“Non possiamo dimenticare il pericolo di guerra nucleare”, ha dichiarato Papa Francesco nell'Angelus di domenica 9 ottobre. “Perché non imparare dalla storia?”
Il Pontefice ha ricordato il pericolo di un conflitto bellico nucleare, e lo ha fatto evocando la figura del suo predecessore, San Giovanni XXIII, “a proposito dell’inizio del Concilio, 60 anni fa”.
Il Papa che ha aperto il Concilio Vaticano II è stato determinante per evitare una guerra atomica tra le due superpotenze di allora, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, nell'ottobre 1962: 13 giorni di estrema tensione.
Le due Nazioni sono state sull'orlo di dichiararsi guerra aperta e non escludendo di usare le proprie armi nucleari a causa dell'incidente della crisi dei missili di Cuba, che puntavano verso il territorio statunitense dall'isola caraibica (ad appena 145 chilometri di distanza), che ospitava basi di missili nucleari a media gittata dell'esercito sovietico.
“Perché non imparare dalla storia? Anche in quel momento c’erano conflitti e grandi tensioni, ma si scelse la via pacifica”, ha spiegato Papa Francesco. “Sta scritto nella Bibbia: «Così dice il Signore: «Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi dei sentieri del passato, dove sta la strada buona percorretela, così troverete pace per la vostra vita» (Ger 6,16)”.
Giovanni XXIII e la sua intermediazione nella crisi dei missili
Va ricordato che in piena Guerra Fredda, Papa Giovanni XXIII è stato intercessore per la pace e per trovare un accordo tra i leader John F. Kennedy e Nikita Kruscëv.
Per la mediazione di Papa Roncalli si è ottenuto il ritiro dei missili sovietici installati a Cuba, oltre che la creazione di una linea di comunicazione diretta tra l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti attraverso la “linea rossa”.
Fu lo stesso Kennedy a chiedere a Roncalli di fare da ponte con il Cremlino. L'intervento del Papa ebbe luogo attraverso un messaggio radiofonico, affidato prima agli ambasciatori di Washington e Mosca e diffuso poi dalla Radio Vaticana alle 12.00 del 25 ottobre.
Parlando in francese, il Papa rivolgeva un accorato appello a stabilire e consolidare il bene supremo della pace, toccando la coscienza di milioni di persone: “Signore, ascolta la supplica del Tuo servo, la supplica dei Tuoi servi, che temono il Tuo nome”.
“Mentre si apre il Concilio Vaticano II, nella gioia e nella speranza di tutti gli uomini di buona volontà, ecco che nubi minacciose oscurano nuovamente l'orizzonte internazionale”, affermava Giovanni XXIII riflettendo sull'imminenza di un conflitto atomico.
“Con la mano sulla coscienza, che ascoltino il grido angoscioso che, da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: Pace! Pace!”.
La supplica solenne di Papa Giovanni XXIII
Il Papa si rivolgeva poi ai leader coinvolti nella disputa: “Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione. Noi supplichiamo tutti i Governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze”.
“Che continuino a trattare, perché questa attitudine leale e aperta è una grande testimonianza per la coscienza di ognuno e davanti alla storia. Promuovere, favorire, accettare i dialoghi, a tutti i livelli e in ogni tempo, è una regola di saggezza e di prudenza che attira la benedizione del cielo e della terra”.
Tra il 26 e il 27 ottobre arrivarono a Washington due importanti lettere provenienti da Mosca, nella prima delle quali si accettava gran parte delle richieste statunitensi (eliminazione dei missili in cambio dell'impegno ad astenersi da atti di aggressione contro Cuba).
La diplomazia poté riprendere il suo lavoro, e i negoziati tra Stati Uniti e Unione Sovietica portarono alla soluzione della crisi.
Pacem in Terris
La drammatica esperienza della crisi cubana convinse ancor più Giovanni XIII dell'urgenza di un rinnovato impegno con la pace. Da questa consapevolezza nacque, nell'aprile 1963, l'enciclica Pacem in Terris, citata varie volte da Papa Francesco nella Fratelli tutti.
Tornando ai nostri giorni, la guerra in Ucraina continua a togliere il sonno all'Europa e al mondo intero. Il Pontefice ha esortato a seguire la via della pace in più di 80 allocuzioni dall'inizio del conflitto sette mesi fa.
Mentre le porte del Cremlino continuano ad essere chiuse alla mediazione della Santa Sede, il Papa non cessa di offrire la sua intermediazione per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
“Perché non imparare dalla storia?” Forse si potrà ripetere la parte positiva, che ha avuto come protagonista il “Papa buono” e ha fatto prevalere la ragione sulla violenza.