Carlos Rosas-Jiménez di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha parlato con padre Emmanuel Asi, direttore esecutivo della Commissione Biblica Cattolica del Pakistan dalla sua fondazione nel 2002, della situazione dei cristiani nel Paese e del suo apostolato in terra pakistana. P. Asi, sacerdote dell'arcidiocesi di Lahore, ha anche sottolineato la natura sacra della Bibbia per i fedeli.
Com'è la vita per i cristiani in Pakistan?
Il Pakistan è una repubblica islamica con una popolazione di 230 milioni di abitanti, il 97% dei quali musulmani. Il restante 3% è costituito da minoranze, tra cui induisti, cristiani e sikh. La maggior parte degli 1,5 milioni di cristiani è cattolica. La vita è difficile per chi, come i cristiani, decide di non seguire l'islam. Non c'è libertà religiosa.
La Costituzione, però, stabilisce che “ogni cittadino ha il diritto di professare, praticare e diffondere la sua religione”, e che ogni denominazione religiosa “ha il diritto di stabilire, mantenere e gestire le sue istituzioni religiose”. Cosa accade?
Sulla carta ci è permesso di fare tutto, abbiamo dei diritti, ma nella pratica, in politica, nella vita sociale, nel mondo accademico, sul posto di lavoro, ci sono discriminazione e difficoltà per i nostri giovani, soprattutto quelli che vogliono studiare all'università o cercano un lavoro. All'interno della Chiesa si può fare qualsiasi cosa, si ha piena libertà.
Si possono gestire le proprie scuole, le proprie istituzioni, le proprie parrocchie, la propria comunità, portare avanti qualsiasi programma, stampare Bibbie e libri, ma non appena si entra nella società, per strada, in ufficio, sul posto di lavoro, emergono difficoltà e discriminazione.
Qual è la sfida più grande per i cristiani pakistani?
La sfida principale è rimanere fedeli ed essere coraggiosi nella vita di tutti i giorni. Abbiamo una grande benedizione, il fatto che la maggior parte dei nostri fedeli è costituita da giovani. Circa il 65% delle persone che vanno in chiesa ha meno di 40 anni. Ciò vuol dire che la Chiesa è molto viva. Il nostro problema principale, la nostra sfida più grande, è l'istruzione, perché i livelli educativi in Pakistan sono molto bassi, e l'analfabetismo è molto diffuso.
Dall'altro lato, la popolazione cristiana continua ad aumentare, e questa è un'altra sfida: come raggiungere le persone? I vescovi vogliono aprire nuove parrocchie. Abbiamo abbastanza sacerdoti e vocazioni, quindi in futuro avremo un numero sufficiente di sacerdoti, il problema non è quello. La difficoltà sta nell'aprire nuove parrocchie, nel costruire nuove case parrocchiali e nel raggiungere le persone.
Come diffonde il messaggio evangelico in Pakistan la Commissione Biblica?
Negli ultimi 20 anni, da quando è stata fondata la Commissione Biblica Cattolica, abbiamo fatto molto per avvicinare la Parola di Dio alla gente e la gente alla Parola di Dio. È questa la nostra missione.
La gente vuole ascoltare, vuole leggere la Parola di Dio. Abbiamo una serie di programmi a cui si può partecipare. Ad esempio, ne abbiamo uno che si chiama “Centomila Amici della Bibbia”, con persone di tutto il Pakistan che hanno la propria Bibbia e amano leggerla per almeno cinque minuti al giorno.
Lo scorso anno, a novembre, abbiamo messo online letture audio della Bibbia per chi non sa leggere. In questo modo, la gente poteva ascoltare la Parola di Dio. Abbiamo anche la Bibbia per Bambini e la Bibbia YouCat, stampata in Urdu, grazie ad ACS. Abbiamo stampato 70.000 Bibbie.
Ci sono anche Maratone Bibliche in tutte le nostre diocesi, con 2.000 partecipanti in tutto il Paese. In 127 ore la Bibbia viene letta in modo completo, no-stop, giorno e notte. La gente è stata entusiasta ed è rimasta colpita a livello spirituale da questo programma.
Potrebbe darci un esempio di come la Bibbia ha cambiato la vita delle persone?
Ci sono molte testimonianze. C'era un uomo analfabeta, che non sapeva leggere. Quando ho parlato con lui ha detto: “Voglio leggere la Bibbia, ma non so leggere”. E allora gli ho detto che nella Bibbia c'è una benedizione speciale per chi tocca la Parola di Dio. Gli ho detto: “Dovresti toccare ogni giorno una pagina della Bibbia, ogni parola della Bibbia. Vai riga per riga, e ottieni questa benedizione con le tue dita, perché nella Bibbia è scritto che c'è una benedizione per chi tocca la Parola di Dio”.
L'idea era che ogni giorno aprisse la Bibbia e scorresse le dita su alcune righe. Lo ha fatto, e due anni e mezzo dopo è tornato da me. Era emozionato e commosso. Mi ha detto: “Ho ricevuto molte benedizioni, molta conversione e grandi cambiamenti nella mia vita. Ho toccato tutta la Bibbia”. E allora gli ho dato un certificato, perché diamo certificati alle persone che leggono tutta la Bibbia.
Com'è il lavoro al di fuori della Chiesa, soprattutto in un Paese a maggioranza musulmana?
In primo luogo ospitiamo molti seminari, e invitiamo molte persone di altre religioni. Di recente abbiamo organizzato un seminario sulla spiritualità, e hanno partecipato persone di sei religioni diverse. In secondo luogo, collaboriamo con professori universitari e studenti di Studi Religiosi Comparati. Terzo, c'è il dialogo diretto. Viviamo fianco a fianco con altre religioni, giorno e notte. Viviamo con loro, parliamo con loro, i loro fedeli vengono accolti nelle nostre case, e noi nelle loro.
Vorrebbe trasmettere un messaggio finale ad ACS e ai suoi benefattori?
Vorrei ringraziare le persone di tutto il mondo, le persone di ACS e tutti coloro che ci offrono aiuto finanziario e ci supportano con le loro preghiere. Chiedo loro di continuare ad aiutare, soprattutto il Pakistan. In nome del nostro popolo, per favore, continuate ad aiutarci quanto potete!
Indipendentemente da quanto sia critica la situazione e amara la realtà, dobbiamo tener viva la nostra speranza in Dio. Solo la speranza può donarci una nuova vita. Nella nostra lingua, quando una donna è incinta diciamo che è “Umeed”, ovvero “Con speranza”, perché porterà nuova vita nel mondo. La speranza è quello che ci rende fecondi e ci fa moltiplicare.