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Il card. Bagnasco alla politica: basta populismi, si proceda con le riforme

Italian cardinal Angelo Bagnasco smiles as young people perform during an audience with Catholic schools at St Peter's square on May 10, 2014 at the Vatican. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/09/22
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L'autorevole cardinale, ex presidente Cei: “Gli italiani (...) non chiedono l’impossibile, esigono piuttosto che nessuno dei sacrifici compiuti vada deviato o perduto”

Basta populismi, politica urlata e false promesse: l’autorevole cardinale Angelo Bagnasco, ex presidente dei vescovi italiani, alza la voce contro gli “abusi” della politica. Lo fa nel suo nuovo libro “Pastori dentro” (edizioni San Paolo), con la prefazione di Papa Francesco

La Chiesa non deve restare ai margini della politica

«Se la Chiesa non è chiamata a caricare immediatamente su di sé il compito politico - evidenzia il cardinale Bagnasco - “non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia” (ibid.). Per questo, a quanti sono in campo osa oggi richiedere parole chiare circa le proprie personali intenzioni, e alle formazioni politiche l’impegno su programmi espliciti, non infarciti di ambiguità lessicali e tattiche». 

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Gli italiani non chiedono l’impossible

Il Paese sano, sostiene Bagnasco nel suo nuovo libro, «è stanco di populismi e reticenze di qualunque provenienza e comunque vestiti. Le riforme domani saranno realizzate solo se oggi non si fanno promesse incaute e contraddittorie. Gli italiani, a quel che comprendiamo, non chiedono l’impossibile, esigono piuttosto che nessuno dei sacrifici compiuti vada deviato o perduto. E che a partire da questi sacrifici si allestisca l’intelaiatura di una ripresa concreta, diffusa, equa». 

La capacità di autocritica della politica

Ma un simile obiettivo, insieme morale e politico, «è concretamente sperabile - secondo l'ex presidente della Cei - se non manca ora la capacità di autocritica, l’abbandono di ogni automatico addebito ad altri, la determinazione di non raggirare domani gli impegni assunti con l’elettorato oggi. La gente vuole che la politica cessi di essere una via indecorosa per l’arricchimento personale».  

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Il populismo in Europa

Il problema dei populismi che minano la credibilità della politica, fa notare Bagnasco, non è soltanto italiano. «L’altra faccia della medaglia mostra in tutto il Continente europeo la presenza di un marcato populismo, che – mentre afferma di voler semplificare problemi complessi e di promuovere nuove forme di partecipazione – si rivela superficiale nell’analisi come nella proposta, interprete di una democrazia solo apparente»

Non snobbare il populismo

«Ci si chiede, pertanto - è il suo giudizio - se serva veramente la gente, oppure se ne voglia servire; se intenda veramente affrontare i problemi o non piuttosto usarli per affermarsi. Con questo, il populismo non può essere snobbato con sufficienza. Va considerato con intelligenza, se non altro perché raccoglie sentimenti diffusi che non nascono sempre da preconcetti, ma da disagi reali e, a volte, pure gravi».

POPULISM

La caduta libera della demografia

Il cardinale Bagnasco accenna, a tal proposito, «alla caduta libera della demografia: non è possibile che le politiche familiari siano sempre nel segno di piccoli rimedi, quando sono necessarie cure radicali. E che dire del dramma della disoccupazione? Il compito di mantenere le nostre aziende e di crearne di nuove è certamente di molti. Ma la politica in solido ha la responsabilità primaria non delegabile di creare le condizioni di possibilità e di incentivare in ogni modo la geniale capacità dei nostri lavoratori». 

Il mercato sociale di Papa Francesco

«Non si tratta solo di assicurare stipendi, ma anche di riconoscere la dignità professionale e produttiva del nostro popolo - conclude Bagnasco nel libro “Pastori dentro” -. Tempi così nuovi e così drammatici richiedono anzitutto uno sforzo di umiltà e di approfondimento che ci aiuti ad approdare a nuove soluzioni per promuovere bene comune e dignità della persona. Per non arrenderci alle logiche inique di un’economia scivolata nella finanza, ma poter favorire quanto meno un mercato sociale, come ha ricordato il Santo Padre Francesco».

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