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Eroi in tonaca che vi sorprenderanno

DYING SOLDIER,PRIEST
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Elizabeth Scalia - pubblicato il 26/09/22
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I sacerdoti cattolici sono umani e commettono errori, come chiunque. Tra loro, però, ci sono anche degli eroi

Fotografie come questa stupiscono molti e fanno capire di che pasta sono fatti i nostri sacerdoti. Conoscete la storia di questa immagine?

4 giugno 1962, Venezuela. Il cappellano della Marina Luis Padilla dava l'estrema unzione ai soldati moribondi circondato dal fuoco dei franchi tiratori. Un soldato ferito cercava di rialzarsi aggrappandosi alla tonaca del sacerdote, mentre le pallottole volavano intorno a loro.

Héctor Rondón Lovera, che doveva rimanere a terra per evitare di essere colpito, ha affermato in seguito di non sapere chiaramente come fosse riuscito a scattare questa fotografia. Norman Rockwell l'ha usata come spunto per il suo dipinto Sud della Giustizia (Assassinio in Mississippi).

Colpisce la calma di padre Padilla. È imperturbabile, perfino audace.

DYING SOLDIER,PRIEST

Sempre con i feriti. Vicent Capodanno

Questa immagine mi ha ricordato il Servo di Dio Vincent Capodanno, morto nella guerra del Vietnam e che ha ricevuto il soprannome di “grunt”, “grugnito”, che ricevevano anche i soldati della fanteria statunitense nel Paese asiatico.

Padre Capodanno andava dove si trovavano i feriti e i moribondi, amministrando gli ultimi riti e curando i suoi amati Marines.

Ferito al volto e con una mano quasi distrutta da una mitragliatrice, durante l'epica battaglia di Dong Son, nel settembre 1967, padre Vince accorse ad aiutare un Marine ferito a pochi metri da una mitragliatrice nemica. Mentre lo assisteva, venne colpito da una raffica di colpi. Quando il suo corpo venne recuperato, aveva 27 ferite da proiettile.

Emil Kapaun, salvatore di soldati

La storia di padre Capodanno mi riporta alla mente un'altra storia di un possibile santo, il cappellano originario del Kansas padre Emil Kapaun:

Mentre lavorava con fervore al di là delle linee statunitensi, in “terra di nessuno”, riuscì a fermare un'esecuzione e a negoziare con il nemico per mantenere la sicurezza degli Statunitensi feriti.

Nessuno sa quanti giovani soldati si sia caricato sulle spalle mettendoli in salvo. Alla fine venne fatto prigioniero mentre cercava di riscattare un altro soldato ferito.

C'è una magnifica storia su Kapaun: mentre aiutava un ferito, un soldato nemico gli si avvicinò e gli puntò contro un fucile.

Kapaun, che a quanto pare non era di buonumore, abbatté il soldato con un colpo solo prima di essere catturato.

Tim Vakoc, Messa in guerra

Kapaun mi fa pensare a padre Tim Vakoc, cappellano dell'Esercito, morto a causa delle ferite riportate in Iraq.

Vakoc è stato ferito il 29 maggio 2004 – 20° anniversario della sua ordinazione sacerdotale – mentre tornava dopo aver celebrato la Messa per i soldati in Iraq. Il veicolo militare Humvee su cui viaggiava è passato sopra una bomba, e lui ha riportato gravi danni cerebrali.

Il 1° giugno 2005 ha ricevuto una bandiera firmata dalla sua unità. Il suo primo messaggio ai visitatori che gli hanno donato la bandiera è stato “TIM 4F” (codice militare per dire 'Non idoneo al servizio') e poi “OK”.

Aloysius Schmitt, morte a Pearl Harbor

A sua volta, la storia di padre Vakoc mi ha fatto pensare a padre Aloysius Schmitt, cappellano della Marina, che aveva appena finito di celebrare la Messa a bordo della nave USS Oklahoma poco prima dell'attacco su Pearl Harbor e che morì mentre aiutava altri marinai a mettersi in salvo.

Il calice ossidato di padre Schmitt e il suo libro di preghiere in latino, macchiato d'acqua, vennero recuperati dopo il naufragio.

Il testo conservava ancora un segnalibro alle preghiere di quella mattina, al Salmo 8.

“O Signore, nostro Dio,

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!”

Padre Schmitt è stato il primo sacerdote cattolico a morire in servizio nelle forze militari statunitensi.

Lo USS Schmitt, un cacciatorpediniere di scorta della classe Buckley della Marina americana, lo onora con il suo nome.

La sua storia mi commuove sempre, e com'è ovvio mi ricorda un altro sacerdote.

John Patrick Washington, cappellano della II Guerra Mondiale

Padre John Patrick Washington, uno dei “Quattro cappellani” di varie tradizioni che sono stati visti per l'ultima volta pregare insieme, aggrappati per le braccia, sulla coperta della nave per il trasporto delle truppe nella II Guerra Mondiale, lo USS Dorchester.

Massimiliano Kolbe, volontario per morire al posto di un compagno di prigionia

Il ricordo di Washington mi ricorda San Massimiliano Kolbe, sacerdote francescano morto ad Auschwitz dopo essersi offerto volontario al posto di un padre di famiglia che era stato condannato a morte.

Franciszek_Gajowniczek_Auschwitz_5659-and-Fr.Maximilian_Kolbe_1939

Nel luglio 1941, un uomo della baracca in cui si trovava Kolbe scomparve. Lo Hauptsturmführer delle SS Karl Fritzsch, vice-comandante del campo, scelse 10 uomini della stessa baracca per farli morire di fame nel Blocco 13, famoso per le torture, e dissuadere così altri tentativi di fuga. L'uomo che era scomparso venne poi trovato affogato nella latrina del campo.

Uno degli uomini selezionati, Franciszek Gajowniczek, gridò piangendo pensando alla sua famiglia, e Kolbe si offrì volontario per sostituirlo.

Durante il tempo in cui rimasero nella cella, Kolbe guidò gli uomini con canti e preghiere.

Dopo tre settimane di disidratazione e digiuno, solo Kolbe e altri tre erano ancora vivi. Alla fine venne assassinato con un'iniezione di fenolo.

Óscar Romero, giocarsi tutto per denunciare le ingiustizie

L'assassinio di Kolbe mi riporta alla mente il vescovo Óscar Romero, assassinato sull'altare nel mezzo di una rivolta politica. È stato l'uomo che ha osato sfidare tutti i sacerdoti, e anche tutti noi, dicendo:

“Una Chiesa che non provoca crisi, un Vangelo che non destabilizza, una Parola di Dio che non entra sotto la pelle, (…) che tipo di Vangelo è? (…) I predicatori che evitano tutte le questioni spinose per non essere perseguitati (…) non illuminano il mondo in cui vivono”.

Cattolici nei Paesi comunisti

Romero mi ricorda a sua volta il cardinale Ignatius Gong Pin-Mei, un prigioniero del Governo cinese che ha detto:

“Sono un vescovo cattolico romano. Se condannassi il Santo Padre, non solo non sarei vescovo, ma non sarei neanche cattolico. Potete decapitarmi, ma non mi priverete dei miei doveri”.

Dopo il suo arresto, Gong venne portato allo stadio di Shanghai, dove si sperava che confessasse i suoi “crimini”. Anziché fare questo, con le mani legate dietro la schiena, parlò con forza al microfono dicendo: “Lunga vita a Cristo Re! Lunga vita al Papa!”.

La folla ripeté le sue parole, aggiungendo “Lunga vita al vescovo Gong!” Ha trascorso in prigione 30 anni, buona parte dei quali in isolamento.

Gong è stato poi nominato cardinale da Papa Giovanni Paolo II, il sacerdote che ha vissuto sotto la dominazione sia nazista che comunista e ha capito che la risposta al capitalismo imperfetto o alle società ingiuste non era schiacciare la libertà umana.

La storia di Gong mi fa pensare all'arcivescovo di Saigon, François Xavier Nguyên Van Thuân, prigioniero per 13 anni, che celebrava la Messa nella sua cella solitaria con gocce di vino, briciole di pane e un crocifisso di filo che aveva realizzato lui stesso.

E tanti sacerdoti anonimi

Potrei continuare a elencare sacerdoti eroici di tutte le epoche, esemplari perché hanno perseverato in tempi di guerra, hanno affrontato l'oppressione o hanno messo a rischio la propria vita e la propria salute per portare Cristo ai malati.

Nel corso degli anni sono tanti i sacerdoti eroici che sono caduti, e non sempre conosciamo il loro nome, perché erano presbiteri santi e silenziosi che compivano semplicemente il loro dovere.

Da dove provengono uomini di questo tipo? I loro genitori li allevano e li formano nella fede, ma come diceva l'arcivescovo Timothy Dolan, il loro sacerdozio, la loro volontà di rischiare per il Vangelo e per il ministero è un “dono”.

Signore, concedici molti altri doni come questi. Ne abbiamo bisogno. Il Tuo popolo ne ha bisogno.

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