Papa Francesco e il patriarca Kirill avrebbero dovuto incontrarsi a Nur-Sultan, capitale del Kazakistan, in occasione di un congresso interreligioso previsto il 14 e il 15 settembre 2022. Anche se l'annuncio della mancata partecipazione del leader della Chiesa ortodossa russa sembra una delusione per Roma, il Vaticano assicura che i canali restano aperti, e a che medio termine sarà possibile un altro incontro tra Francesco y Kirill.
Nur-Sultan avrebbe potuto diventare famosa per il fatto di ospitare il secondo incontro tra il patriarca di Mosca e il vescovo di Roma. La capitale kazaka aveva la possibilità di farlo offrendo, attraverso la celebrazione del VII Congreso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali, una ragione legittima per l'incontro dei due leader religiosi.
La guerra in Ucraina e il deterioramento dei rapporti tra Roma e Mosca hanno tuttavia reso impossibile questa nuova riunione, che si sarebbe verificata sei anni dopo lo storico primo incontro a Cuba.
Anche se la visita di Kirill in Kazakistan non era mai stato formalizzata, uno degli organizzatori del vertice ha confidato all'Astana Times che il patriarca sarebbe stato tra i partecipanti. Per questo, quando il 24 agosto il responsabile del Dipartimento per gli Affari Esteri del Patriarcato di Mosca, il metropolita Antonio de Volokolamsk, ha annunciato che Kirill non si sarebbe recato a Nur-Sultan, la notizia è sembrata uno sgarbo nei confronti della diplomazia vaticana.
Delusione vaticana
È una delusione, si è commentato in Vaticano, riconoscendo al contempo che la situazione attuale è così tesa a livello internazionale che si tratta di una decisione comprensibile e ricordando che questo viaggio di Papa Francesco è stato motivato in primo luogo dal desiderio di rispondere all'invito del Presidente kazako e di incontrare i cattolici di un Paese storicamente collocato alla periferia della Chiesa. Ad ogni modo, “senza la presenza di Kirill, questo viaggio del Papa in Kazakistan perde inevitabilmente interesse”, riconosce una fonte diplomatica.
Ufficialmente, il Vaticano non si è espresso sul tema. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, si è limitato a ripetere che Papa Francesco aveva “espresso chiaramente il desiderio” di incontrare il patriarca, senza dire altro.
“Il Kazakistan sembrava una buona opportunità, ma la guerra in Ucraina ha complicato troppo le cose”, riassume una persona che conosce bene il tema.
Il deterioramento dei rapporti per la guerra in Ucraina
Poco dopo l'invasione dell'Ucraina, Francesco e Kirill si sono incontrati via Zoom per uno scambio di circa 40 minuti, ma il tono della runione aveva sconcertato il Pontefice.
Kirill ha dedicato i primi venti minuti della conversazione a “tutte le giustificazioni alla guerra”, ha riferito il Papa al Corriere della Sera. “Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato”, ha aggiunto, prima di avvertire che “il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin”.
In seguito, anche il discreto cardinale Kurt Koch, responsabile del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ha sorpreso utilizzando parole dure nei confronti del patriarca. “La giustificazione pseudoreligiosa della guerra da parte del patriarca Kirill deve scuotere qualsiasi cuore ecumenico”, ha insistito in una lunga intervista al tedesco Die Tagespost, aggiungendo poi che è “un'eresia che il patriarca osi legittimare l'assurda e brutale guerra in Ucraina”.
Il Vaticano cancella un incontro a Gerusalemme
In un comunicato, il Patriarcato di Mosca ha detto di lamentare il “tono scorretto” usato da Papa Francesco nella sua intervista al Corriere della Sera, ritenendo che le dichiarazioni del Pontefice “non possano contribuire a stabilire un dialogo costruttivo tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa russa, particolarmente necessario in questo momento”.
La freddezza tra Roma e Mosca si è intensificata con la cancellazione di un incontro previsto a Gerusalemme nel giugno scorso. “Lamento che il Vaticano abbia dovuto sospendere [il progetto di] un secondo incontro con il patriarca Kirill, che avevamo programmato per giugno a Gerusalemme”, ha dette Papa Francesco in un'intervista al quotidiano argentino La Nación.
Il Pontefice ha spiegato in poche parole le motivazioni di questa decisione: “La nostra diplomazia ha inteso che un incontro in questo momento potrebbe provocare grande confusione”.
I Russi respingono l'alternativa del Kazakistan
Nel contesto della guerra in Ucraina e di fronte alla difficoltà di un incontro a due, è sembrato che Papa Francesco puntasse sul Kazakistan. Questo vertice gli avrebbe permesso di incontrare la guida della Chiesa ortodossa russa nel contesto di un'udienza di altri leader religiosi.
Questa volta, però, è stata Mosca a chiudere la porta a questa possibilità. Alla fine di agosto, il nuovo responsabile del Dipartimento per gli Affari Esteri del Patriarcato di Mosca, il metropolita Antonio di Volokolamsk, ha annunciato attraverso l'agenzia di stampa russa RIA Novosti che il patriarca non sarebbe andato, approfittando dell'occasione anche per tornare sulla sospensione dei preparativi dell'incontro di Gerusalemme da parte del Vaticano, definendola una “grande sorpresa”.
Il “Ministro degli Esteri” del Patriarcato di Mosca ha infine indicato le condizioni perché si verifichi una nuova riunione. L'incontro “dev'essere preparato con la massima cura, la sua agenda deve essere concordata, il documento risultante deve essere pensato in anticipo”.
Verso un prossimo incontro?
Il vertice di Nur-Sultan, quindi, non passerà alla storia per aver riunito per la seconda volta i due leader religiosi, ma sarà interessante vedere come interagiranno le delegazioni russa e romana.
A Roma si sottolinea che i rapporti non si sono mai interrotti, e si ricorda che il cammino culminato nell'incontro all'Avana nel 2016 è stato lungo. Un incontro storico, atteso prima per il 2014 e poi nel 2015.
Si ricorda anche che la Chiesa ortodossa russa è ancora attraversata da un forte movimento antiecumenico e anticattolico, con molte pressioni di cui tener conto per comprendere l'atteggiamento del patriarca Kirill, criticato internamente dopo l'incontro a Cuba.
“Si mette in moto una dinamica spinta da un desiderio reciproco”, insiste una fonte vaticana, che immagina anche un possibile incontro il prossimo anno.