Un premio Nobel fortemente caratterizzato ma non per questo meno opportuno quello che il Comitato norvegese ha selezionato per quest'anno. I vincitori sono una persona fisica e due ONG: il difensore dei diritti umani bielorusso Ales Bialiatski, l'organizzazione russa per i diritti umani Memorial e l'organizzazione ucraina per i diritti umani Center for Civil Liberties.
La difesa della democrazia e del diritto
La motivazione del Comitato per il Nobel: «I premiati con il Nobel per la Pace rappresentano la società civile nei loro rispettivi paesi. Per molti anni hanno promosso il diritto a criticare il potere e a proteggere i diritti fondamentali della popolazione. Hanno fatto uno sforzo eccezionale per documentare crimini di guerra, violazioni dei diritti umani e abusi di potere. Insieme hanno dimostrato l’importanza della società civile per la pace e la democrazia». E aggiunge come i premiati siano «tre eccezionali difensori dei diritti umani, della democrazia e della convivenza pacifica in Bielorussia, Russia e Ucraina», e ancora «Attraverso i loro sforzi coerenti a favore dei valori umanisti, dell’antimilitarismo e dei principi del diritto, i vincitori di quest’anno hanno rivitalizzato e onorato la visione di pace e fraternità tra le nazioni di Alfred Nobel, una visione quanto mai necessaria nel mondo di oggi».
Ales Bialatski, Nobel prigioniero del regime bielorusso
«Ales Bialiatski è stato uno degli iniziatori del movimento democratico emerso in Bielorussia a metà degli anni '80. Ha dedicato la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico nel suo Paese d'origine», si legge nel comunicato del Premio Nobel, che ha ricordato come «le autorità governative abbiano ripetutamente cercato di mettere a tacerlo»: «È stato incarcerato dal 2011 al 2014. A seguito di manifestazioni su larga scala contro il regime nel 2020, è stato nuovamente arrestato. È ancora detenuto senza processo. Nonostante le enormi difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un centimetro nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia». Il Comitato ha lanciato un appello perché il neolaureato dissidente venga scarcerato dal regime di Lukashenko (Corriere).
Memorial, ristabilire la verità sullo stalinismo
Memorial è invece una storica ONG per i diritti umani fondata in Russia nel 1987 da Andrei Sacharov e da altri attivisti per i diritti umani, in sostanziale concomitanza con la caduta dell’Unione Sovietica. L’intento di Memorial alla sua fondazione era quello di documentare e testimoniare i delitti e gli abusi dell’era sovietica, in particolare del periodo stalinista.
Memorial è poi divenuta la più grande ONG della Russia, che ha aggiunto alla sua attività di testimonianza e documentazione anche la difesa dei diritti umani e dei prigionieri politici. La sede russa di Memorial è stata chiusa nell’aprile di quest’anno, dopo che il regime di Vladimir Putin ha ristretto la libertà di espressione e l’attività delle ONG e dei media a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina.
Center for Civil Liberties, promuovere la democrazia in Ucraina
Il Centro per le Libertà Civili è un centro studi e un’associazione ucraina, con sede a Kiev, che prima della guerra lavorava per rafforzare lo stato di diritto in Ucraina. Dopo l’invasione da parte della Russia, si è impegnata nella documentazione dei crimini di guerra compiuti dall’esercito russo in Ucraina (TPI).