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Albino Luciani non è morto avvelenato. Smontata la fake news

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 03/10/22
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Papa Giovanni Paolo I, beatificato di recente, è stato al centro della docuserie Rai "Ossi di Seppia". Che ha chiuso il caso

Morto perché avvelenato da qualche misterioso assassino o perché dosò male la dose di calmanti che doveva prendere: sono alcune delle fake news sulla morte del beato Papa Giovanni Paolo I, alias Albino Luciani. L’argomento è stato approfondito durante la docuserie “Ossi di seppia”, andata in onda venerdì 30 settembre su Rai3

L’infarto del miocardio 

Albino Luciani aveva 65 anni, non era anziano. È morto il 28 settembre 1978 nella sua camera da letto, dopo 33 giorni di pontificato. Aveva dei fogli in mano e la luce accesa. La nota ufficiale del Vaticano, diffusa per prima dall’agenzia Ansa, disse che era morto per “infarto acuto al miocardio” e che venne trovato dal suo segretario, l’irlandese padre John Magee.

L’errore di comunicazione

In realtà, l’errore che ha generato tante ambiguità sulla morte di Papa Giovanni Paolo I è l’aver mentito su chi lo avesse ritrovato: non è stato il segretario personale, ma due suore, strette collaboratrici del Papa, che ogni mattina gli portavano il caffè. Coprire questo fatto - cioè che una o più donne, senza alcuna autorizzazione fossero entrate nella stanza del pontefice - è stato uno sbaglio clamoroso. 

“Carte autentiche”

«Gli alvei della letteratura noir sono redditizi ma non interessano alla storia – spiega la vaticanista Stefania Falasca, intervistata da “Ossi di Seppia” – . Non è più il tempo degli irriducibili dell’indocumentabile, qui a parlare sono solo le carte autentiche, coeve alla morte del Papa, rinvenute nel corso di un lavoro sistematico di una ricerca decennale condotta secondo la prassi del metodo storicocritico. Un lavoro - prosegue Falasca, che in “Papa Luciani Cronaca di una morte” (Piemme) ha pubblicato i risultati della ricerca e i documenti - esclusivamente sulla base delle fonti e dei riscontri documentali acquisiti nel corso del processo canonico che ha trattato anche l’epilogo della vita di Giovanni Paolo I». Per la biografia sono setacciati 70 archivi compresi quelli vaticani.

L’autopsia

«A conclusione della disamina – continua Stefania Falasca – ci sono i referti secretati e coperti, anche dal segreto professionale, ai quali si aggiungono le considerazioni dei rinomati docenti dell’Istituto di Medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma che operarono per la conservazione della salma, da cui si evince che Luciani è stato colpito da “morte improvvisa” nella tarda serata del 28 settembre. In medicina legale con l’espressione “morte improvvisa” o “imprevista” s’intende sempre “morte naturale”. L’autopsia non fu fatta, la verità nuda e cruda: fu un infarto a portarlo via». I presagi di quell'attacco cardiaco si erano avuti qualche ora prima, con un dolore lancinante al petto, sottovalutato da tutti. La fake news sulla morte di Albino Luciani, è stata quindi generata da una cattiva comunicazione. Da lì sono partire le insensate zone d’ombra sulla vicenda (Avvenire, 30 settembre).

Le due suore

Un compito doloroso che toccò a chi lo accudì in quei 34 giorni, come suor Margherita Marin, unica testimone vivente che sull’ultimo numero dell’inserto di Avvenire, Luoghi dell’Infinito ha ricordato alla Falasca le fasi concitate di quel risveglio all’alba del 28 settembre del ’78. Le prime ad entrare nella stanza di papa Giovanni Paolo I furono appunto suor Margherita e la più anziana suor Vincenza Taffarel che vedendo che il Santo Padre non rispondeva alle sue sollecitazioni («ha bussato alla porta, ha bussato di nuovo e non ha risposto», racconta suor Margherita) si lasciò sfuggire un ingenuo quanto affettuoso: «Santità, lei non dovrebbe fare di questi scherzi con me».

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