Primo anno della facoltà di Medicina, Claudia non ha incrociato neanche uno studente cattolico. La sua amarezza è palpabile:
Per Mayeul, studentessa in Scienze Politiche, affermare la propria fede davanti ai compagni, che spesso si dicono atei, non è un problema:
Nell’immaginario collettivo, il tempo degli studi è perlopiù sinonimo di libertà, di leggerezza, di amicizie e di storie d’amore… La realtà conosce poi le sue sfumature. Essere studenti significa spesso cambiare città, paese, ritrovarsi senza punti di riferimento in un universo nuovo, adattarsi a regole che sono spesso molto diverse da quelle vissute in seno alla famiglia. Spiega ad Aleteia padre Thibaut de Rinquesen, cappellano alla Sorbonne e in diverse grandi scuole parigine:
Solo che… come si fa a non cadere nella spirale del dubbio, della depressione e anche dei combattimenti spirituali? Come progredire serenamente e tenere bene la rotta? Ecco il kit di sopravvivenza per lo studente cattolico.
1Unirsi a gruppi di studenti cattolici
Poco importa quale sia il campus, una cappellania ci deve pur essere, o un gruppo di preghiera, di adorazione, di evangelizzazione, o perfino di formazione. E lì ci si può ristorare, si può incontrare un prete, si possono ricevere i sacramenti. Questi appuntamenti, perlopiù settimanali, possono rapidamente diventare un vero pilastro spirituale, un momento indispensabile nella settimana.
2Creare amicizie (anche) spirituali
Non si tratta di fare comunelle, ma di sviluppare belle amicizie con chi possa orientarci verso l’alto:
3Lasciarsi attrarre dagli “influencer” nel bene
Il primo passo da fare, una volta che si comincino a costituire i gruppi studenteschi, è trovare quelli dotati di particolare carisma: una gioia che manifestano, una fiducia che sprigionano, una serenità che pervade e appaga i suoi membri.
4Declinare gli inviti ambigui
Una serata dal tema ambiguo? Se la vostra vocina interiore vi dice di non andarci, sarà meglio ascoltarla e saper evitare i pericoli. Si può benissimo avere una vita ricca e piena di esperienze rifiutando al contempo, per prudenza, alcuni inviti.
Si può approfittare di quel tempo per lavorare alla tesi, cercare ritiri dove andare a ristorarsi spiritualmente nella chiesa più vicina, oppure decidersi a entrare in un gruppo di preghiera.
5Fare un ritiro spirituale tra i due semestri
Perché non approfittare delle vacanze per ristorare il corpo e l’anima? Una sosta in un monastero, una visita in qualche santuario, un pellegrinaggio a piedi sono tutte occasioni per far ripartire la fede e incontrare Cristo nelle persone che Dio ci mette sul cammino. Un’altra idea? Seguire un ritiro o delle catechesi online! Dal primo lockdown per Covid, ci sono moltissime proposte da parte di numerose comunità monastiche o altre istituzioni. Queste cose possono dissipare inquietudini e aiutare a discernere, a ritrovare la pace interiore, la gratitudine e la gioia.
6Elevare l’anima nelle letture
È cosa buona leggere, tra un thriller e un trattato di fisica nucleare, un libro spirituale che si sia scelto da soli o su consiglio del padre spirituale. Un’agiografia, un trattato di teologia o un commento ai Vangeli… ognuno troverà ciò di cui ha bisogno per formare lo spirito, proprio come gli studi formano l’anima. La lettura della Bibbia è salutare in massimo grado, perché vi apre alla Parola di Dio.
7Avere una routine spirituale prima delle lezioni
I minuti che seguono il risveglio sono decisivi per influenzare il resto della giornata. A tal proposito, è cosa preziosa stabilire e conservare una routine. Per cominciare la giornata e prima di ogni altra cosa, niente di meglio che prendersi dieci minuti per pregare in silenzio. È un po’ come azzerare i contatori: è ritrovare sé stessi, il proprio soffio interiore. Bisogna anzitutto fare esperienza di una calma che apra il cuore e che favorisca la respirazione. Questa discesa in sé stessi permette di mettersi alla presenza di Dio. Quando si comprende che in questo silenzio risuona la voce stessa di Dio, allora la si gusta, la sia assapora e la si ama. È il più bel dono del mattino: se ne viene caricati e centrati sull’essenziale.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]