristiani, non citare il Papa nei discorsi, ma aiutare il povero e gli ultimi, prodigarsi per il Bene comune, accogliere lo straniero, altrimenti la distanza tra dire e fare si fa talmente grande da genere scandalo e non attrazione.