Quasi tre anni fa, Michael J. Fox ha deciso di interrompere la sua carriera di attore perché ha ammesso che la sua memoria a breve termine è distrutta.
In questi giorni siamo tornati a sapere come sta e a vedere la forza con cui combatte contro la sua malattia, il morbo di Parkinson. Fox ha infatti incontrato il suo collega Christopher Lloyd al Comic Con di New York.
Quest'anno è uscito il terzo volume di memorie dell'attore, No Time Like the Future (Non c'è momento migliore del futuro), intitolato An Optimist Considers Mortality (Un ottimista affronta la mortalità).
La lotta di un ottimista contro le avversità
Michael J. Fox si è ritirato dalle scene perché ha ammesso che la sua memoria a breve termine è ormai distrutta e non riusciva più a ricordare le battute. Nel 2018 è stato operato per un tumore benigno al midollo spinale. In quel periodo è anche caduto varie volte, rompendosi un braccio.
Dopo essere ricaduto nel pessimismo e nella mancanza di prospettive positive per la serie di avversità fisiche che ha dovuto affrontare nel corso degli anni dopo la diagnosi di Parkinson qualche decennio fa, l'attore è riuscito a superare la situazione e a riprendere a camminare, recuperando l'ottimismo e accettando la sua situazione. È quanto riferisce in questo nuovo libro di memorie: la battaglia persistente in cui ha affrontato gli effetti di una salute molto fragile che però non lo ha piegato.
Ricordiamo tutti con affetto le prime interpretazioni di Michael J. Fox, soprattutto nella trilogia di Ritorno al Futuro, diretta da Robert Zemeckis e prodotta da Steven Spielberg. La prima parte è senz'altro uno dei film più perfetti e divertenti della storia del cinema.
Molti, però, ricordano anche con stupore e tristezza il momento in cui gli è stata diagnosticata la malattia e come ha lottato per affrontarla, come l'ha accettata e il fatto che ha inaugurato una fondazione, The Michael J. Fox Foundation for Parkinson’s Research (Fondazione Michael J. Fox per la Ricerca sul Parkinson), che cerca di trovare una cura per il morbo di Parkinson attraverso numerose ricerche e ha già raccolto circa 1.500 milioni di dollari. La sua è una storia esemplare e un modello di lotta, accettazione, resistenza e superamento.
A casa ho il primo libro dell'attore, e ricordo quanto mi abbia colpito leggerlo e quanto sia rimasto rattristato sapendo che uno degli idoli della mia gioventù si era ammalato ad appena trent'anni.
La sua lotta, però, mi ha confortato. I suoi non sono esattamente libri di autoaiuto. Servono da esempio, questo sì. Come le memorie di Matthew McConaughey, Greenlights, si tratta di libri in cui una star ricorda episodi della sua vita che alla fine servono come modello di condotta per chi affronta paure, perdite, malattie e altre vicissitudini.
Il giorno in cui gli è stata diagnosticata la malattia
Le memorie di Fox partono dal novembre 1990, quando svegliandosi una mattina mentre girava un film in Florida ha scoperto un tremore della mano. “Il tremore era un messaggio”, sottolinea. Sappiamo che il corpo ci parla, e i dolori sono un modo per comunicare con noi. Nel libro, l'attore richiama l'attenzione perché, più che dei progetti che hanno avuto successo, parla di quelli falliti, quelli che non amava ma a cui ha partecipato per mandare avanti la sua famiglia.
La sua testimonianza, la confessione di un uomo giovane e malato che deve affrontare una malattia degenerativa e irreversibile, che accetta ciò che gli accade e impara a conviverci, è servita come dimostrazione per altre persone colpite, infondendo in loro il coraggio per sentire che non erano sole e per cominciare ad ammettere in pubblico i propri sintomi.