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La lenta evoluzione dei rapporti tra Ebrei e Vaticano

This handout picture released by the Vatican press office, Osservatore Romano, shows Pope Francis (R) giving a hug to Argentine biophysicist, rabbi and book author Abraham Skorka during a meeting of the International Council of Christian and Jews, in the Clementine Hall at the Vatican, on June 30, 2015. AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO - RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO" - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTS-

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i.Media per Aleteia - pubblicato il 29/09/22
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Ogni giorno, Aleteia offre una selezione di articoli scritti dalla stampa internazionale sulla Chiesa e le questioni principali che preoccupano i cattolici nel mondo. Le opinioni e i punti di vista espressi in questi articoli non sono quelli degli editori.

Giovedì, 29 settembre 2022

1. Evolve la condizione dei cristiani nel Golfo

2. La lenta evoluzione dei rapporti tra gli Ebrei e il Vaticano

3. Organizzata a Roma una Messa in onore della regina Elisabetta II

4. Perché i “tradizionalisti” cercano di ancorare il futuro della Chiesa al passato

5. La Chiesa ha bisogno dell'aiuto delle donne, ma presta poca attenzione alla loro voce

1Evolve la condizione dei cristiani nel Golfo

Se la Santa Sede ha appena annunciato ufficialmente il viaggio di Papa Francesco in Bahrein, la Atlantic Treaty Association ha pubblicato uno studio sulla situazione attuale dei cristiani nel Golfo, una regione in cui molti cristiani del mondo arabo sono emigrati negli ultimi anni. A differenza di molti Paesi del Medio Oriente, spiega l'articolo, la penisola sembra essere “un porto sicuro”. Ciò non vuol dire, ad ogni modo, che la regione sia un caso da manuale di coesistenza ideale, soprattutto su questioni come la costruzione delle chiese e la libertà di adorazione. La storia della presenza cristiana nel Golfo risale al IV secolo a.C.. La nascita e l'espansione dell'islam nel VII secolo ha tuttavia ostacolato qualsiasi ulteriore sviluppo del cristianesimo. Nei primi giorni dell'islam, i cristiani della Penisola arabica avevano solo due scelte: convertirsi all'islam o andarsene. Nonostante questo, la Chiesa ha mantenuto una presenza istituzionale nella regione. Anche se non si dispone di dati demografici affidabili sulla consistenza delle comunità cristiane nella zona, si crede che rappresentino tra il 5 e il 10% della popolazione totale del Golfo. La maggior parte dei cristiani della penisola è costituita da migranti (soprattutto dai Paesi asiatici), e il numero di cristiani del Golfo nativi è stimato in non più di poche centinaia (soprattutto in Kuwait, Oman e Bahrein). In Kuwait, ci sono circa 350.000 fedeli, il 6% della popolazione totale; in Oman, sono circa il 2,5% della popolazione, negli Emirati Arabi Uniti ci sono circa 1.500.000 cristiani (il 20% dei quali cattolici) su una popolazione di sei milioni. In Qatar, invece, i cattolici sono 110.000 su una popolazione di 1.200.000 abitanti. In Bahrein, sono 65.000 su una popolazione di un milione. Questo Paese è storicamente un luogo significativo per il cristianesimo nel Golfo: “Bet Qatraye”, il nome della provincia ecclesiastica che copre l'attuale Bahrein, era un centro importante del nestorianesimo, una dottrina cristiana nata nel V secolo. Perseguitati all'Impero bizantino, i nestoriani trovarono rifugio nella provincia del Bahrein. Il nome contemporaneo di alcuni villaggi del regno testimonia l'impronta cristiana – ad esempio Al Dair (“il monastero” in arabo) sulla costa settentrionale dell'isola di Muharraq. Il Bahrein è stato anche il primo Paese del Golfo a costruire una chiesa nel 1906, quando lo Stato era un protettorato del Regno Unito. Le politiche del Golfo relative alla comunità cristiana variano fortemente da Paese a Paese. In Arabia Saudita, la sharia informa il diritto, mentre negli Emirati Arabi Uniti le condizioni di vita per i cristiani sono tra le migliori della regione. In genere i cristiani non occupano posizioni importanti a livello statale, con poche eccezioni come Alice Samaan, politica figlia di cristiani immigrati dalla Siria e che nel 2015 è diventata la prima donna a presiedere una sessione del Parlamento del Bahrein.

2La lenta evoluzione dei rapporti tra gli Ebrei e il Vaticano

Il rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni, è il co-autore, insieme allo storico Fredric Brandfon, di un articolo molto denso su vari secoli di ambiguità nei rapporti tra vari Papi e la comunità ebraica di Roma. Questa comunità, la cui presenza risale al 139 a.C., ha infatti mantenuto nei secoli un rapporto complesso con il Pontefice, oscillante tra rispetto e ostilità. Come segno di questa ambiguità, uno strano rituale ha segnato l'incoronazione di diversi Papi, a cominciare da Eugenio III nel 1145. Conteneva l'offerta di un rotolo della Torah al nuovo vescovo di Roma, che accettò questo dono diffondendo al contempo un messaggio di denuncia dell'ebraismo. Un testimone dell'incoronazione di Innocenzo VIII nel 1484 riportò lo spirito delle parole pronunciate dalla comunità ebraica: “Santo Padre, in nome della nostra sinagoga, noi uomini ebrei imploriamo che Sua Santità si degni di confermare e approvare la Legge mosaica, che Dio onnipotente ha dato a Mosè, nostro pastore, sul Monte Sinai, come gli altri Sommi Pontefici, predecessori di Sua Santità, l'hanno confermata e approvata”. Queste parole suscitarono un esplicito rifiuto da parte dei Papi dell'epoca. Le parole di Bonifacio VIII nel 1295, rilette alla luce di un'interpretazione attuale, sembrano esprimere un antisemitismo viscerale: “Il Dio che una volta conoscevate, oggi lo ignorate. Voi siete il suo popolo e siete diventati suoi nemici. Quando viene rivelato lo bloccate alla vista, anche se sapete come riconoscerlo. Ora, quando è presente, lo disprezzate. Le Nazioni hanno riconosciuto la sua venuta; voi lo evitate. Avete respinto Colui che è venuto tra il suo popolo e avete messo a morte Colui che ha versato il suo sangue per voi. Questa ignoranza del significato della Scrittura vi porterà alla perdizione. Pentitevi se nel giorno del giudizio desiderate condividere il destino dei giusti che il Signore accoglie nella gloria a causa dei loro meriti”. Questa visione sarebbe durata per diversi secoli. L'incoronazione di Papa Pio VIII nel 1829 fu accompagnata dal Battesimo di un ebreo convertito. I pontificati recenti hanno tuttavia segnato una svolta. Il rabbino di Segni, in carica dal 2001, assicura di aver “assistito personalmente a molte sorprese”. In particolare, ricorda uno scambio fraterno e spontaneo con Papa Francesco qualche giorno dopo la sua elezione nel 2013. Anche se “il confronto tra due mondi è sempre difficile”, il Rabbino Capo di Roma nota con soddisfazione che in “meteorologia, il riscaldamento globale suscita preoccupazione. Nei rapporti religiosi la prospettiva è diversa, il riscaldamento è spesso una cosa positiva”.

Tablet Mag, inglese.

3Organizzata a Roma una Messa in onore della regina Elisabetta II

Il nuovo cardinale britannico Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il Culto Divino, ha celebrato il 28 settembre nella basilica di San Paolo fuori le Mura una Messa in memoria della regina Elisabetta II. Organizzata su iniziativa di varie ambasciate dei Paesi del Commonwealth, la celebrazione si è conclusa – aspetto inusuale per una liturgia cattolica – con il brano “God save the King”.

Vatican News, francese.

4Perché i "tradizionalisti" cercano di ancorare il futuro della Chiesa al passato

Dietro le battaglie liturgiche c'è la ricerca di una forma “pura” di cattolicesimo, spiega un articolo della rivista US Catholic. Nel contesto di un mondo diventato sempre più complesso e instabile, si legge, la nostalgia per il linguaggio pre-conciliare si sta diffondendo tra molti cattolici motivati da un ideale di purezza, ma che rischiano di trascurare l'attenzione verso chi è al di fuori della loro cerchia.

US Catholic, inglese.

5La Chiesa ha bisogno dell'aiuto delle donne, ma presta poca attenzione alla loro voce

Il sito legato all'arcidiocesi di Madrid riferisce le numerose questioni relative al ruolo delle donne nella Chiesa cattolica espresse durante la fase diocesana del Sinodo sulla Sinodalità. Le donne giocano ovunque un ruolo fondamentale nella Chiesa, ma non hanno sempre accesso alle posizioni di leadership, sottolinea l'articolo.

Alfa y Omega, spagnolo.

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