L’Arca di San Domenico, situata nella basilica di San Domenico a Bologna, è un monumento funebre che contiene i resti mortali di San Domenico di Guzmán, fondatore dell’Ordine dei Predicatori.
L’opera ha richiesto circa 500 anni per essere terminata. Vi hanno lavorato alcuni dei più grandi scultori della storia dell’arte italiana, da Nicola Pisano a Michelangelo.
San Domenico
Nato alla fine del XII secolo a Caleruega, a un’ora a sud di Burgos, nel nord della Spagna, San Domenico morì a Bologna nel 1221, nell'allora convento della chiesa di San Nicolò delle Vigne. In seguito, la chiesa subì un ampliamento e prese il nome dal santo spagnolo, diventando basilica di San Domenico.
In un primo momento, il santo fu sepolto dietro l'altare della chiesa. Un decennio dopo, i suoi resti vennero spostati nel sobrio sarcofago di marmo sul pavimento della chiesa, che divenne presto un popolare luogo di pellegrinaggio. La maggior parte dei pellegrini, però, non poteva raggiungere la tomba del santo a causa del gran numero di persone in piedi a pregare giorno e notte. Era quindi necessario un monumento più grande, che potesse essere visto da lontano.
Il nuovo tumulo
I Domenicani chiesero al famoso scultore Nicola Pisano di realizzare un nuovo tumulo. Pisano è considerato l'ultimo scultore gotico e un pioniere del Rinascimento. L’artista progettò il nuovo monumento funerario e scolpì diverse figure sulla parte anteriore del sarcofago. Ben presto, tuttavia, dovette lasciare Bologna per andare a Siena a costruire il pulpito della cattedrale, essendo già famoso per il suo operato nel battistero di Pisa. Uno dei suoi assistenti, Lapo Di Ricevuto, completò la prima parte del monumento intorno al 1265.
La tomba fu trasferita al centro della chiesa nel 1411. Un gruppo di scultori guidati da Niccolò Da Bari aggiunse poi elementi all'Arca di San Domenico. Tra gli artisti c'era un giovane di nome Michelangelo, che aggiunse al monumento l'immagine di San Petronio.
La cappella venne ricostruita nel 1597 dal noto architetto Floriano Ambrosini, perché i frati desideravano una cappella migliore per ospitare i resti del loro fondatore e ricevere i numerosi pellegrini che percorrevano il Cammino Domenicano per arrivarci. L'affresco nella cupola dell'abside della nuova cappella, la Gloria di San Domenico, è opera del maestro classicista Guido Reni.
Attualmente, la basilica è l’ultima tappa del Cammino Domenicano, che inizia nella città natale del santo.