Il sacramento per attraversare la vita, in qualsiasi condizione
E' una delle affermazioni di Ajna (2 marzo 1994- 21 gennaio 2022), giovane cattolica indiana morta a 27 anni il gennaio scorso, pronunciata durante una delle sue ultime testimonianze in pubblico dove ancora la malattia le permetteva una certa normalità.
Filiforme, una voce acuta, con una dolcezza decisa, questa giovane donna cresciuta in parrocchia aveva nella fede in Cristo, e soprattutto nell'amore all'Eucarestia la sua ossatura indistruttibile. Un amore smodato e per questo capace di ordinare tutto. Illuminava e sosteneva il suo quotidiano, soprattutto quando questo è diventato doloroso. Indistruttibile e salda è rimasta la sua fiducia in Dio e con essa persino la gioia.
La diagnosi di cancro
Perché invece il tumore, diagnosticatole nel 2017, quando aveva 22 anni, sembrava procedere indisturbato nella distruzione della sua giovinezza e della sua bellezza. Parte dalla mascella ma intacca presto anche orecchie, naso, occhi, labbra. Ajna continuava a sorridere. Non da sciocca, non senza patire.
Essere lieti, arresi a Dio e sorridere in quelle condizioni e fino all'ultimo è un segno inequivocabile, dunque. Di cosa, però?
Come si fa, come ha fatto quella giovane a diventare così pur vedendosi man mano ridurre e deturpare dalla malattia?
Anja come il "nostro" Carlo Acutis
E' il Carlo Acutis dell'India, raccontano i sempre più numerosi che seguono commossi la sua storia, che nei tratti personali e nello snodarsi della vicenda terrena riconoscono un modello di santità affascinante da proporre a tutti i giovani.
Su Youtube ci sono numerosi video di testimonianze di chi l'ha conosciuta in vita e anche di quanti la stanno incontrando ora che è morta e lo ha fatto in quel modo.
Da questo video in inglese, pubblicato sul canale di Jerome Chong, cattolico che vive nelle isole Fiji ( e che si è proposto di condividere testimonianze di giovani santi per ispirarne altri in tutto il mondo), è possibile ripercorrere le tappe fondamentali del viaggio terreno di Ajna.
Un viaggio che nell'Eucarestia aveva il proprio centro, un'anticipazione della meta, il nutrimento più bilanciato e benefico, l'ispirazione, la forza, tutto.
Intorno al secondo minuto Ajna racconta come l'Eucarestia era diventata la sua forza durante i terribili giorni in cui ha ricevuto la diagnosi di tumore.
La testimonianza del suo parroco
Il parroco di Saint Patrick, Jean Felix Kattassery, nell'omelia per i funerali della giovane dirà:
La sua diocesi è quella di Verapoly, nel Kerala, lo stato in cui maggiore è la presenza dei cattolici e
Una fama che dal gennaio scorso non fa che crescere e diffondersi. Per questo, leggiamo sempre sul quotidiano della CEI,
L'infanzia e l'educazione alla fede
Nascere femmina e in India potrebbe sembrare una condanna a morte in contumacia. Per Ajna è stato come essere piantata in un terreno fertile per fiorire e cominciare a dare frutti.
Nasce a Kochi e viene educata alla fede in famiglia; Muttungal e Achamma sono i suoi genitori. In parrocchia frequenta il catechismo tenuto dai frati cappuccini.
Ancora bambina comincia a frequentare la messa quotidiana, quella feriale, quella non obbligatoria (se immaginiamo di rispondere alle domande classiche di bambini della sua età).
Ama il Signore, ama incontrarLo quotidianamente nella Messa. La devozione per l'Eucarestia è la naturale conseguenza di questo amore e ne è anche la sorgente.
Una giovane in cammino con Gesù
Da ragazza Ajna entra nel movimento nato in Kerala dopo la GMG del 1985, Jesus Youth, La gioventù di Gesù il cui carisma risiede nell'imitazione della giovinezza del Signore, nel tendere ad uno stile di vita evangelico, nella cura per la preghiera personale e quella comunitaria.
Gli studi e l'inizio di una carriera
Un altro tratto che la avvicina alla storia terrena (per ora) di Carlo Acutis è la sua carriera studentesca: era seria, molto capace e brillante.
In due anni soltanto consegue i diplomi di primo e secondo livello presso l'Istituto femminile Santa Teresa . Nel 2017 si laurea in un corso di studi economico. Il suo percorso prosegue fino a vederla assistente di un docente universitario.
A scompaginare le carte arriva la malattia: una grave forma di tumore osseo.
Le basta solo Cristo
Quando arriva la pandemia da Covid-19 sarà proprio padre Jean portarle la Comunione.
La aspetta con paziente smania, come di chi è innamorato e sa resistere ad ogni impedimento pur di incontrarsi con chi ama. Dovrà rinunciare anche a mangiare l'ostia consacrata in modo normale. Non mangia praticamente più nulla ed è nutrita attraverso un tubo gastrostomico. Mi fa pensare questa ulteriore prova: ha rinunciato persino alla breve esperienza sensoriale che accompagna il nutrirsi della particola. Un sapore familiare, un'esperienza segreta e corporea, capace di richiamare i ricordi dell'infanzia, di rammentarci che qualcosa accade davvero anche se non "sentiamo" nient'altro che un piccolo tocco alle nostre papille gustative.
Testimone fino all'estremo
La gioventù di Gesù ha un mandato di evangelizzazione e anche a questo la giovane Ajna resta fedele fino all'ultimo, soprattutto all'ultimo e proprio nello stile inconfondibile di Cristo: quello per cui sconfigge la morte patendo e morendo, vince servendo, regna su una croce. Gli estremi confini a cui Cristo manda i Suoi, forse, sono anche questi: le regioni remote della malattia e del decadimento, le zone di un apparente deserto in cui la vita sembra non esserci più.
Dona morte santa
E' sempre padre Jean che ha avuto la grazia di accompagnarla fino all'ultimo passo prima che incontrasse Gesù, oltre lo schermo di questa vita.