Papa Francesco è preoccupato per la formazione dei futuri sacerdoti: sa bene che la credbilità della Chiesa si gioca su seminaristi che diventino buoni preti, e mai più persone con problematiche che degenerano in forme di abusi. Lo ha detto ai gesuiti, con cui si è incontrato giovedì 15 settembre 2022. Con loro ha parlato anche dell’evoluzione del rapporto tra cattolici e ortodossi, e di alcune iniziative portate avanti dietro le quinte per fermare la guerra tra Russia e Ucraina.
1500 chilometri per evangelizzare
Il Papa ha incontrato 19 gesuiti della cosiddetta «Regione russa» della Compagnia di Gesù, che operano in particolare in tre Paesi: Russia, Bielorussia e Kirghizistan. Questi religiosi, a volte, fanno anche 1000-1500 per spostarsi tra le parrocchie ed evangelizzare, data l’immensa estensione del loro territorio di competenza. La conversazione è stata raccolta dal direttore de La Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro, presente all’incontro. È inclusa nel quaderno 4135\, in uscita sabato 1 ottobre 2022.
Il problema dei seminaristi
Durante la conversazione, un gesuita chiede al Papa: «Una domanda e una richiesta: che cosa ha nel cuore? Che cosa è nella sua preghiera particolare? E la richiesta è per i ragazzi del seminario: un consiglio, un messaggio…».
«Comincio dalla seconda - risponde il pontefice -. La mia richiesta per i seminaristi: che siano normali, ragazzi normali. Uno dei problemi in alcuni seminari - osserva Papa Francesco - è che non si riceve gente normale. State attenti a osservare espressioni religiose o umane strane. Dico ai seminaristi: siate normali anche nella preghiera. Prega come un figlio il padre. È la normalità a dire la serietà».
La preghiera di intercessione
«Che cosa porto nel cuore e nella preghiera? - prosegue il Papa -. La preghiera, quella che mi viene spontanea, è sempre l’invocazione: “Guarda il tuo popolo, Signore!”. Non me ne viene un’altra. È una cosa davvero molto semplice. Intercessione è bussare al cuore del Signore. È la preghiera di intercessione».
“Ci vuole parresia”
Papa Francesco dice di non dimenticare che nella preghiera «ci vuole parresia, chiarezza, coraggio. Il modello è quello di Abramo, quando prega: “Non si adiri il mio Signore, se…”, e poi fa la sua richiesta in modo insistente. Bisogna pregare pulseando con Dio, come diciamo in spagnolo. È una preghiera coraggiosa, faccia a faccia. Non tanto cercare la consolazione, che pure va cercata, sì. Ma soprattutto chiedere, chiedere, chiedere... Noi pensiamo che la parresia sia solo una virtù dell’azione, e invece no, lo è anche della preghiera».
Gli ortodossi temono la “suocera”
Non solo preghiera e monito sui seminari: il Papa si mostra ottimista sul rapporto tra cattolici e ortodossi. «Credo che ci sia un movimento di avvicinamento graduale tra cattolici e ortodossi - sottolinea Francesco -. E credo questo sia molto importante. Dobbiamo lavorare insieme, pregare gli uni per gli altri, superare i sospetti».
Durante la visita apostolica in Kazakhstan, il Papa dice di aver ricevuto quattro vescovi ortodossi russi. «Vedo che c’è ancora una preoccupazione per l’uniatismo. Ma io ho risposto che quella parola è già dimenticata. Hanno paura che noi “facciamo la suocera”, che torni l’uniatismo. Hanno questo fantasma. Bisogna tranquillizzarli, e questo aiuta».
I retroscena della guerra in Ucraina
Il Papa, infine, evidenzia gli sforzi compiuti dietro le quinte per provare a fermare la guerra in corso tra Russia e Ucraina. Ha incontrato personalità russe e ucraine e sta continuando a farlo. Si è trovato persino a trattare su uno scambio di prigionieri. E continua a ribadire la sua vicinanza rispetto al popolo ucraino «sofferente». Esclude, per ora, possibili viaggi in Ucraina, richiamando alla «volontà di Dio» questo temporeggiare.