Sono cresciuti spiritualmente all’ombra dell’esorcista più famoso al mondo, Don Gabriele Amorth, e hanno raccontato, senza censure, le cose più strane e pericolose che accadono durante gli esorcismi. Le testimonianze di Padre Gennaro Costabile Lo Schiavo e Don Piero Catalano descrivono un diavolo astuto, che per bocca dell’indemoniato/a prova in tutti i modi a corrompere l’esorcista. Ne parla il libro “In lotta con il cosaccio” (edizioni Segno), di Marcello Stanzione e Francesco Guarino.
La preghiera di liberazione
Padre Gennaro Costabile Lo Schiavo, monaco benedettino, scomparso nel 2021, per trent’anni ha svolto il ministero di esorcista e ogni giorno, alla fine della funzione pomeridiana – sempre molto curata e partecipata – recitava una preghiera di liberazione e benediceva i fedeli con l’olio della lampada che arde davanti all’icona della Madonna di un importante santuario della provincia di Salerno.
Incontri personali dopo la messa
Dopo la messa (tranne il sabato, le festività e altre precise circostanze) padre Gennaro riceveva individualmente le persone che, prima della funzione, avevano segnato il proprio nome sulla lista di chi desiderava incontrarlo personalmente. Ovviamente in numero limitato, secondo le sue disponibilità di tempo. Il santuario di Maria Santissima Avvocatella, dove operava spiritualmente Padre Lo Schiavo, si trova a Badia di Cava, sulla collina che domina Cava de’ Tirreni (Salerno).
I primi esorcismi di Padre Gennaro
Padre Gennaro ha iniziato a fare esorcismi nel lontano 1980 «incaricato dal mio vescovo. Poi i casi sono aumentati e ho frequentato gli incontri con padre Gabriele Amorth, che è stato mio maestro e poi con lui abbiamo iniziato i primi raduni che chiamavamo sacerdotali per non destare sospetti in qualcuno. Sono stato, insieme a lui, uno dei 12 che ha dato origine all’Associazione Internazionale degli Esorcisti, che si radunano ogni anno in Italia».
Padre Pio spaventa il demonio
Nel suo ministero e servizio non ha mai smesso di invocare padre Pio. È risaputo che il demonio al solo nome di padre Pio fugge. «Sono tantissimi i casi in cui, esorcizzando il demonio, si scaglia contro padre Pio chiamandolo con i nomi più brutti e anche ladro di anime. Non posso dimenticare - ricordava l'esorcista di origini campane - di un giovane posseduto che gli sputava addosso quando nominavo il suo nome e chiamandolo con i titoli più obbrobriosi. Ma quando si invoca il suo nome negli esorcismi, il diavolo non lo vuole sentire perché gli dà un fastidio enorme e urla dicendo “mandalo via, che mi tortura, mi brucia”».
I santi invocati da Don Piero
Don Piero Catalano, invece, ha studiato per anni da esorcista ed è un figlio spirituale di padre Amorth. Da 18 anni pratica preghiere di liberazione e da tre anni ha avuto la nomina di esorcista. Nel suo studio possiede molte reliquie di santi: «Che utilizzo durante i miei esorcismi» – spiega al Corriere della Sera (19 dicembre 2017): «Il santo che invoco più spesso? Ho un amore particolare per san Pio da Pietrelcina che spesso, durante gli esorcismi, si rende presente. La persona che è posseduta ha paura. Dice: “C’è quello con la barba! Mi fa paura”. E io: “Ma si chiama per caso san Pio da Pietrelcina?”. E lei: “No, si chiama Francesco Forgione”. Il diavolo ha persino paura di nominarlo».
Vomito e soffocamento alla gola
Don Piero si accorge di una presenza demoniaca, una possessione, una vessazione, attraverso reazioni tipiche del demonio. «Ad esempio, appena pongo la mano sul capo la persona si ritrae, avverte molto freddo, ha un senso di soffocamento alla gola, senso di vomito, ecc.».
La preghiera di liberazione al posto dell’esorcismo
Se non si tratta di una presenza del diavolo, allora l’esorcista si limita ad una preghiera di liberazione. «Il demonio – osserva don Piero – fa il possibile per tentare noi esorcisti. Una volta mi chiese: “Quanto vuoi per passare dalla mia parte?”. Io mi misi a ridere perché ho fatto una scelta di povertà. Non ho manco i soldi per pagarmi il funerale se muoio e condivido tutto con i poveri. E lui: “Se potessi ti ucciderei all’istante”. Allora risposi: “Ma non puoi perché io appartengo a Gesù!”».
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