Dopo l'entrata in vigore del decreto che prevede che i medici ungheresi debbano presentare alle donne che vogliono l'aborto la prova "chiaramente identificabile delle funzioni vitali del feto", anche in Italia si sono accessi i toni e scatenate le polemiche.
La dichiarazione di Elisabetta Piccolotti di Sinistra Italiana
La candidata di Sinistra Italiana Elisabetta Piccolotti, ha dichiarato in una conferenza stampa alla Camera che «abbiamo segnalazioni da parte di donne che volevano interrompere la gravidanza e da diverse associazioni femministe che in Umbria sta già accadendo quello che accade in Ungheria dove da oggi le donne che intendono interrompere la gravidanza saranno costrette ad ascoltare il battito del feto» (Avvenire).
La risposta della Regione Umbria
L'assessorato alla Salute della Regione Umbria ha risposto: «Sarebbe opportuno che coloro che hanno portato all’attenzione questi gravi fatti li circostanziassero. In nessuna Azienda sanitaria o ospedaliera della Regione Umbria risulta che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto» (Ibidem).
Le polemiche elettorali sull'aborto? pura demagogia
Spesso le polemiche, soprattutto durante la campagna elettorale, rischiano di diventare pura demagogia e di essere ancor più scollegate dalla realtà e dalle esperienze fatte di carne e sangue delle donne che hanno vissuto il dramma dell'aborto volontario. Che è e resta una tragedia sempre, e per il quale ogni donna ha diritto di soffrire e di essere accolta e sostenuta.
Desiree: l'aborto volontario e poi la nascita di Gabriele
Per questo oggi vi raccontiamo la storia di Desiree, preferiamo lasciare parlare i suoi occhi che tanto hanno patito e sofferto. Ma come ho letto pochi giorni fa sulla pagina Instagram di una mia amica:
"Sono incinta", "devi abortire"
Nella vita di Desiree c'è un giorno che l'ha segnata indelebilmente. In quella data tutti i suoi sogni e le sue speranze si sono schiantate e sono morte, almeno in parte. Il 25 novembre 2014. Aveva 33 anni e aveva scoperto ad ottobre di essere incinta. Quando lo confida al compagno, sicuramente in preda all'emozione, scopre che non vuole che lei porti avanti la gravidanza. Come se si trattasse di annullare un viaggio vacanza. Le chiede senza girarci intorno di abortire. Quel bambino, il loro bambino, lui non lo vuole.
Mettiamoci nei panni di Desiree invece che giudicarla. E' incinta, è felice ma certamente spaventata, corre a dirlo all'uomo che ama per trovare conforto, per gioirne, per avere rassicurazioni e cosa trova dall'altra parte? "devi abortire".
L'indecisione e l'incontro con il Centro Aiuto alla Vita
Lei sceglie inizialmente di portare avanti la gravidanza da sola, in fondo un lavoro ce l'ha, può farcela, ma dentro si sente "divisa fra due cuori". L'indecisione le attanaglia la mente. Conosce il Centro Aiuto alla Vita di Reggio Calabria ed è un incontro che inizialmente la rassicura: gli operatori del CAV le offrono ascolto e sostegno e le propongono un piano concreto di aiuto.
Desiree: avevo paura e ho abortito
Ma purtroppo Desiree il 25 novembre si presenta in ospedale. Non ha stracciato il certificato dell'interruzione e va all'appuntamento per abortire. Chissà quanti e quali pensieri le avranno attraversato il cuore in quei momenti. Paura, confusione, rabbia, incertezza, senso di inadeguatezza, solitudine.
"Pensavo di fare la scelta migliore"
Anche quella mattina è in preda all'indecisione, pensa di voler andare via, ma poi sceglie di restare e di sottoporsi all'operazione.
L'inizio dell'inferno
Desiree si sottopone all'aborto ed iniziano per lei "quattro mesi di inferno":
L'aborto è un lutto che ti porti sempre dentro
Come spesso mi hanno raccontato le donne che hanno abortito, dopo l'interruzione ci si accorge che invece di aver "chiuso" una situazione, se ne è aperta un'altra milioni di volte più grande e dolorosa. A cui nessuno le aveva preparate.
Il dolore e... la scoperta di aspettare Gabriele
Desiree è in preda al senso di colpa, alla disperazione e alla vergogna. Vive il periodo più nero della sua vita. Ma... un dono inaspettato giunge a ridonarle il sorriso.
Il senso di colpa
Il dolore taglia ancora la gola e le gonfia le pupille di pianto. Mentre parla stringe a sé il figlio neonato, lo consola, lo bacia.
Rivolgetevi ai Centro Aiuto alla Vita
E poi un messaggio a tutte le donne: