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Onu, a New York incontro tra Parolin e Lavrov

LAVROV PAROLIN

Il Segretario di Stato Vaticano Parolin e il ministro degli Esteri russo Lavrov lavorano ad uno dei fronti diplomatici aperti dalla Santa Sede.

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Vatican News - pubblicato il 23/09/22
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Il cardinale segretario di Stato e il ministro degli Esteri russo hanno parlato a margine dei lavori dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite

Dialogo sempre, “perché sempre c'è la possibilità che nel dialogo si possano cambiare le cose”. Sul volo di rientro dal Kazakhstan il Papa ripeteva ancora una volta ai giornalisti con cui stava conversando qual è la rotta diplomatica che guida abitualmente la Santa Sede, in particolare in questi mesi nel contesto della guerra russo-ucraina. Un orientamento perseguito da tutti i collaboratori di Francesco a partire dal segretario di Stato che oggi, a margine della sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York si è intrattenuto con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov.

Parolin, messa al bando degli esperimenti nucleari

Ieri, parlando alla decima riunione degli Amici del Ctbt - gruppo istituito nel 2002 di Australia, Canada, Finlandia, Germania, Giappone e Paesi Bassi - lo stesso segretario di Stato aveva riaffermato che "con l'aumento delle tensioni globali e la retorica che minaccia l'uso di armi nucleari, è più che mai cruciale far entrare in vigore il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt)".

La pace comincia quando le armi tacciono

L’affermazione del cardinale Parolin echeggia gli innumerevoli appelli del Papa a disarmare gli arsenali di ogni tipo e a mettere uno stop al tragico commercio delle armi. Non più tardi di ieri, al termine dell’udienza generale, nel ribadire vicinanza e sostegno al popolo ucraino, “nobile e martire”, Francesco sottolineava come in questa “tragica guerra” alcuni “pensano alle armi nucleari, una pazzia", e condivideva con i presenti il racconto del cardinale Krajewski, di ritorno dall’ultima missione dal teatro di guerra. “Mi ha raccontato il dolore di questo popolo, le azioni selvagge, le mostruosità, i cadaveri torturati che trovano”, insistendo, come all’Angelus di domenica scorsa, sull’unica strada percorribile: “Non dimentichiamo: la pace è possibile quando tacciono le armi e incomincia il dialogo!”.

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