Profezie papali funeste che si sommano a tante altre frasi o espressioni gli vengono attribuite erroneamente: se fossero tutte vere San Francesco d’Assisi potrebbe finire nell’occhio del ciclone della Chiesa. L’autorevole storico e teologo francescano, Padre Pietro Messa, preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum, spiega ad Aleteia perché proprio alla bocca e alla penna di San Francesco sono stati attribuiti questi (non) fatti profetici.
L'intervista
D: San Francesco ha mai parlato o si è mai rivolto espressamente, in scritti che lo riguardano, ai Papi?
Padre Messa: «Nel Testamento composto nel 1226 pochi mesi prima di morire Francesco afferma che dopo la rivelazione avuta di vivere al modo del Vangelo fece scrivere tale forma di vita "con poche parole e con semplicità" e il papa gliela confermò (cfr. Francesco il misericordioso, Edizioni Terra Santa 2018)».
«Nella Regola poi dice che "promette obbedienza e riverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana". Tra i suoi scritti vi è uno ai reggitori dei popoli ma nessuno rivolto ai papi e questo perché volle sempre avere l'atteggiamento evangelico di minorità ed ecclesiale di obbedienza non solo verso il papa o i vescovi ma anche nei confronti dei semplici sacerdoti».
D: Quali profezie sui Papi vengono attribuite a San Francesco?
Padre Messa: «Nel secolo successivo a quello dell'Assisiate vi fu un momento molto difficile per la Chiesa, ossia lo scisma d'Occidente (1378-1418) in cui oltre ad un papa residente a Roma vi era uno che stava ad Avignone. Per noi oggi è facile dire che quest'ultimo era un anti papa ma in quei tempi non era così: basti pensare che mentre il francescano Bernardino da Siena obbediva al pontefice romano a quello avignonese era obbediente la clarissa Colette di Corbie, canonizzata nel 1807».
«Orbene per uscire da tale impasse si decise di convocare un concilio a Pisa ed eleggere un vero papa che sostituisse i due suddetti contendenti con il risultato finale di trovarsi con tre papi, tre collegi cardinalizi, tre obbedienze. Come si può comprendere la confusione fu grande e, dentro questa grande tribolazione, vi fu chi volle infondere speranza attribuendo a san Francesco una profezia in cui si parlava di tale oscurità dovuta a papi non eletti canonicamente. Ma, soprattutto, che vi sarebbe stata una vittoria finale del bene».
D: Perché San Francesco viene chiamato in causa in queste profezie?
Padre Messa: «Le falsificazioni sono sempre di oggetti e cose preziose quali l'oro i diamanti e così via. Similmente scritti apocrifi sono attributi a personaggi autorevoli come avvenne precedentemente per sant'Agostino o sant'Ambrogio. Dal momento della canonizzazione, ossia riconoscimento canonico della sua santità, sempre più Francesco d'Assisi è venerato e considerato come un riferimento sicuro».
«Sfruttando tale sua autorevolezza gli vennero attribuite vare profezie proprio come oggi gli si mettono in bocca detti ed espressioni che non solo non pronunziò ma neppure sono in sintonia con il suo pensiero e spiritualità».
D: Certo che la conoscenza della storia fa comprendere tante cose!
Padre Messa: «Molti giudizi come quelli che descrivono la realtà ecclesiale attuale in modo disastroso sono dovuti a mancanza di conoscenza storica. Infatti la Chiesa è sempre pellegrina tra le prove della vita e le consolazioni del Signore, nella tensione tra il già vissuto e il non ancora compiuto. E in questo la tentazione più forte è lo scoraggiamento mentre la virtù teologale della speranza è sempre da mendicare e vivere come un dono. Le profezie attribuite a san Francesco hanno questa prospettiva teologica».