In questi anni (2019-2022) la Chiesa italiana ce la sta mettendo tutta, anche se, non possiamo negare, da parte delle vittime del clero persiste una certa delusione (chiedono chiarezza e giustizia per i delitti del passato, dato che ci si è concentrati, per il Report, soltanto negli ultimi due anni dall’entrata in vigore delle Linee guida). Una scelta che non è stata molto favorevolmente accolta. Ed è vero: l’abuso non si cancella mai ed è in ogni sua forma inaccettabile.
Papa Francesco più volte lo ha ricordato: «Le persone abusate si sentono, a volte, come intrappolate in mezzo tra la vita e la morte. Questo è importante: si sentono così, intrappolati fra la vita e la morte. Sono realtà che non possiamo rimuovere, per quanto risultino dolorose. La testimonianza dei sopravvissuti rappresenta una ferita aperta nel corpo di Cristo che è la Chiesa.»
L’impegno dunque non può che essere questo: da un lato cancellare le incertezze e le ambiguità del passato, dall'altro costruire una nuova cultura della prevenzione, nell’accoglienza, ascolto e rispetto di tutti e di ciascuno. Le vittime che hanno subito abusi da parte di sacerdoti e religiosi vedono ‘debole e poco efficace’ l’azione intrapresa e bisogna sempre comunque avere ‘rispetto per queste rimostranze che hanno il grido di dolore, di smarrimento e di ingiustizia. Non solo nella Chiesa, ma anche nella società.
Del resto – una domanda è lecita: come si sta affrontando il triste e drammatico problema abusi, quando in questi anni di impegno (a livello europeo e globale) si notano gli aumenti degli abusi? Come non segnalare la frammentazione degli interventi, la burocratizzazione delle azioni proattive dal primo contatto con la vittima al percorso giuridico fino all’accompagnamento delle ferite?
Una Chiesa al fianco delle vittime
L’abuso è ‘un omicidio psicologico’, un danno al fisico e all’anima. Le ferite sono insanabili e percorsi terapeutici impegnativi, lunghi e sofferti. Un miglioramento è ravvisabile solo attraverso l’ascolto profondo e l’accompagnamento della vittima. Non è cosa da poco.
Nonostante la complessità del fenomeno, e lo scrive chi da 30 anni si occupa di abusi sui minori, la Chiesa italiana ha compiuto azioni nel vasto territorio dove è presente con le 226 diocesi; infatti sono già costituiti 98 centri d’ascolto in 157 diocesi. E 1.200 operatori formati.
Non si dimentica l’azione da anni di realtà associative che hanno operato per tale ‘missione’ a tutela dell’infanzia.
Resta, comunque, alta l’attenzione dei vescovi sul tema della tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Nel corso dei lavori del Consiglio permanete CEI (20-22 settembre a Matera), tra gli altri punti posti in attenzione (le sfide del paese Italia, le fatiche della situazione globale, il percorso sinodale e l’impegno per la costruzione del bene comune) è stato offerto un aggiornamento sull’impegno dell'episcopato tutto che si può riassumere nelle cinque linee di azione assunte dall’Assemblea Generale nel maggio scorso, circa la formazione di tutto il popolo di Dio e la prevenzione per evitare che il peccato e reato gravissimo degli abusi accada.
Nello specifico, si era deciso:
La difesa dei più piccoli inizia dalla scuola
Per favorire la sensibilizzazione a livello locale, anche quest’anno sarà celebrata – il 18 novembre – la 2ª Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi con lo slogan: “‘Il Signore risana i cuori affranti e fascia le loro ferite’ (Sal 147,3); ricordiamo anche la XXVII Giornata Bambini Vittime della violenza, sfruttamento, indifferenza contro la pedofilia (dal 25 aprile alla prima domenica di maggio), ideata e organizzata da Meter.
Il Consiglio Nazionale della scuola cattolica della Cei pubblicherà a breve il testo “Linee Guida per la tutela dei minori nelle scuole cattoliche”, uno strumento a servizio dei docenti e del personale che opera nelle scuole cattoliche e nella formazione professionale d’ispirazione cristiana, oltre che delle famiglie e di tutto il mondo scolastico.
Per la tutela dei minori, continuiamo ad operare con solerzia, impegno, audacia e concretezza nelle azioni operative e pastorali, nella Chiesa e nella società.