San Giovanni Crisostomo, dottore della Chiesa (il cui epiteto significa “bocca d’oro”, in ragione del suo talento di oratore), ha lasciato in una delle sue omelie una bella riflessione sulla lettera di san Paolo agli Efesini. Epistola arcinota, talvolta vessata per la celebre esortazione “donne, siate sottomesse ai vostri mariti”. Il seguito però, che riguarda i mariti, viene sottolineato meno spesso. Eppure si tratta di un insegnamento forte nell’arte dell’amore coniugale.
«Mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa», ci dice san Paolo (Ef 5,25). San Giovanni Crisostomo (344-407) riprende la metafora e la spiega, sottolineando che Cristo, unendosi alla Chiesa, ha fatto molto più di quanto qualunque uomo sarebbe mai capace di fare: Egli si è sacrificato per una Chiesa che lo respingeva! Giovanni Crisostomo paragona quindi la Chiesa a una donna brutta e sprezzante, che malgrado tutto Cristo ha scelto di sposare.
In tal senso, egli non manca di sottolineare che la missione propria a ogni sposo, quella di amare la propria moglie, è più “facile” nella misura in cui si è sposati con una donna che si sia scelta. Il sacrificio richiesto in tale unione sarebbe dunque minore! Secondo insegnamento, nel caso in cui una donna si mostrasse davvero disprezzabile: è con la tenerezza che uno sposo può riportarla a sé. Cristo si è mostrato pieno di tenerezza, di sollecitudine verso questa Chiesa che lo odiava, e l’ha santificata.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]