Con le loro perpetue polemiche sulla sovraesposizione dei maschi nei palmarès, l’unica cosa riuscita alle femministe è stata il dare adito al sospetto di una scelta ideologica ogni volta che una donna vince un qualsiasi premio diverso da “miss maglietta bagnata”. Nel 1928, quando Sigrid Undset ottenne il premio Nobel per la letteratura, nessuno pensò che il Comitato di fosse sentito obbligato a scegliere una donna – tanto meno che il premio intendesse coronare la conversione della romanziera norvegese al cattolicesimo (occorsa nel 1924). Il Comitato premiava una grande opera, tutto qua.
Col premio Nobel ad Annie Ernaux il dubbio è lecito, tanto i suoi libri – senza eccezione – sono un omaggio a quel che l’ideologia corrente vanta a corrente continua, a cominciare dai supposti beneficî della “liberazione delle donne”:
I sostenitori di Houellebecq, delusi, hanno facile gioco nel dire che il sesso del loro campione era un ostacolo insormontabile.
Due rivelazioni
Tutta l’opera di Claudel – si dice – deriva dall’illuminazione del Natale 1886 davanti a un pilastro di Notre-Dame. Più avvantaggiata, Annie Ernaux ha conosciuto ben due rivelazioni, in successione: una al Carrefour e una davanti a Canal +. La prima ha avuto luogo ad Annecy all’inizio degli anni ’70, mentre faceva la spesa: all’improvviso Annie Ernaux si disse che i grandi magazzini sono assenti dalla letteratura, e che dunque lei sarebbe stata la scrittrice dei supermercati. La seconda rivelazione, più solitaria, riguarda l’uscita di Passion simple. Mentre per la prima volta guardava un film porno in tv, senza decoder, Annie Ernaux è sconvolta all’idea di contemplare quel che centinaia di generazioni, prima della sua, non hanno potuto vedere.
Da quel momento ella ha ritenuto che la letteratura dovesse tendere a «quell’impressione che provoca la scena dell’atto sessuale». Anche per chi evita di confondere l’effetto della scrittura con l’argomento trattato, le due rivelazioni contengono tutta la futura opera di Anni Ernaux: il consumismo e l’idolatria del sesso. La dimensione essenzialmente sessuale offre una serie di volumetti a forte tenore autobiografico, una specie di Il battello a vapore, ma per adulti, il cui merito commerciale è di sposare a meraviglia i supposti progressi della rivoluzione sessuale. La maggior parte degli elogi che Annie Ernaux riceve si devono comunque più all’autocelebrazione del nostro tempo che a criterî letterarî: il suo aborto, la sua passione per un uomo sposato proveniente dall’Est, la sua relazione con un ragazzo più giovane di trent’anni. Celebrando Ernaux, la nostra epoca si contempla e si ammira, ridendo nel vedersi così bella e così moderna in cotanto specchio.
Una fascinazione per la rivoluzione sessuale
Sul versante del supermercato, non si può negare che Gli anni, di gran lunga il suo migliore libro, stili un impressionante e «scivoloso racconto» di settant’anni di evoluzione della società francese verso l’uniformazione mediante il consumo, che naviga abilmente tra memoria collettiva e memoria individuale. Specialmente con l’avvento della televisione, ogni uomo è fatto tanto dalla sua storia personale quanto dagli slogan pubblicitari o dalle canzoni di successo, che tutti sentono. Inchiesta sociologica (nella scuola di Emmanuel Bourdieu) accessibile a tutti, più che romanzo, Gli anni è innegabilmente un’opera che tutti possono leggere con interesse.
Il problema è che la fascinazione di Annie Ernaux per la rivoluzione sessuale vizia continuamente la ricerca, la quale non può mai sposare altra prospettiva che quella della donna-liberata-prof.-di-lettere-di-sinistra. Qui, come in tutta la sua opera, Annie Ernaux sembra perpetuamente sotto lo choc del suo primo film porno, mentre esibisce in mostra il proprio corpo gaudente – in solitaria o con un uomo –, come se con ciò ella vantasse un progresso sociale. Annie Ernaux certamente non ignora la lucidità critica sui miti del nostro tempo e sulla sua antica certezza di gioventù, per la quale «il Maggio ’68 è stato l’anno 0 del mondo». E però la distanza critica che ella vi pone oggi non verte sulla rivoluzione sessuale in sé, oppure sui suoi supposti effetti salvifici (elementi di una mitologia progressista intoccabile), bensì sul tradimento e l’oblio del glorioso mese.
Per comprendere il nostro tempo e «come siamo arrivati qui», l’ideale è completare o correggere Gli anni con Le particelle elementari di Michel Houellebecq. Tutto quel che canta Annie Ernaux invocando a testimone il godimento del proprio corpo di donna liberata, è quel che Houellebecq (almeno nelle sue migliori pagine) vede di vuoto, o di cui smonta l’impostura. Annie Ernaux è una fervente credente della religione della realizzazione mediante il sesso, che ha rimpiazzato il cristianesimo. Tutto l’itinerario di Annie Ernaux esibisce, malgrado lei, la maniera in cui il sesso liberato prende il potere per non mollarlo più. Il film porno non offre ad Annie Ernaux solo un modello di scrittura, ma un modello di vita. Niente riassume meglio il suo universo che quel passo de Gli anni in cui si guarda allo specchio paragonando il proprio corpo nudo a quello visto nei film a luci rosse.
Compiacenza Vs lucidità
Annie Ernaux è troppo affascinata dal proprio corpo di donna liberata per vedere, in questo quadro “intimo”, il risultato trascurato della rivoluzione sessuale, dove il corpo non esiste se non nella sottomissione ai criterî dell’industria pornografica. Un lettore meno affascinato dal Maggio ’68 fa fatica a vedere in questo bello specchio il riflesso di una donna liberata, tanto meno quello di una donna libera. È comunque sorprendente come una donna che si suppone attenta alla causa femminista sposi una visione tanto idealizzata della pornografia. Michel Houellebecq, che Annie Ernaux definisce volentieri “fallocrate”, è nettamente più lucido quando situa uno dei propri personaggi al salone del video hard e vi vede la volontà di umiliare l’altro con tutti i mezzi. Analogo fossato nello sguardo sulla pillola: nuovo Santissimo Sacramento per Annie Ernaux, strumento dell’estensione della violenza del mercato al foro interno per Michel Houellebecq.
Insomma, Michel Houellebecq mostra la convergenza delle due tematiche che Annie Ernaux non associa se non assai superficialmente: il sesso e il supermercato. La rivoluzione sessuale, per Michel Houellebecq, è il liberalismo (con tutta la concorrenza) esteso al sesso: i più forti accumulano donne (o uomini), eventualmente pagando (se possono); i più deboli si ritrovano soli, ché le scorte di persone sono limitate.
In tal senso, la fedeltà è nettamente più egualitaria e più giusta, dal momento che evita al più debole di diventare un prodotto gettato subito dopo il consumo. Preferendo l’outsider Annie Ernaux al favorito Houellebecq, la Commissione del Nobel non ha preferito un’opera letteraria a un’altra – questo è certo –: magari non ha preferito una donna a un uomo, ma ha offerto al nostro tempo uno specchio compiacente, preferendo una letteratura che carezza il lettore per il verso del pelo a una letteratura che mette il dito nella piaga.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]