Il 4 ottobre è la festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Il santo riposa nella tomba di Assisi e ogni anno il santuario è visitato da migliaia di devoti del “poverello”, così come veniva chiamato per il suo stile essenziale e semplice.
1. San Francesco ha scritto la preghiera semplice?
Non molti sono a conoscenza del fatto che l’autore della Preghiera semplice, tanto diffusa e conosciuta, non è San Francesco. Al contrario la sua storia è molto più recente e probabilmente fu scritta nei primi anni del ‘900, mentre la sua diffusione ha del rocambolesco.
La prima versione
La prima versione conosciuta fu pubblicata nel numero del dicembre 1912 nel La Clochette, bollettino de Ligue de la Sainte Messe dal sacerdote bretone P. Esther Bouquerel (+1923). Era una rivista che definiremmo oggi “devozionale”, mirata alla formazione dei membri dell’associazione che aveva come finalità la catechesi sul significato della partecipazione alla messa domenicale. Fu presentato come testo anonimo nell’articolo Belle Prière à faire pendant la Messe, ancora oggi non sappiamo chi sia l'autore né la data di creazione del testo. Tuttavia potremmo immaginare che l’autore sia stato il Bouquerel, perché in genere erano suoi gli articoli presenti nel bollettino.
La preghiera fu inviata dalla Francia al Papa. Piacque tanto e fu pubblicata in italiano sulla prima pagina dell'Osservatore Romano del 20 gennaio 1916. Il testo fu intitolato Le preghiere del «Souvenir Normand» per la pace, in cui vennero introdotte altre varianti rispetto al testo originale del 1912. Dall’Osservatore Romano, come scrive sanfrancescodassisi.org, il testo ebbe una grande diffusione.
Preghiera Semplice attribuita a San Francesco d'Assisi
Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:
dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dov'è discordia ch'io porti l'Unione,
dov'è dubbio fa' ch'io porti la Fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.
Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto.
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poiché:
Se è Dando, che si riceve.
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.
2. San Francesco parlava con gli animali?
San Francesco d’Assisi è noto come amante degli animali. Aveva un’empatia speciale con i volatili. Ha domato un lupo, nei pressi di Gubbio, e, più in generale, parlava a qualsiasi animale fosse disposto ad ascoltarlo.
Il miracolo di Bevagna
Mentre si recava a Bevagna, un paese vicino Perugia, con altri frati, San Francesco entrò in un campo per predicare agli uccelli. Leggenda vuole che essi si riunirono attorno a lui ascoltando le sue parole.
”Fratelli miei, voi dovete molta riconoscenza a Dio creatore, perché vi ha dato il grande dono di volare nell’aria.Voi non seminate, non mietete, eppure Dio vi nutre e vi da fiumi e fontane per bere. Voi non sapete filare e tessere, eppure Dio veste Voi e i vostri figliuoli col più morbido e grazioso dei vestitini di penne e piume”.
Nei racconti francescani, si narra di un miracolo avvenuto a Lugnano in Teverina. Un giorno San Francesco vide un lupo aggredire una donna per strappargli il suo bambino. Il santo chiese alle anatre di rincorrere il lupo, esse lo raggiunsero riportando il piccolo alla propria madre.
3. Come è nato il mito di San Francesco hippie?
L’affermazione può sorprendere, ma la prima associazione tra san Francesco e i figli dei fiori nacque quasi per caso, sfruttando la coincidenza per cui la culla del movimento hippie fu la città americana di San Francisco. Lì, nell’estate 1967, un collettivo di giovani organizzò un grande raduno che prese il nome di Summer of Love e che non è rimasto impresso nell’immaginario collettivo per l’unica ragione che il festival di Woodstock arrivò a scalzarlo.
La Summer of Love
Eppure, la Summer of Love attirò migliaia di giovani nella città californiana: fu il primo evento di questo genere, inedito per portata e per dimensioni. L’artista Bob Schnepf, che si occupò di creare le locandine per la manifestazione, ebbe poi a dichiarare che era stata una scelta voluta, quella di associare il santo di Assisi alla Summer of Love, giocando appunto sulla coincidenza per cui il festival si sarebbe tenuto nella città dedicata a san Francesco.
Centinaia di capelloni
Dichiaratamente, l’idea era quella di sfruttare la popolarità di un personaggio religioso per tranquillizzare gli abitanti di San Francisco, che non vedevano di buon occhio la prospettiva di trovarsi invasi da centinaia di capelloni. E così, san Francesco si trasformò nello sponsor del movimento hippie: le locandine che annunciavano la Summer of Love lo ritraevano in compagnia dei suoi fidi animali mentre se ne stava a braccia spalancate su uno sfondo psichedelico, circondato da slogan non-violenti ispirati alla preghiera della pace.
Il film di Zeffirelli e il ’68
Fu quella la prima associazione tra il Poverello e il movimento hippie; ma non fu l’unica, ovviamente. Ai giovani del Sessantotto non parve vero di potersi identificare in un santo che si ribellava all’autorità paterna, rifiutava le sue ricchezze borghesi, si spogliava nudo davanti al vescovo e si trasformava in clochard nel nome di una rivoluzione culturale. Nel 1973, il film Fratello Sole e Sorella Luna rappresentò il trionfo di questa linea di pensiero: Franco Zeffirelli si spinse a presentare il “suo” Francesco come «un ragazzo che aveva tutto, ma non voleva fare parte dell’Establishment», sottolineando che «le parole che disse a suo padre trovano oggi un’eco in quelle che molti giovani stanno ripetendo ai loro genitori» (Aleteia, 3 ottobre 2022).
4. Come è morto San Francesco?
Nella notte tra il 3 e il 4 ottobre 1226 morì San Francesco. Fu un giorno lungo e travagliato per il poverello di Assisi. Padre Enzo Fortunato, nel suo libro “Francesco il ribelle”, cita la “Vita prima” di Tommaso da Celano, scritta tra il 1228 e il 1229. Ormai agonizzante, Francesco si fa «deporre nudo sulla nuda terra»: spogliato della veste di sacco, la mano sinistra a coprire la ferita sul fianco destro, affinché nessuno la vedesse, come era avvenuto per le stimmate impresse sul suo corpo da quando le ricevette a La Verna nel 1224.
I mostaccioli
Poi fa chiamare Giacoma dei Settesoli e le chiede, prima che sia troppo tardi, di non dimenticare di portare con sé quei biscotti «boni e profumati» che più volte gli aveva preparato a Roma. i famosi mostaccioli! In quei drammatici istanti Francesco si rivolge ai suoi amici più stretti.A Frate Elia dice: “Ti benedico, o figlio, in tutto e per tutto; e come l’Altissimo, sotto la tua direzione, rese numerosi i miei fratelli e figlioli, così su te e in te li benedico tutti. In cielo e in terra ti benedica Dio, Re di tutte le cose”.
L’Ultima cena
Con le ultime energie, Francesco, officia la rievocazione dell’Ultima cena. Spezza il pane e chiede la lettura del Vangelo di Giovanni che rievoca il Giovedì santo. Rivolgendosi ancora ai frati, chiede loro di deporlo di nuovo nudo sulla terra, e di lasciarlo giacere dopo la sua morte «il tempo necessario a percorrere comodamente un miglio».
5. Perché San Francesco ha ricevuto le stigmate?
Nel calendario liturgico francescano, il 17 settembre è una festa importante. I Francescani di tutto il mondo celebrano infatti la festa dell’Impressione delle Stigmate di San Francesco.
Verso la fine della vita del santo, due anni prima della sua morte, avvenne qualcosa che forse non aveva precedenti nella storia della cristianità. Nel 1224, Francesco si recò all’eremo de La Verna, in Toscana, per digiunare e prepararsi alla festa di San Michele Arcangelo (29 settembre). Il 17 settembre, tre giorni dopo la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, ricevette la visita di un angelo.
Il serafino
San Bonaventura descrisse come un serafino fiero e a sei ali fosse disceso dal cielo. Tra le ali dell’angelo apparve l’immagine di un uomo crocifisso, con le mani e i piedi stesi a forma di croce e legato a una croce.
Proprio prima di ricevere le sacre ferite, secondo la Terza Considerazione delle Stigmate (compresa nei Fioretti di San Francesco), il santo aveva pregato per ricevere due grazie: provare nel proprio corpo il dolore che Gesù aveva sentito durante la Sua Passione e conoscere nel cuore l’amore che Gesù provava per tutta l’umanità. In quel momento ricevette le stigmate – i segni, o ferite, di Cristo – sulle mani, sui piedi e sul costato, e venne sopraffatto dalla gioia, anche se piegato dal dolore (Aleteia, 22 settembre 2021).
6. Cosa è il Cantico delle Creature di San Francesco?
Il Cantico delle creature di San Francesco d'Assisi è conosciuto anche come Cantico di Frate Sole. Il Cantico è uno dei più antichi testi poetici di tutta la letteratura italiana. Si tratta di una preghiera che il Santo rivolge a Dio, lodandone le sue opere, ed è stato composto da Francesco d'Assisi negli anni vicini al 1224.
Il punto di partenza del Cantico delle creature non può essere che Dio, che viene lodato in base a ciò che ha creato: le cose quindi sono considerate sia in sé, sia in relazione con Dio.
Uno stralcio dell’originale in lingua volgare.
Nel Cantico delle creature l’ultima lode è dedicata alla morte corporale: essa è avvicinata come sorella e accettata nella sua naturalità. In questo modo San Francesco d'Assisi si libera dal terrore della “prima morte”.
7. Che cosa è la Regola di San Francesco?
La Regola, come ci ricorda Bonaventura, biografo di San Francesco, è una «forma-di-vita», l’insieme di una serie di passi tratti dal Vangelo per orientare la vita sua e quella dei frati, a cui si aderisce integralmente. Non si vive attraverso la prescrizione della regola, ma nella regola. È la regola che misura la vita, che ne detta il tempo.
La lezione del vescovo Guido d'Assisi
Per scriverla, Francesco parte da una premessa. Solo attraverso l’esempio positivo si può indurre qualcuno a cambiare, non attraverso l’esortazione della predica e la condanna del giudizio essere troppo duro da seguire, come gli faceva notare paternamente il vescovo Guido d’Assisi: «La vostra vita mi sembra dura e aspra perché non possedete nulla a questo mondo».
Il Poverello gli rispondeva così: «Signore, se avessimo dei beni, dovremmo disporre anche di armi per difenderli. È dalla ricchezza che provengono questioni e liti, e così sono impediti in molte maniere tanto l’amore di Dio quanto l’amore del prossimo. Perciò non vogliamo possedere alcun bene materiale in questo mondo».
Esemplarità
Quindi la prima parola chiave con cui si presenta la Regola è “esemplarità“, che diventa povertà vera. Il francescano non ama prediche lunghe e noiose, ma lascia parlare, prima della sua bocca, la sua vita.
La prima regola pervenuta sarà presentata all’adunanza dei frati nel 1221. Ma rimase senza approvazione (Regola non bollata) sia del papa Innocenzo III, sia della Curia (l’approverà soltanto Onorio III nel novembre 1223, Regola Bollata (Aleteia, 17 aprile 2020).
8. Perchè il Tau è il simbolo di San Francesco?
San Francesco d’Assisi, si ricorda sul portale San Francesco Patrono d’Italia, per la somiglianza che il Tau ha con la croce, ebbe carissimo questo segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita come pure nei gesti. In lui il vecchio segno profetico si attualizza, si ricolora, riacquista la sua forza salvatrice ed esprime la beatitudine della povertà, elemento sostanziale della forma di vita francescana.
“Con tale sigillo, san Francesco si firmava ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche sua lettera” (FF 980); “Con esso dava inizio alle sue azioni” (FF 1347). Il Tau era quindi il segno più caro per Francesco, il suo sigillo, il segno rivelatore di una convinzione spirituale profonda che solo nella croce di Cristo è la salvezza di ogni uomo.
Il legno: povero e duttile
Il legno è un materiale molto povero e duttile e i figli di Dio sono chiamati a vivere in modo semplice e in povertà di spirito (Mt.5,3). Il legno è un materiale che si lavora facilmente e anche il cristiano battezzato, deve lasciarsi plasmare nella vita di tutti i giorni, dalla Parola di Dio, essere Volontario del Suo Vangelo (Aleteia, 10 aprile 2021).
9. Chi è il patrono dell’Italia?
Due anni dopo la morte Francesco venne proclamato santo, e nel 1939 patrono d'Italia da Pio XII il quale riconosceva al poverello di Assisi di essere il più italiano dei Santi, in quanto uno dei padri della nostra lingua, e il più Santo degli Italiani, per via della devozione che gli è rivolta.
10. Perché San Francesco si celebra il 4 ottobre?
La festa di un Santo si celebra il giorno della sua morte, ma allora, perchè San Francesco viene festeggiato il 4 ottobre mentre la sua morte è avvenuta la sera del 3 ottobre? Il transito, cioè la morte, di San Francesco è avvenuto il 3 ottobre, ma nell’ora del vespro del sabato sera, cioè i “primi vespri della domenica” 4 ottobre 1226.
Il tempo liturgico della Chiesa
Lo scandire del tempo è dipeso per secoli dal tempo liturgico, della Chiesa, e per questa il sabato sera, in un certo senso, non esiste, essendo già la notte in cui Cristo è risorto, cioè domenica notte. Per questi motivi, anche se San Francesco è morto il giorno 3 ottobre 1226, dopo l’imbrunire, si festeggia il 4 ottobre (gliarcangeliassisi).