Vangelo di Lunedì 17 Ottobre (S. Ignazio di Antiochia)
Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è
nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». Disse poi una parabola: «La
campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che
farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei
magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi
dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».
(Luca 12,13-21)
Quante famiglie si dividono per questioni patrimoniali. Quanto rancore, odio, distanza, sofferenza produce l’attaccamento alle cose. Si arriva a considerare il denaro più prezioso dei legami di sangue.
Non a caso la smania del possesso, e del denaro soprattutto, è uno degli alfabeti più usati dal male per tenerci prigionieri.
Gesù racconta nel vangelo di oggi una parabola per metterci in guardia da una simile tentazione. Il personaggio principale è un uomo, probabilmente un uomo onesto, che lavora ogni giorno, e a cui la vita sorride donandogli abbondanza di raccolto.
Fin qui nulla di strano. Gesù mette in bocca a quest’uomo onesto un ragionamento che all’apparenza sembra essere innocuo, ma che in fondo nasconde un tranello:
Il contrario di accumulare non è sperperare, ma condividere. Chi è eccessivamente attaccato alle cose e ignora i bisogni di chi gli sta accanto, si ritroverà con i magazzini pieni e la vita vuota. Ricordarci che non siamo eterni non serve a spaventarci, ma a farci avere la consapevolezza che ciò che conta non è mai nelle cose, ma nei legami.