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Da senza figli a famiglia extralarge: 8 figli e 6 sono gemelli da 2 gravidanze

4 NEONATI GEMELLI
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Paola Belletti - pubblicato il 28/09/22
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Kayla e Allen sono una normale coppia americana; desiderano avere figli che però tardano ad arrivare. Accettano con disponibilità la strada dell'adozione, per dare alle nipoti una famiglia stabile. Il desiderio di poter accogliere anche figli naturali però resta. Sono stati ampiamente accontentati...

Una coppia che teme di non potere avere figli

Erano convinti, ormai, di non poter avere figli naturali. Per questo avevano adottato le due figlie del fratello di Kayla (che forse è rimasto solo e non è in grado di prendersi cura delle piccole).

I due, che dai medici avevano avuto una risposta scoraggiante rispetto alle speranze di poter generare figli, accolgono questa strada come il modo che la vita aveva trovato per rispondere al loro sincero desiderio di diventare genitori.

Kayla racconta che la vita da mamma era bella, fatta di ritmi, scuola, giochi, accudimento e impegno educativo.

La prospettiva di poter mettere al mondo anche figli nati dalla loro unione, però, non li abbandona e nel 2016 decidono di tentare di nuovo, attraverso un non meglio specificato trattamento per la fertilità: potrebbe essersi trattato solo di stimolazione ovarica, una via moralmente accettabile per favorire il concepimento naturale che ha, tra i suoi possibili esiti, proprio il concepimento di più embrioni.

La prima gravidanza: tre gemelli

Nel caso della coppia americana sono tre; uno però non sopravviverà fino alla nascita.

E' il 2017 e a questo punto il desiderio della coppia di avere tanti figli sembrava essere già stato generosamente esaudito.

Non si parla di preghiera, in questa storia, ma sembra di riconoscere la firma della Provvidenza (che ha spesso un certo senso dell'umorismo, spero di poter dire senza risultare irrispettosa) in tanta sovrabbondanza: i conti, infatti, non sono ancora finiti.

Nel 2018 Kayla resta incinta di nuovo, questa volta senza aiuti farmacologici. Immaginate la sua sorpresa quando, alla prima ecografia, il ginecologo le mostra sullo schermo quattro puntini festosamente pulsanti.

La seconda gravidanza: i bambini sono 4

Una sorpresa e anche una non troppo remota possibilità, poiché le gravidanze gemellari hanno anche un aspetto ereditario oltre che legato all'età e all'uso di farmaci.

Kayla e Allen, che vivono nello Utah, a Salt Lake City, restano sorpresi e anche comprensibilmente spaventati di fronte a questa buona notizia un po' fuori scala. Non sono degli ingenui, sono consapevoli dei rischi che le gravidanze multiple comportano per mamma e bambini, soprattutto perché una delle loro figlie, alla prima gravidanza trigemellare, non ce l'ha fatta: si chiamava Allie ed è morta in utero a 27 settimane. Parker e Grayson sono nati grandi prematuri e per questo hanno passato tre mesi in terapia intensiva neonatale.

Il dolore per la perdita di un figlio e l'apertura alla vita

Sapete cosa ha spinto la mamma Kayla a cercare, insieme al marito, di avere un'altra gravidanza dopo la prima che pure aveva donato loro due figli? Proprio la perdita della piccola Allie.

Senza infilare nella mente e nella vita altrui considerazioni proprie, si può almeno notare come questa esperienza di lutto perinatale di fatto confermi il legame reale, totalizzante e incancellabile che si instaura da subito e per sempre tra madre e figlio; un figlio rimane, sempre. Che sia alto 1,80 e mangi per tre, o abbia raggiunto la sua massima dimensione ancor prima di venire alla luce. Un figlio è un figlio.

Si è madri da subito e per sempre

Piccola digressione personale: qualche giorno fa, insieme con mio marito, sono stata in ospedale per diverse consulenze mediche e chirurgiche in merito alla salute del nostro quarto figlio, 9 anni, affetto da malattia genetica rara altamente invalidante.

Una signora, che era seduta in sala d'aspetto con un bel ragazzone atletico, non riesce a toglierci gli occhi di dosso. Non appena si libera un posto di fianco a me che tengo in braccio mio figlio si precipita a sedersi e subito accarezza Ludovico, lo guarda, mi chiede qualcosa, si mette a piangere. "Mia figlia avrebbe 20 anni ora; è morta 16 anni fa eppure io non riesco, non riesco...dobbiamo essere forti."

Certo, sua figlia era nata e aveva vissuto con loro, anche se pochi anni; è diverso che perderla prima che nasca, ma non credo in termini qualitativi; si tratta della stessa esperienza di maternità solo colta in un'altra tappa del medesimo viaggio, con meno vissuto condiviso, meno ricordi.

Tornando a questa coppia che, in una decina di anni è passata dal dolore lancinante della sterilità, in parte lenito dall'adozione delle due nipoti, ad una taglia extralarge, l'unica chiave di lettura che mi viene in mente come sufficientemente adeguata è quella biblica. Dentro i limiti che rispettano l'integrità della persona, madre, padre e concepito, ogni aiuto farmacologico, medico, psicologico è ben accetto.

Eppure ciò che è accaduto a questa coppia assomiglia ad una pioggia di grazia che nemmeno le previsioni più rosee potevano ipotizzare.

Come la coppia decide di affrontare una gravidanza così difficile

L'ultima gravidanza infatti è avvenuta in modo del tutto naturale, assicurano.

Trattandosi di faccende umane reali non esiste il lieto e frettoloso fine del "e vissero per sempre felici e contenti"; le cose sono state impegnative sia durante la gestazione che adesso.

Kayla ha vissuto con paura e trepidazione il tempo della gestazione: sapeva che poteva perdere uno o più figli, ci era già passata e il dolore ancora si faceva sentire.

Per questo marito e moglie hanno deciso di procedere ponendosi psicologicamente obiettivi a breve termine, puntando a superare una settimana per volta.

E' così che si fa con tutte le imprese ardue e complesse: le si spezzetta in piccoli passi (possibili, in stile Chiara Corbella Petrillo).

A trenta settimane, con un parto cesareo reso possibile da un grande staff di chirurghi e neonatologi pronti a intervenire, sonoi due maschietti, Reese e Jameson e le due bambine, Oaklee e Lincoln.

L'impegno quotidiano e il sostegno degli amici

Grayson ha bisogno di assistenza costante, hanno infatti con loro un'infermiera convivente; le due ragazzine, che al loro arrivo avevano 6 e 8 anni, hanno la loro vita scolastica e sociale da coltivare; gli altri piccoli sono naturalmente da seguire e sappiamo bene quanto impegnativo sia "tirare su" tanti bimbi piccoli contemporaneamente (anche se il carico non aumenta in modo matematico, per certi versi si riduce).

La coppia però può contare sull'aiuto e la vicinanza di familiari e amici e forse anche con loro rideranno increduli di quanto la vita (o Dio stesso?) sia stata spiritosa e generosa nel rispondere ai loro desideri.

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