Parole per il Sinodo. Continuiamo a camminare insieme
L’arte di ascoltare - De recta ratione audiendi, di Plutarco.
Tra voi non è così. Mc 10,35-45
In casa (in cantiere) bisogna imparare ad «ascoltare» l’altro e se stessi.
Per trarre il massimo profitto dalle parole del maestro. Per distinguere il reale valore
delle cose dette bisogna concentrarsi e non distrarsi.
Dopo un incontro di ascolto si esamini e giudichi le parole ascoltate partendo da sé
stessi e dal proprio stato d’animo, «valutando se qualche passione sia divenuta più
debole, qualche fastidio più leggero, se si siano rinsaldate in noi determinazione e
volontà, se sentiamo in cuore un rinnovato entusiasmo per la virtù e per il bene».
Non tutti vogliono ascoltare.
Interessante e sempre attuale è la rassegna – fatta da Plutarco - dei tipi umani che
frequentano le sale degli incontri: l’esibizionista (che approfitta del minimo pretesto
per portare il discorso sui temi da lui preferiti), il malizioso (che cerca di porre in
difficoltà l’oratore con quesiti sofisticati e fuori luogo), l’arrogante (che segue
accigliato e serioso, palesando un sovrano distacco), l’invidioso e malevolo (pronto a
criticare tutto, sempre e comunque), l’ignorante (che non capisce nulla, ma non lo
vuol dare a vedere e si nasconde dietro grandi sorrisi e ampi cenni d’assenso),
l’adulatore, l’ipocrita; e aggiungo: i leoni da tastiera, i generatori di fake news, i
chiacchieroni, gli spargi zizzania.
Ascoltare è avere la disposizione d’animo ad ‘obbedire’ alle parole dell’altro. L’altro
è sempre una storia raccontata e da ascoltare. Impariamo ad ascoltare la bellezza della
sacralità dell’altro.
Tra voi non è così. Mc 10,35-45. Per il cristiano, ascoltare è guardare alla croce.
Consiglio per i minori. I paraorecchi.
Un monito e un consiglio: applicare ai ragazzi i paraorecchi usati dai pugili, «per
proteggerli dai discorsi nocivi». I giovani, infatti, possono trarre dall’ascolto non solo
un grande vantaggio, ma persino un grande pericolo.